Il buon giornalismo, per essere praticato, richiede tempo. Tempo per comprendere una notizia e approfondirla. Tempo per capire se un certo fatto è realmente accaduto, per separare il vero dal falso, per capire se dietro la superfice della notizia c’è altro. Tempo per mettere insieme i pezzi e renderli al lettore in un articolo capace di fare chiarezza sull’accadimento e sul suo contesto, cercando di assolvere al ruolo di spiegare in parole chiare e comprensibili a tutti anche le dinamiche più complesse del mondo in cui viviamo. Il buon giornalismo è, in pratica, il contrario di quello si legge spesso sui principali giornali, pieni di contenuti scritti di fretta e all’affannosa ricerca di titoli e contenuti sensazionalistici per produrre maggiori volumi di traffico e, quindi, introiti pubblicitari.
Quello in cui viviamo è un tempo che si muove al ritmo di un consumo frenetico: di prodotti, ma anche di informazioni. Districarsi nella complessità di questo sistema, fatto di milioni di input disponibili alla velocità di un click su migliaia di piattaforme, non è semplice. Spesso, per comodità o per mancanza di tempo, gli utenti nemmeno si soffermano a leggere la notizia, ma si informano fagocitando un titolo dietro l’altro sui social. I mezzi di informazione sono pienamente consci di queste dinamiche. Così, nella corsa per pubblicare una notizia prima della concorrenza, si perde per strada un criterio fondamentale: la verifica dei fatti. Numerose testate importanti, consultate ogni giorno da milioni di italiani, finiscono così con il pubblicare – talvolta coscientemente, altre per sola fretta e mancanza di deontologia – bufale totali e contenuti fuorvianti. E se questa affermazione vi suona eccessiva, andate a consultare la nostra rubrica Anti Fakenews, una sorta di galleria degli orrori aggiornata ogni settimana con le bufale pubblicate sul mainstream.
Facciamo solo un esempio. Il 15 novembre scorso, un missile vagante è caduto in territorio polacco, abbattendo una fattoria e uccidendo due persone. La prima agenzia a lanciare la notizia è Associated Press, dopo che uno dei suoi giornalisti ha dichiarato di aver avuto conferma da una sua fonte – ritenuta autorevole – del fatto che il missile fosse russo. Il fatto rimbalza su quasi tutti i principali quotidiani, i quali cavalcano l’entusiasmo una notizia che si presta perfettamente alla propaganda atlantista che hanno scelto di portare avanti, alimentando il panico in milioni di persone e potenzialmente esacerbando le tensioni geopolitiche. Basteranno pochissime ore per arrivare alla conclusione che, con tutta probabilità, il missile era ucraino.
L’episodio descritto costituisce un esempio di un fatto di gravità estrema, perché riguardante un conflitto che ha assunto fin da subito una portata globale. Naturalmente anche dentro la redazione de L’Indipendente avevamo visto il lancio dell’Associated Press. Ma anziché correre a pubblicare la notizia, ci siamo messi al lavoro per capirne di più. E così, mentre quasi tutti i grandi giornali italiani uscivano – puntualissimi ed in contemporanea – con una bufala che faceva credere ai loro malcapitati lettori di trovarsi sull’orlo di una guerra mondiale per l’attacco russo ad un Paese della NATO, noi abbiamo potuto tenere al riparo i nostri lettori dal leggere una notizia falsa.
Fin da quando L’Indipendente è stato fondato ci siamo dati un obiettivo sopra a tutti gli altri: diventare un porto sicuro per chi cerca un giornalismo coraggioso e scomodo – certo – ma soprattutto ancorato ai fatti. Un giornale al riparo dalle falsità e dalla propaganda. Per questo, talvolta, L’Indipendente pubblica le notizie un po’ in ritardo: perché non partecipiamo a nessuna corsa di velocità e abbiamo il solo obiettivo di dare notizie corrette. Come possiamo farlo? Semplice: rinunciando ad ospitare sul nostro sito ogni tipo di pubblicità. È la corsa ai click che generano introiti pubblicitari a portare i media a sacrificare la precisione e la verifica delle fonti a discapito della velocità. Più si punta sulla quantità e sui titoli strillati più lettori si ottengono: più lettori si hanno, più soldi si guadagnano con gli spazi pubblicitari. Questo è il meccanismo perverso che domina la gran parte dei giornali. Una dinamica nociva alla quale ci possiamo sottrarre, perché il nostro sostegno finanziario deriva al 100% dagli abbonamenti dei lettori.
Quindi la prossima volta che leggerete un articolo in ritardo su L‘Indipendente ricordatevi di queste righe: non è che siamo distratti, è che verifichiamo le fonti. Almeno noi.
[di Andrea Legni – direttore de L’Indipendente]
Condivido tutte le motivazioni dei precedenti commenti. Consentitemi un semplice commento : non usate troppi inglesismi es. Montley Report Fake News ecc. Grazie
Avanti così. Sono contento di aver sottoscritto l’abbonamento.
Grazie a voi per il lavoro che fate. La scelta di non ospitare pubblicità (che immagino sofferta) in effetti vi sottrae da questo meccanismo perverso della corsa al click. A tutto vantaggio di chi vuole una buona informazione. Continuate così!
L’abbonamento al L’Indipendente e’ tra i soldi meglio spesi!
Complimenti a tutta la Redazione per il valore aggiunto del vostro lavoro: un raro diamante in mezzo ad un mare di sabbia…
Nessun problema, meglio in ritardo ma su fatti veri.
Nessun problema.
Avanti così.
Grazie a tutta la redazione dell’ Indipendente!
Bene così. Penso che gran parte degli abbonati a L’Indipendente l’abbiano capito da subito.
Assolutamente d’accordo, correre dietro alle notizie e fare le cose di fretta denota superficialità e spesso malafede; bravi ragazzi!
Grazie di esserci
E fate bene così. Grazie.
Tutte le persone che lavorano bene hanno bisogno di tempo e in genere svolgono un solo mestiere. Diffido da sempre di chi ricopre più di una funzione o svolge più di un lavoro.
… ecco perchè mi sono abbonato! Grazie e continuate così!