giovedì 21 Novembre 2024

La polizia predittiva di Giove incombe sull’Italia

Il Dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno guarda a Giove, ma non al pianeta, quanto a una divinità digitalizzata che tutto vede e tutto sa. L’istituzione si prepara a condividere con le Questure di tutta Italia uno strumento di polizia predittiva il cui nome si ispira alla divinità protettrice del Campidoglio, un software che è ipoteticamente in grado di anticipare dove e quando avverranno determinate tipologie di reato. Si sa ancora poco di Giove, tuttavia la sua natura sembra muoversi in aperta controtendenza con le leggi sulle intelligenze artificiali che presto verranno introdotte su scala europea.

La notizia è emersa lunedì 5 giugno dalle pagine de Il Sole 24 Ore e in poche ore è esplosa fino a raggiungere ogni angolo della Rete. Che il Ministero dell’interno stesse studiando il programma era cosa relativamente nota sin dal 2020, tuttavia la testata ha rivelato che il progetto non è affatto stato abbandonato, anzi la Polizia di Stato sarebbe ormai solamente in attesa del via libera del Garante della privacy prima di condividere un simile mezzo con gli agenti di tutta Italia.

Adoperando le parole delle istituzioni, Giove “prevede una funzionalità volta a realizzare le informazioni raccolte in sede di denuncia che consente di poter alimentare un sistema di carattere previsionale”. In altre parole, le forze dell’ordine hanno creato o dovranno creare degli archivi contenenti tutte le informazioni a loro disposizione sui reati di forte impatto sociale così che la macchina possa poi elaborare un’analisi automatizzata per l’ausilio delle attività di polizia. Come tutto questo debba funzionare nello specifico, è ancora cosa molto fumosa.

Giove nasce come evoluzione di alcuni test effettuati nel 2008 dalla Questura di Milano, la quale ha adoperato il programma KeyCrime per effettuare delle previsioni di crimine su base “crime linking”, una metodologia che prevede l’identificazione di aree geografiche e temporali circoscritte in cui dovrebbe virtualmente concretizzarsi un reato. Vale la pena notare che l’azienda che ha in mano KeyCrime sia stata fondata da Mario Venturi, ex-ufficiale di Polizia che è stato per anni assistente capo proprio della Questura in questione.

Se KeyCrime voleva semplicemente arginare le rapine agli esercenti, Giove punta però a traguardi più ambiziosi. Stando all’intervista rilasciata dal direttore centrale Anticrimine della polizia di Stato Francesco Messina alle pagine de Il Giornale, il programma in mano al Dipartimento sarebbe infatti stato disegnato anche per essere in grado di delineare modelli capaci di intercettare le molestie sessuali, i furti in abitazione e le truffe agli anziani.

La casistica della polizia predittiva ha dimostrato per anni di essere soggetta a preconcetti che vanno a danno delle minoranze e delle fasce vulnerabili delle società, in più l’AI Act discusso su scala europea sembra destinato a rendere illegale qualsiasi applicazione di questo strumento che non sia riferita ai casi di sicurezza nazionale, quindi l’avvento di Giove ha spiazzato molti, ancor più perché il tutto è ammantato da una coltre di ambiguità.

Wired riporta che il Senatore Filippo Sensi – personaggio politico già noto per aver proposto la moratoria ai sistemi di riconoscimento facciale – ha immediatamente avviato un’interrogazione Parlamentare al fine di chiedere al Ministero dell’interno dettagli su «quali tipo di dati e quali batch si intenda utilizzare per andare a comporre la memoria operativa del sistema», ma anche «quali interventi [la Polizia di Stato] intenda mettere in atto per introdurre il sistema Giove in Italia, se esistono altri software di questo tipo già in uso o dei quali si prospetta l’utilizzo, quali aziende siano state coinvolte nella definizione di questa tecnologia, della sua implementazione e del suo sviluppo». Quesiti puntuali di cui non resta che attendere risposta.

[di Walter Ferri]

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