lunedì 4 Novembre 2024

Un altro Comune italiano è stato sciolto per mafia

Il Consiglio dei Ministri, “alla luce delle acclarate ingerenze da parte della criminalità organizzata”, ha deliberato lo scioglimento del Consiglio comunale di Castiglione di Sicilia, in provincia di Catania. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha proposto lo scioglimento poiché la criminalità organizzata comprometterebbe “il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione”, arrecando un “grave pregiudizio dell’ordine e della sicurezza pubblica”. Sono dunque decaduti dalle loro cariche il sindaco Antonino Camarda, la Giunta e il Consiglio comunale. Il provvedimento del governo diventerà effettivo con la firma di un apposito decreto da parte del Presidente della Repubblica.

Il Prefetto di Catania, Maria Carmela Librizzi, ha nominato i commissari che si occuperanno dell’amministrazione provvisoria del municipio etneo: il viceprefetto Mariella Salerno, il viceprefetto aggiunto Fulvio Alagna ed il funzionario economico finanziario Mirella Portaro. Nello striminzito comunicato diffuso dall’Esecutivo è stato reso noto che la commissione straordinaria si fermerà a Castiglione per un anno e mezzo. In seguito, la cittadinanza tornerà a votare.

Mentre si attendono le motivazioni, il nome più chiacchierato in giunta sembra essere quello di Salvatore Monforte, nipote del presunto affiliato al clan Brunetto Antonio Monforte, arrestato nel 2017 nella cornice dell’operazione “Fiori di Pesco” e condannato in Appello a 8 anni di carcere. Nel corso dell’indagine, gli inquirenti avrebbero appurato come il gruppo avesse messo le mani sulla valle dell’Alcantara e collaborasse con la potentissima famiglia mafiosa catanese Santapaola-Ercolano.

Nell’agosto 2022 la commissione prefettizia si era insediata nel Comune con l’obiettivo di “verificare l’eventuale sussistenza di elementi concreti, univoci e rilevanti su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso”. Motivando la scelta, il Prefetto aveva ricordato che, in seguito alle elezioni amministrative di giugno 2022, era stato “confermato il quadro politico-amministrativo della precedente sindacatura e consiliatura, atteso che è stato rieletto il sindaco uscente e confermati alcuni dei precedenti componenti della giunta (due assessori sui quattro designati) nonché gran parte dei consiglieri uscenti”.

Le risultanze investigative effettuate dal Comando provinciale dei carabinieri di Catania, unitamente agli “elementi informativi acquisiti“, avevano fatto emergere l’esigenza di svolgere verifiche e approfondimenti sull’amministrazione comunale e sui suoi presunti collegamenti con la criminalità organizzata. Proprio la “complessità” e l’”estensione” di tali accertamenti e delle indagini in corso – come spiegato al Prefetto nel novembre 2022 dal coordinatore della commissione – aveva reso necessaria la proroga, rispetto ai tre mesi previsti, della delega dei poteri di accesso.

Castiglione è il terzo Comune sciolto per mafia nel 2023 dopo Mojo Alcantara (Messina) e Scilla (Reggio Calabria). Dal 1991 – anno in cui è stata introdotta la normativa di riferimento, che oggi è delineata dall’art. 143 del Testo Unico sugli Enti Locali – gli enti interessati da scioglimento sono stati in tutto 282: numeri che testimoniano una situazione che, nel tempo, è rimasta allarmante. A detenere il triste primato è la Calabria, in cui si contano ben 131 Comuni sciolti per mafia, seguita a ruota dalla Campania (117), dalla Sicilia (91) e dalla Puglia (25).

Dal fenomeno non restano però escluse le altre aree dello stivale: il primo comune del Nord ad essere sciolto per infiltrazioni mafiose fu Bardonecchia, nel 1995. Negli anni successivi, la stessa sorte è toccata, tra gli altri, a Sedriano (primo caso in Lombardia), Brescello (Reggio Emilia), Lavagna (Genova) e, soltanto tre anni fa, a Saint-Pierre (Valle d’Aosta). Nella sola provincia di Roma, sono stati sciolti per mafia Nettuno (per due volte), Anzio ed Ostia. Ennesima riprova di come, ormai da diversi decenni, la mafia abbia mantenuto il suo potere di controllo nelle zone a tradizionale insediamento mafioso ma, parallelamente, esportato i suoi affari anche al Nord e al Centro Italia.

[di Stefano Baudino]

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