giovedì 21 Novembre 2024

25 diplomatici ed ex ambasciatori italiani prendono posizione per Assange

25 ex ambasciatori italiani hanno sottoscritto una petizione in cui hanno ufficialmente chiesto la liberazione del giornalista Julian Assange, il quale, in attesa di essere estradato negli Usa, dopo quasi 1500 giorni di prigionia si trova ancora recluso nel carcere di Belmarsh (Londra). Unendosi agli appelli di diversi parlamentari australiani, americani e britannici e di una serie di importanti organizzazioni umanitarie, i diplomatici hanno indirizzato la lettera al governo italiano, affinché interceda con il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden per la scarcerazione di Assange.

La malaugurata invasione dell’Iraq del 2003 ha provocato una serie di conseguenze negative e di gravi violazioni dei diritti umani di immediata percezione: iracheni torturati nelle celle di Abu Ghraib, rinchiusi illegalmente a Guantánamo, un Paese distrutto a tutto vantaggio dell’Iran – si legge nell’apertura della missiva -. Ma anche episodi rimasti ignoti a lungo. Uno per tutti. Il 12 luglio 2007 un elicottero Apache in sorvolo su Baghdad scorge nella strada sottostante alcuni civili, tra cui un fotografo munito di telecamera; dall’elicottero la scambiano per un lanciarazzi e sparano a raffica su di loro. Giunge in soccorso un furgone e viene centrato anche quello: 11 morti tra cui due bimbi. Questo fatto sarebbe rimasto sepolto assieme alle sue vittime, se non l’avesse rivelato nel 2010 un giornalista australiano, Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, coadiuvato da Chelsea Manning, un soldatino transgender. Furono loro a impedire il ‘crimine del silenzio’ sugli orrori delle tragedie irachena e afghana“.

Secondo gli ex ambiasciatori, “solo le dittature silenziano i media“, mentre “le vere democrazie trovano il coraggio di svelare ‘di che lagrime gronda e di che sangue’ il Potere e porvi rimedio“. Continuano gli scriventi: “L’ha fatto il presidente Obama graziando Chelsea Manning, che era un militare con 35 anni di carcere da scontare. Perché non Biden per Assange, che è un giornalista? Eppure, da vice-presidente Biden aveva riconosciuto che le rivelazioni di WikiLeaks non avevano provocato ‘alcun danno sostanziale’“. Nonostante questo, “Washington incriminò Assange con 17 capi d’accusa, basati su una legge antiquata – l’Espionage Act del 1917 – che poneva limiti alla stampa durante la Grande Guerra“.

I diplomatici si soffermano poi sull’incresciosa situazione carceraria che Assange si trova a subire da anni, ma anche sull’opera meritoria di diversi rappresentanti di organizzazioni politiche e umanitarie che non si sono tirati indietro e hanno espressamente richiesto la liberazione del giornalista: “Rinchiuso per otto anni nella sede dell’Ecuador a Londra (per sfuggire oltretutto a una poco credibile accusa di stupro), ad aprile è scattato il suo quarto anno di reclusione a Belmarsh, carcere inglese di massima sicurezza, in attesa di esser estradato negli Usa. Le condizioni in cui vive ne hanno gravemente minato la salute. Perciò decine di parlamentari australiani, britannici e americani – oltre ad Amnesty International e Reporter Senza Frontiere – hanno rivolto petizioni all’Attorney General degli Usa e chiesto alla Corte Suprema del Regno Unito di negare l’estradizione“.

I diplomatici affermano di essere “i primi a riconoscere quanto può nuocere la fuga di rapporti e altri documenti riservati“, chiarendo al contempo che, “se la ‘riservatezza’ serve a celare crimini di guerra, prevale il dovere del funzionario di denunciarli e il diritto del giornalista di renderli pubblici, si tratti o no di scoop“. Infatti, “Va ricordato che nel 2004, durante l’invasione dell’Iraq, 52 ex-diplomatici britannici e 27 ex–ambasciatori e generali americani di alto rango uscirono dal loro riserbo con due durissime lettere di critica a Blair e a Bush“.

Gli scriventi chiudono la petizione con queste parole: “Ora, noi ex–diplomatici ci uniamo ai parlamentari e alle organizzazioni umanitarie che hanno firmato appelli per la liberazione del giornalista, essendo convinti che le democrazie prosperano solo se hanno il coraggio di guardarsi allo specchio. A tal fine ci appelliamo al nostro governo affinché si unisca a tutti coloro che chiedono al presidente Biden di rinunciare ad ogni azione contro Julian Assange, in coerenza con quanto fatto da Obama“.

I firmatari della lettera sono: Marco Baccin, Francesco Bascone, Mario Boffo, Rocco Cangelosi, Torquato Cardilli, Giuseppe Cassini, Fabio Cristiani, Antonio D’Andria, Anna Della Croce, Enrico De Maio, Patrizio Fondi, Paolo Foresti, Giovanni Germano, Elisabetta Kelescian, Maurizio Lo Re, Luigi Maccotta, Roberto Mazzotta, Enrico Nardi, Angelo Persiani, Alessandro Pietromarchi, Michelangelo Pipan, Giancarlo Riccio, Antonio Tarelli, Maurizio Teucci, Bernardo Uguccioni.

Sul portale Wikileaks, nel 2010, Assange diffuse centinaia di migliaia di file riservati americani, tra cui quelli relativi ai crimini di guerra perpetrati in Iraq e Afghanistan. Per questo, le autorità di Washington gli contestano 18 capi d’accusa per la complicità nell’hackeraggio dell’archivio del Pentagono e per la violazione della legge statunitense sullo spionaggio.

Assange si trova rinchiuso nel carcere londinese di Belmarsh dal 2019. In primo grado, nel gennaio 2021, il Tribunale inglese aveva negato l’estradizione del giornalista richiesta dagli Usa, ma dieci mesi dopo la Corte d’Appello ribaltò la decisione. Il 21 aprile 2022 la Westminster Magistrates’ Court di Londra ha emesso l’ordine formale di estradizione negli Usa per Assange e, due mesi dopo, la ministra degli interni Priti Patel ha confermato la decisione. Negli Stati Uniti, Assange rischia ora fino a 175 anni di carcere.

In Italia, il giornalista ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Napoli, Reggio Emilia, Pescara, Catania, Viareggio (Lucca), Castelnuovo Cilento (Salerno), Marcellinara (Catanzaro) e Lucera (Foggia). Nessuna iniziativa ufficiale è invece mai partita dal governo e dal Parlamento italiano, che anzi nel 2021 votò contro la mozione presentata dai deputati di “Alternativa” per dichiarare Assange rifugiato politico.

[di Stefano Baudino]

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