L’associazione “ORA Referendum Contro La Caccia” ha avviato su tutto il territorio nazionale una raccolta firme, imperniata su due quesiti, per indire referendum abrogativi volti ad abolire l’attività venatoria. I promotori puntano all’abrogazione dell’art. 19 ter del Codice Penale, al fine di rendere la caccia illegale in tutto lo stivale e lasciare allo Stato la tutela della fauna selvatica, e la parte inserita nell’art. 842 del Codice civile che permette lo svolgimento di questa attività sportiva, nel perimetro delle proprietà private, senza il consenso dei locatari.
L’obiettivo è quello delle 500.000 firme: se venisse raggiunto, la Corte di Cassazione sarebbe chiamata a giudicarne la conformità alla legge, per poi passare la palla alla Consulta per il definitivo via libera. Le persone interessate troveranno i moduli vidimati per la firma presso gli uffici comunali dislocati sul territorio.
La finalità dei referendum è innanzitutto quella di fermare l’uccisione degli animali, evitando il rischio di estinzione di numerose specie. Inoltre si mira ad evitare danni all’agricoltura biologica conseguenti alla mancata salvaguardia della popolazione faunistica, nonché a porre un freno all’inquinamento ambientale causato dal piombo delle cartucce utilizzate dai cacciatori. Altro obiettivo è quello di evitare il rischio di incidenti per i cittadini presenti all’interno delle aree in cui tale attività viene praticata.
La medesima proposta referendaria era stata avanzata due anni fa dal comitato “Sì Aboliamo la Caccia“. In quel caso, però, la Corte di Cassazione l’aveva bocciata per un numero insufficiente di firme.
«Vogliamo fermare la caccia in Italia e allora abbiamo chiesto la modifica del 19 ter che, con l’eliminazione della parola ‘caccia’, la renderebbe illegale in Italia – afferma il Presidente di “ORA”, Giancarlo De Salvo -. Per firmare c’è tempo fino al 20 giugno, però ci sarà una proroga perché le procedure con alcuni Comuni sono partite in ritardo rispetto a quanto previsto». De Salvo è molto fiducioso sul buon esito della raccolta firme, dal momento che «i sondaggi ci raccontano che più del 50%, in alcuni casi anche il 70% delle persone sia contro la caccia». In merito a questo tema, che «tocca veramente 40 milioni di italiani, sarebbe assurdo che non si raggiungesse il quorum», conclude. De Salvo anticipa inoltre che, nel periodo estivo, partirà la raccolta firme per altri due referendum: quello contro la sperimentazione animale e quello contro gli allevamenti intensivi.
Parallelamente, anche il Comitato Antispecista Difesa Animali Protezione Ambiente (CADAPA), presieduto da Antonino Curcio, ha avviato un’autonoma raccolta firme che terminerà entro metà luglio, con l’obiettivo di indire un referendum attraverso cui modificare parzialmente la legge che autorizza la caccia ed eliminare, dall’art. 842 del Codice Civile, la possibilità che l’attività venatoria abbia luogo in zone non pubbliche anche in mancanza del via libera dei proprietari. Le due organizzazioni promotrici non hanno però trovato un accordo atto a promuovere un’unica iniziativa referendaria.
[di Stefano Baudino]
É sbagliato il cacciatore é presidio del territorio ,in talune zone se avvengono smottamenti o se un albero cade la.presenza di cacciatori può essere utili per segnalare stati di abbandono ,chi andrà nei territori impervi? Il cittadino che é abituato a stare sul divano?
Allora vada a fare il volontario nella protezione civile, non ad ammazzare centinaia di animali mentre segnala un albero caduto ogni tanto
Grazie per le informazioni!