domenica 17 Novembre 2024

L’ex premier Massimo D’Alema indagato per la vendita di armi alla Colombia

Corruzione internazionale aggravata: questa l’ipotesi di reato che grava sull’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema, oltre che sull’ex amministratore delegato di Leonardo Andrea Profumo e sull’ex direttore generale di Fincantieri Giuseppe Giordo. I fatti risalgono al 2021, quando D’Alema avrebbe guidato la trattativa con il governo colombiano per la vendita di mezzi militari prodotti da Leonardo, società con partecipazione pubblica (non rispettando, quindi, una prerogativa statale). Se si aggiungono i mediatori dell’operazione commerciale, arrivano a otto le persone indagate dalla procura di Napoli. La Digos ne ha perquisito gli appartamenti all’alba di martedì 6 giugno. Il valore complessivo dell’operazione ammonta a 4 miliardi di euro, dei quali 40 milioni sarebbero stati destinati a “ripagare la mediazione italiana”. La trattativa, tuttavia, non sarebbe andata a buon fine per via della “mancata intesa sulla ulteriore distribuzione della somma tra le singole persone fisiche della ‘parte italiana’ e di quella ‘colombiana’”.

Massimo D’Alema risulta figura centrale di tutta l’operazione, in quanto per il suo “curriculum di incarichi anche di rilievo internazionale rivestiti nel tempo si poneva quale mediatore informale nei rapporti con i vertici delle società italiane, ossia Alessandro Profumo quale amministratore delegato di Leonardo e Giuseppe Giordo quale direttore generale della divisione navi militari di Fincantieri”, scrivono i pm. Le indagini hanno avuto inizio con alcune verifiche su Francesco Amato ed Emanuele Caruso, consulenti per la cooperazione internazionale del ministro degli Esteri in Colombia, i quali sarebbero entrati in contatto con D’Alema tramite la figura dell’imprenditore Giancarlo Mazzotta. La trattativa avrebbe dovuto comprendere la vendita di “aerei M346 della azienda a partecipazione pubblica Leonardo e di corvette, piccoli sommergibili, oltre all’allestimento di cantieri navali di Fincantieri”. Le indagini sono state avviate dopo che è stata scoperta l’esistenza di una registrazione di una riunione nel corso della quale l’ex presidente del Consiglio accennava alla compravendita, affermando che  «La parte italiana è quasi pronta, abbiamo preparato le offerte e abbiamo ottenuto la copertura assicurativa per il piano finanziario». Lo stesso D’Alema si sarebbe occupato anche di dettagli quali individuare lo studio legale americano che avrebbe curato l’operazione (lo studio Robert Allen Law, agent e formale intermediario commerciale presso Fincantieri e Leonardo).

Come specificato in un precedente articolo de L’Indipendente, dove abbiamo ripercorso l’intera vicenda, la trattativa sarebbe stata avviata già nel 2018 dalle istituzioni italiane, motivo per il quale la posizione di D’Alema nella negoziazione era apparsa sin da principio non chiara, soprattutto visto l’ammontare multimilionario del suo compenso finale. La presenza di mediatori nella compravendita di armi, inoltre, è illegale per la legislazione italiana, come specificato nella legge n. 185 del 9 luglio 1990.

[di Valeria Casolaro]

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