Nel caotico scenario criminale canadese, mafiosi siciliani e calabresi sono tornati a sparare, a uccidere, a farsi la guerra. Ne sono prova una lunga serie di atti efferati consumati sul territorio, sfociati nelle ultime settimane in due omicidi di grande portata: quello di Claudia Iacono, nota influencer 39enne sui social e nuora dello storico boss Moreno Gallo (ucciso nel 2013), e quello di Francesco Del Balso, potente capo della mafia di Montreal, già scampato negli scorsi mesi a vari progetti di attentato. Prima ancora, uno dei più importanti boss della “componente siciliana” in Canada, Leonardo Rizzuto, era rimasto ferito in una sparatoria, riuscendo miracolosamente a salvarsi.
L’uccisione di Claudia Iacono, avvenuta a Montreal, risale allo scorso 16 maggio. L’influencer, famosa per aver lanciato il suo marchio di bellezza “Deauville” e madre di due figli, è stata brutalmente crivellata con almeno sei colpi di pistola mentre si trovava a bordo del suo Suv, davanti al salone di bellezza di cui era proprietaria. Iacono era la moglie di Antonio Gallo, figlio di Moreno Gallo, un tempo importante componente della cosiddetta “fazione calabrese” della mafia di Montreal, eliminato dai clan rivali dieci anni fa.
Gallo era originario di Rovito, in provincia di Cosenza, ma negli anni Settanta si era posto alle dipendenze della potentissima famiglia siciliana dei Rizzuto, che aveva spodestato le famiglie di ‘ndrangheta Cotroni-Violi e preso il potere nell’intero Paese. Il clan, capitanato da don Vito Rizzuto, era legato a Cosa Nostra americana e, in particolare, alla famiglia Bonanno. Negli anni Ottanta, Gallo abbandonò i Rizzuto. Considerato un “traditore“, fu additato come responsabile di alcuni omicidi ai danni di autorevoli membri della famiglia. Nel 2012, il boss fu espulso dal Canada e si trasferì in Messico, ad Acapulco. Dove, il 10 novembre del 2013, mentre stava cenando all’interno di un ristorante, venne ucciso da un killer che gli scaricò addosso nove colpi di pistola.
In tempi recenti, a prendere il testimone della famiglia Rizzuto, dopo le uccisioni ravvicinate, nel 2009 e nel 2010, del figlio e del padre di don Vito (Nick e Nicolò Rizzuto), sono stati Stefano Sollecito, figlio del capomafia Rocco Sollecito, e un altro figlio del “padrino” Vito, Leonardo Rizzuto. Proprio quest’ultimo, lo scorso marzo, è scampato ad un omicidio architettato ai suoi danni: mentre si trovava a bordo della sua Mercedes e viaggiava su un’autostrada che compresa nella giurisdizione della Sûreté du Québec, il boss è stato raggiunto da una serie di colpi di arma da fuoco, ma è riuscito a sottrarsi ai proiettili e a proseguire la sua corsa, cavandosela con alcune ferite.
La vendetta dei Rizzuto, ad ogni modo, non si è fatta attendere. Martedì scorso, infatti, è caduto un altro “pezzo da novanta” della mafia italo-canadese, Francesco Del Balso, ammazzato all’angolo tra Deacon Street e Saint Régis Boulevard a Dorval. Secondo le prime ipotesi degli inquirenti, l’attentato sarebbe stato ordinato proprio dai Rizzuto come ritorsione per il fallito agguato contro don Leonardo. Del Balso fu, peraltro, un “fedelissimo” di Vito Rizzuto, ma poi scelse di abbandonare la famiglia e di divenirne competitor. La faida si colloca infatti nell’ampio contesto del network degli stupefacenti, in cui i clan si contendono considerevoli fette di “mercato” e hanno intessuto negli anni alleanze (anche molto “scomode”, come quella che ha unito Del Balso agli Hells Angels) che hanno prodotto forti contrapposizioni frontali.
La morte di Del Balso era, di fatto, un evento annunciato. Arrestato nel 2006 in quanto ritenuto responsabile di traffico di droga, il boss fu scarcerato dopo 10 anni e riportato in galera poiché si temeva fortemente per la sua incolumità, ma venne rilasciato definitivamente nel 2017. Lo scorso 22 novembre i clan rivali lo avevano sorpreso in pieno centro a Montreal, ma il mafioso era riuscito a fuggire. Un mese dopo, alcuni killer entrarono nella sua abitazione, ma, non trovandolo, picchiarono i suoi familiari. A marzo, Del Balso aveva provato ad abbandonare il Canada e a rientrare in Italia. Fu però intercettato all’aeroporto di Montreal-Trudeau dalla polizia, che gli requisì il passaporto e gli impedì di partire. A quel punto, il boss aveva esaurito ogni chance di farla franca.
[di Stefano Baudino]