giovedì 21 Novembre 2024

‘La società industriale e il suo futuro’: il manifesto di Unabomber è ancora attuale

Theodore Kaczynski, noto con il nome di Unabomber, si è spento all’età di 81 anni all’interno di un carcere federale del North Carolina. Ritenuto per lungo tempo uno dei terroristi più ricercati degli Stati Uniti, da alcuni sarà ricordato come un rivoluzionario solitario, da altri come un pazzo terrorista. Di certo il suo nome sarà ricordato a lungo. Kaczynski era una persona con un’intelligenza fuori dalla norma evidenziata da una carriera di studi impressionante, bruciando le tappe all’interno delle accademie universitarie prima di rifiutare il sistema e decidere di isolarsi per combatterlo. “Ted” Kaczynski si trovava in prigione dal 1996, senza la possibilità di uscire per il resto della propria vita, condannato per gli atti dinamitardi multipli compiuti tra il 1978 e il 1995, che causarono 3 morti e 23 feriti. Il sangue causato rimarrà indelebile, quanto la lucida attualità dei suoi scritti, capaci di fornire spunti di riflessione sull’intreccio tra società umana e tecnologia ancora oggi.

Nel 1996, Theodore Kaczynski era stato arrestato nella sua casetta in legno nei boschi del Montana, nelle vicinanze della cittadina di Lincoln, dopo una ricerca durata 28 anni, ovvero da quando fece esplodere il suo primo pacco bomba, nel maggio del 1978 causando il ferimento di Terry Marker, ufficiale di polizia del campus della Northwestern University, in Illinois. Da allora, 16 pacchi bomba sono stati spediti – 2 dei quali disinnescati – fino al 24 aprile del 1995, con l’uccisione a Sacramento, in California, di Gilbert P. Murray, lobbista di professione, terza vittima delle azioni di Kaczynski.

L’ex professore universitario era conosciuto al grande pubblico con il nome di Unabomber, appellativo inventato dai mass media in conseguenza alla definizione data al caso da parte dell’FBI, “UNABOM”, dall’unione di UNiversity e Airline BOMber. Kaczynski si è sempre rifiutato di accettare – come anche suggerito dai propri stessi avvocati – di dichiararsi infermo mentale: questo avrebbe delegittimato e screditato le sue idee espresse in quello che i media hanno definito il “Manifesto di Unabomber”. Infatti, nel 1995, in cambio della promessa di cessare le azioni dinamitarde, chiese alle maggiori testate statunitensi di pubblicare il proprio scritto, Industrial Society and Its Future (“La società industriale e il suo futuro”). Dopo profonde discussioni e dissidi circa la volontà da parte dell’FBI di assecondare un loro ricercato per terrorismo, l’Ufficio decise di accettare e il New York Times e il Washington Post pubblicarono per intero il testo.

“La rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state un disastro per la razza umana. Esse hanno incrementato a dismisura l’aspettativa di vita di coloro che vivono in paesi “sviluppati” ma hanno destabilizzato la società, reso la vita insignificante, assoggettato gli esseri umani a trattamenti indegni, diffuso sofferenze psicologiche (nel Terzo mondo anche fisiche), inflitto danni notevoli al mondo naturale. Il continuo sviluppo della tecnologia peggiorerà la situazione. Essa sicuramente sottometterà gli esseri umani a trattamenti sempre più abietti, infliggerà al mondo naturale danni sempre maggiori, porterà probabilmente a una maggiore disgregazione sociale e sofferenza psicologica e a incrementare la sofferenza fisica in paesi “sviluppati”. 2. Il sistema tecnologico industriale può sopravvivere o crollare”. Questo è il primo punto, e l’inizio del secondo, di 230 punti in cui Kaczynski suddivide il suo scritto di profonda critica nei confronti della moderna società industriale, ritenuta colpevole del degrado umano (fisico e psicologico) e dell’ambiente. Sebbene sia generalmente riconosciuto come un terrorista, alcuni lo ritengono un rivoluzionario, anche definito anarco-primitivista, impegnato in un conflitto contro la società dell’oppressione e della schiavitù tecnologica.

Kaczynski era un matematico, ragazzo prodigio che ha concluso il percorso di scuola superiore con due anni in anticipo e che ha iniziato a studiare alla prestigiosa università di Harvard all’età di sedici anni. Nel 1962, a vent’anni, si è laureato e iniziato subito la carriera di professore presso l’Università del Michigan per poi passare, nel 1967, alla prestigiosa università di Berkeley, in California. Dopo due anni, all’età di ventisette anni, Kaczynski lascia all’improvviso il suo incarico. Lascia tutto, scompare nel nulla, e si trasferisce in una minuscola casa nei boschi del Montana, nelle vicinanze di Lincoln, isolato dal resto della società.

Theodore Kaczynski nel momento dell’arresto, il 3 aprile 1996

Proprio durante la sua carriera accademica, da studente e poi da professore, Kaczynski ha maturato un pensiero di rifiuto totale nei riguardi della moderna società industriale e tecnologica. Da studente di Harvard, e in quanto ragazzo prodigio, Ted Kaczynski entrò in contatto con il professor Henry Murray, ex collaboratore dell’OSS (Office os Strategic Services) – precursore della CIA – durante la Seconda Guerra mondiale, che conduceva – presso l’Università –  esperimenti sulla psicologia della mente umana. Proprio questa relazione, durata tre anni, avrebbe reso Kaczynski ancor più convinto della disumanità della società prodotta dalla rivoluzione industriale.

Kaczynski, che firmava e rivendicava gli attacchi utilizzando la sigla “FC” (Freedom Club), non ha mai rinnegato le proprie azioni e le proprie idee e riteneva che uno dei mali maggiori a livello socio-relazionale che la società moderna produce fosse la “sovrasocializzazione”. Al punto numero 26 de La società industriale e il suo futuro, possiamo leggere : “[..] Noi siamo sovrasocializzati per conformarci alle molte norme di comportamento che non cadono sotto il titolo della moralità. Così la persona sovrasocializzata è legata a un guinzaglio psicologico e spende la sua vita percorrendo binari che la società ha costruito per lui. In molte persone sovrasocializzate il risultato è un senso di coercizione che può divenire una dura sofferenza. Noi sosteniamo che la crudeltà peggiore che gli esseri umani si infliggono l’un l’altro è la sovrasocializzazione”.

[di Michele Manfrin]

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2 Commenti

  1. Kaczynski incarna la profonda sofferenza che comporta un alto grado di conoscenza e consapevolezza della società e del sistema economico in cui viviamo che purtroppo ha ormai assuefatto la gran parte della popolazione del mondo occidentale. In futuro sarà una dura lotta per chi ancora ragiona criticamente sulla vita e sulla società odierna.

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