Il comunicato stampa del Consiglio dei ministri del 23 maggio scorso, volto a definire gli “interventi urgenti per fronteggiare l’emergenza provocata dagli eventi alluvionali” che hanno devastato la Romagna in queste settimane, contiene una norma che non ha niente a che vedere con l’emergenza. Nelle ultime righe del comunicato, infatti, viene annunciata la semplificazione delle procedure relative alla “realizzazione di nuove capacità di rigassificazione”, come “unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione”. Si tratta di opere, riporta il governo, “di pubblica utilità, indifferibili e urgenti”.
Proprio al largo di Ravenna (precisamente a 8,5 km dalla costa), infatti, dovrebbe essere installato uno dei due rigassificatori voluti dal governo Draghi e finalizzati ad aiutare l’Italia a superare la crisi energetica che avrebbe dovuto investire il Paese a seguito della guerra in Ucraina. L’altro si trova a Piombino, dove la popolazione sta conducendo un’ostinata protesta contro l’opera, con il supporto del sindaco Francesco Ferrari (FdI). La BW Singapore, la nave rigassificatrice di Ravenna acquistata da SNAM (che dovrebbe arrivare nell’autunno del 2024), produrrà ogni anno 5 miliardi di metri cubi di gas, al pari dell’impianto di Piombino. Sarà collegata alla linea nazionale da un metanodotto di 32 km, interamente compreso nel territorio del Comune. L’approvazione del progetto è arrivata in tempi brevissimi (appena 120 giorni), anche grazie al fatto che si è riusciti ad aggirare iter come la Valutazione di impatto ambientale (VIA). A partire dal 2025, inoltre, nei pressi di Ravenna dovrebbe anche essere spostata la Golar Tundra, la nave rigassificatrice di Piombino. I due rigassificatori, oltre a colmare il gap creatosi con l’interruzione delle forniture russe, potrebbero permettere all’Italia di divenire sempre più esportatrice di gas «verso l’Europa centrale», come riferito dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.
Proprio a Ravenna, uno dei centri più colpiti dall’alluvione, il 6 maggio si era tenuta una manifestazione, alla quale avevano aderito migliaia di persone, contro l’installazione del rigassificatore al largo delle sue coste e contro l’utilizzo delle fonti fossili. «Ci hanno imposto il rigassificatore con la scusa dell’emergenza energetica, ma sarà attivo solo dalla seconda metà del 2024. Che emergenza è? Durante l’ultimo anno l’Eni ha esportato svariati miliardi di metri cubi di gas e fatto notevoli profitti. Questo rigassificatore non è per i cittadini, ma fa parte di una strategia che vuole rendere l’Italia un grande deposito di gas a servizio dell’Europa, incrementando i profitti delle multinazionali» aveva commentato in quell’occasione Pippo Tadolini, coordinatore del Coordinamento Ravennate Per il Clima Fuori dal Fossile. Due settimane dopo, l’appello dei cittadini è rimasto inascoltato.
[di Valeria Casolaro]
Sì ma in questo Paese dobbiamo deciderci sul cosa vogliamo. Fino a ieri era inverno e volevamo l’indipendenza energetica, da’altra parte tutt’ora se la Russia chiude i rubinetti siamo nella m..da!! E così sarà anche nel 2024, a prescindere di cosa ne pensi tal Padolini. Inoltre l’ENI NON ha fatto profitti, come erroneamente riportato nell’articolo, vendendo maggiori quantità di gas ma vendendo lo stesso gas a un prezzo MOLTO più alto!! Si chiama SPECULAZIONE, il prezzo del gas è agganciato con un complicato meccanismo di calcolo alla borsa di Amstterdam e, a causa della guerra in Ucraina ma senza che la Russi abbia MAI alazato il prezzo, si è creata questa SPECULAZIONE. ENI ne ha approfittato e ha fatto profitti MILIARDARI. Giusto per chiarezza!!
Sarà un caso, ma i lavori per le nuove condotte del rigassificatore in Romagna sono iniziati anni fa. Che fortuna ! Questo è il millennio delle coincidenze