Nonostante sia partita ormai più di un mese fa e sia incentrata su un tema cruciale per il Paese, le reti Rai hanno completamente silenziato la campagna di raccolta firme lanciata dai Comitati “Generazioni Future” e “Ripudia la guerra” contro l’invio di armi all’Ucraina. Per questo motivo, il giurista Ugo Mattei – uno dei promotori dei referendum – ha deciso di diffidare la televisione di Stato, il cui silenzio «spicca in tutta la sua gravità». Ma gli episodi di censura hanno coinvolto anche piattaforme private: YouTube ha infatti inspiegabilmente oscurato il docu-film Referendum, realizzato da Michelangelo Severgnini e prodotto dall’AntiDiplomatico, incentrato sul racconto della raccolta firme e finalizzato a rompere il muro della generalizzata omertà sui referendum.
Ugo Mattei ha scritto una lettera alla Rai per chiedere conto della “completa omissione” sulla campagna di raccolta firme per i quesiti da parte delle sue reti. “La presente è per invitarvi e diffidarvi, nella vostra qualità di esercenti di un servizio pubblico, a garantire tempestivamente spazio mediatico alla iniziativa referendaria corrente”, si legge nella missiva. Mattei attacca: “Spicca in tutta la sua gravità il silenzio serbato, al riguardo, da parte vostra. Invero, appare particolarmente grave e lesiva dei diritti dei cittadini la completa omissione da parte del principale organo di informazione e comunicazione nazionale di iniziative volte a promuovere il dibattito pubblico e dare conoscenza al tema politico del referendum”. Ritenuto, dunque, che occorra “prontamente intavolare sedi di dibattito volte a escludere ogni effetto di obnubilamento unilaterale, dovendo essere garantito il confronto su temi di rilievo altrettanto costituzionale”, Mattei fa l’elenco dei “Garanti referendari” – da Franco Cardini a Padre Alex Zanotelli, fino a Carlo Freccero – “con cui prendere contatto” al fine di organizzare spazi televisivi dedicati alla questione.
Il documentario di Severgnini – fortemente critico rispetto alla narrazione politico-mediatica sul conflitto russo-ucraino – dura una quarantina di minuti e racconta l’attività dei due Comitati promotori dei referendum, “Generazioni Future”. Il prodotto si pone in particolare l’obiettivo di compensare il silenzio delle televisioni e della maggior parte delle testate giornalistiche sulla raccolta firme, rendendo note le testimonianze dei pacifisti che hanno deciso di mobilitarsi contro la strategia occidentale degli aiuti a Kiev in nome dell’articolo 11 della Costituzione (“l’Italia ripudia la guerra”). Il video è rimasto online solo per poche ore, tra sabato e la primissima mattina della scorsa domenica, poi è scomparso. Youtube ha anche sanzionato l’account, sospendendolo per una settimana.
Le motivazioni addotte dall’algoritmo per la censura del video si riferiscono a “contenuti presentati erroneamente come prova di abusi dei diritti umani commessi in una località specifica, ma che riguardano in realtà un’altra località o un evento diverso” e a “contenuti che mostrano la repressione militare di una protesta dichiarando impropriamente che i contenuti riguardano un evento attuale, quando in realtà il filmato risale a diversi anni prima”. La piattaforma non ha fornito però alcuna indicazione puntuale sulle scene che avrebbero violato le norme della Community. All’interno del documentario sono infatti presenti filmati relativi a bombardamenti di Baghdad da parte degli USA, ma una didascalia ne specifica luogo e anno.
Non è la prima volta che il regista Severgnini si trova al centro di un caso di censura. Era già successo lo scorso novembre, quando al “Festival diritti umani” di Napoli era stato proiettato il suo film l’Urlo, in cui si denunciava il sistema di sfruttamento e tortura dei migranti in Libia da parte del governo appoggiato dagli stati occidentali. La proiezione era stata interrotta dopo appena 20 minuti di alcuni rappresentanti delle Ong, che iniziarono a insultare il documentarista.
«L’immediata conseguenza dello svuotamento democratico degli Stati occidentali la tocchiamo con mano (e io ultimamente più di tutti) negli episodi di aperta censura – racconta all’Indipendente Severgnini -. Ormai per le nostre élite non siamo più cittadini, ma sudditi. Pertanto un suddito non deve pensare e se pensa qualcosa di diverso deve essere sanzionato, punito. L’introduzione del reato d’opinione è ormai di fatto una realtà, anche se ancora in Costituzione non l’hanno inserito. Magari qualcuno non se n’è ancora accorto, ma io in quanto autore di frontiera ormai da anni sono colpito da questa forma strisciante ma pervasiva di censura. Ormai siamo in una società in guerra per scelta d’altri. Questo episodio ne è la prova».
Il documentario resta ora visibile solo su Vimeo. La censura dei contenuti del film su Youtube porta con sé anche un danno economico per la testata, che non potrà beneficiare dei potenziali guadagni generati dal prodotto e non potrà pubblicare contenuti per una settimana. Sull’altro versante, dopo la diffida da parte di Ugo Mattei, dalla Rai silenzio assoluto.
[di Stefano Baudino]
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