Domenica scorsa, attorno alle 19.20, nelle acque del Lago Maggiore è affondata la “Goduria”, un’imbarcazione turistica su cui viaggiavano 21 persone, quattro delle quali sono morte annegate. Per ore si è parlato di una semplice gita in barca finita male, fino a che la relazione sull’incidente redatta dai carabinieri non ha svelato l’identità delle persone a bordo. I 19 passeggeri erano tutti operativi dei servizi segreti: 8 funzionari dell’intelligence italiana, 13 agenti del Mossad, il famigerato servizio segreto israeliano. Oltre a loro, lo skipper, Claudio Carminati, 53enne varesino secondo le ricostruzioni anch’esso legato ai servizi italiani, e la sua compagna – una donna russa di nome Anya Bozhkova – deceduta nel disastro. Ma cosa ci facevano su una barca nel Lago Maggiore 19 agenti segreti di due diverse nazioni vestiti da improbabili turisti? Le domande senza risposte sono molte.
I carabinieri hanno interrogato i 17 superstiti mentre si trovavano al pronto soccorso per le medicazioni, ottenendo risposte fotocopia. “Sono un funzionario della presidenza del Consiglio”, hanno messo a verbale i sei italiani. “Faccio parte di una delegazione governativa israeliana” è stata invece la versione dei 12 cittadini israeliani. Ma non hanno avuto modo di fare molte altre domande. Tutti gli 007, italiani e israeliani, sono rapidamente scomparsi: gli israeliani sono stati riportati nel loro Paese e anche gli italiani hanno subito lasciato l’ospedale. Sottoposti a quella che nel gergo militare si chiama “esfiltrazione”, un’operazione propria dei contesti di guerra e di quelli di intelligence che consiste – secondo dizionario – “nel processo di rimozione di elementi da un sito preso di mira quando è considerato indispensabile che essi siano immediatamente evacuati dall’ambiente ostile e condotti al sicuro in un’area sotto controllo di forze amiche”.
Non si conoscono i nomi dei sopravvissuti. I tredici dipendenti del Mossad sarebbero rientrati nel proprio Paese con un jet privato messo a disposizione dal governo israeliano nelle prime ore della mattinata successiva al giorno dell’incidente. Sono scomparse sia le tracce dei documenti di chi è stato curato all’interno delle strutture ospedaliere, sia del passaggio degli agenti israeliani negli appartamenti che avevano affittato, abbandonati in tutta fretta dopo la tragedia.
Ad essere conosciuti sono solo i nomi dei deceduti. La prima salma a essere recuperata, nella tarda serata, è stata quella di un ex 007 israeliano, Shimoni Erez, il cui corpo senza vita è stato avvistato dall’elicottero dei vigili del fuoco. La seconda è stata quella di Claudio Alonzi, 62enne di Alatri, appartenente all’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna), mentre il cadavere di Tiziana Barnobi – anche lei membro dell’intelligence – e di Bozhkova sono stati rinvenuti dai sommozzatori a circa 16 metri di profondità, non lontani dalla barca inabissata. Sui fatti indagano, a tutto tondo, il procuratore capo di Busto Arsizio Carlo Nocerino e il pubblico ministero Massimo De Filippo. Lo skipper, invece, era appunto Claudio Carminati, che ora risulta indagato per naufragio e omicidio colposo. Carminati, titolare con la moglie della società di recente nascita “Love Lake srl”, proprietaria della barca, era probabilmente – secondo quanto riportato dal Corriere della Sera – un “prezioso e fidato contatto dei Servizi segreti per la logistica”.
Sul tavolo rimangono ora parecchie domande. Innanzitutto: perché la barca non è rientrata seppur era nota l’allerta per il peggioramento delle condizioni meteo? L’imbarcazione, nell’orario in cui si è verificato l’incidente, non avrebbe dovuto trovarsi al largo del bacino del litorale di Sesto Calende, dove è affondata, bensì vicino alla costa. Alle 17.30, infatti, i gestori dei cantieri-porto avevano diffuso una comunicazione di allerta meteo, invitando a navigare sotto costa e ad attraccare in tempi brevi. A provocare il naufragio sarebbe stato un downburst, ossia una corrente fredda discendente interna alla nube temporalesca. La tromba d’aria avrebbe prodotto potentissime raffiche di vento, fino a 70 km all’ora, che hanno fatto rovesciare e inabissare lo scafo. Fondamentali sarebbero l’autopsia sui cadaveri delle vittime e la perizia sullo scafo, che verrà effettuata quando si riuscirà a recuperare il relitto. Due giorni di operazioni sono infatti andate a vuoto: la barca si è incagliata ed è nuovamente sprofondata dopo essere riemersa parzialmente. Ma l’autopsia non ci sarà: la Procura ha stabilito che non serve farla, sostenendo che non vi siano dubbi circa l’annegamento fortuito delle vittime. Una decisione che, in verità, i dubbi non fa che amplificarli.
Ancor più rilevanti le domande su cosa ci facessero nel mezzo del Lago Maggiore 19 agenti dei servizi segreti di due diversi Paesi vestiti come improbabili turisti in scarpe da ginnastica, jeans e maglietta. Erano in fase di “riposo” dopo una missione, o l’abbigliamento stesso serviva a confondersi tra i turisti come copertura di una missione che proprio sulla barca era in svolgimento? Una ricostruzione pubblicata sul Corriere della Sera fa notare come il numero non certo esiguo di effettivi presenti sulla barca si sposa “a fatica” con semplici operazioni di intelligence o scambio di documenti. Possibile quindi che si trattasse di una operazione vera e propria. Il lusso di ville, alberghi e ristoranti attorno al Lago Maggiore è infatti un epicentro di politici e imprenditori “che contano”. Sempre il Corriere fa notare come la zona del Lago sia conosciuta per essere il centro di investimenti di magnati russi, con diversi hotel 7 stelle in costruzione, che riescono ad aggirare le sanzioni imposte a Mosca tramite l’utilizzo di prestanome e conti corrente con sede in Svizzera. Una delle ipotesi è quindi che i 21 agenti dei servizi stessero monitorando le azioni di qualche personalità russa evidentemente ritenuta parecchio importante. Un’altra ipotesi è che gli 007 israeliani avessero interesse a controllare i movimenti di imprenditori italiani e iraniani presenti attorno al Lago e sospettati di intrattenere rapporti commerciali in ambito militare.
Sono solo ipotesi, ma la verità difficilmente verrà a galla, visto che le indagini di carabinieri e magistratura si scontreranno verosimilmente con il segreto di Stato che con ogni probabilità verrà posto sulla vicenda.
[di Stefano Baudino]
*Errata Corrige del 2 giugno ore 16.00: a differenza di quando scritto nella prima versione dell’articolo Tiziana Barnobi e Claudio Alonzi non erano coniugati, ci scusiamo con le rispettive famiglie per l’errore.
Anche nella tragedia del Mottarone era coinvolta una persona dei servizi israeliani. La cosa puzza di bruciato assai e pare che la realtà stia superando la fantascienza… Mi auguro che i giornalisti non allineati indaghino a fondo.
C’è un po’ di confusione:
1. “I 19 passeggeri erano tutti operativi dei servizi segreti: 8 funzionari dell’intelligence italiana, 13 agenti del Mossad” –> 8 + 13 = 21, come se skipper e compagna stessi fossero funzionari dell’intelligence italiana
2. “I carabinieri hanno interrogato i 17 superstiti mentre si trovavano al pronto soccorso per le medicazioni, ottenendo risposte fotocopia. “Sono un funzionario della presidenza del Consiglio”, hanno messo a verbale i sei italiani. “Faccio parte di una delegazione governativa israeliana” è stata invece la versione dei 12 cittadini israeliani” –> 6 italiani + 12 israeliani = 18 superstiti, non 17
3. “I tredici dipendenti del Mossad sarebbero rientrati nel proprio Paese” –> Una delle vittime non è israeliana?
A parte i numeri, a causa dei quali non si capisce quanti israeliani, quanti italiani, quanti agenti dei servizi e quanti non, bell’articolo
Indagate indagate