giovedì 21 Novembre 2024

AI Act: il Parlamento Ue approva la normativa per le intelligenze artificiali

Ieri, mercoledì 14 giugno, è stata una giornata importante per l’Unione Europea: il Parlamento ha definitivamente approvato l’AI Act, il pacchetto di leggi che imporrà restrizioni significative all’applicazione delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale. Le norme, una volta introdotte formalmente, potrebbero rappresentare un binario di contenimento alle derive di sorveglianza più preoccupanti, ma anche un ostacolo allo sviluppo dell’industria tecnologica del domani.

A livello Parlamentare, l’UE si è dimostrata estremamente unita. L’AI Act è stato benedetto da un’ampia maggioranza – 499 favorevoli, 28 contrari, 93 astensioni –, una vittoria che evidenzia in maniera esplicita come molti legislatori siano effettivamente sensibili alle potenziali derive distruttive di quegli strumenti che stanno catalizzando le attenzioni del settore tech. La proposta di legge classifica l’applicazione delle intelligenze artificiali all’interno di una scala dei rischi, premessa che arriva a proibire tra le altre l’uso di strategie di polizia predittiva, l’esfiltrazione da internet dei dati facciali, i sistemi di riconoscimento emotivo da parte delle Forze dell’ordine e la sorveglianza biometrica in remoto.

Proprio la videosorveglianza “smart è stata motivo di grandi contese diplomatiche, con i politici del Partito Popolare Europeo che fino all’ultimo minuto hanno tentato di implementare modifiche con l’obiettivo di garantire deroghe che permettessero di applicare l’uso di simili mezzi nei casi di situazioni estreme quali attacchi terroristici e smarrimenti di persona. Il tentativo è fallito, tuttavia è facile intuire che proprio questo tema sarà il vero campo di battaglia che andrà ad alimentare gli scontri delle prossime fasi di contrattazione tenutesi tra Paesi membri.

Altro motivo di contenzioso sarà quasi certamente la direzione assunta dall’UE nei confronti dei modelli di fondazione e dell’intelligenza artificiale generativa, tecniche adottate da molte delle promettenti start-up operanti nel settore. Stando a quanto riporta l’attuale versione della legge, le aziende dovranno etichettare chiaramente i contenuti generati dalle IA, inoltre avranno l’obbligo di pubblicare «riassunti dettagliati» di quali materiali sotto copyright siano stati adoperati per tarare i loro archivi di riferimento. Entrambe le opzioni non sono piaciute a Sam Altman, CEO di OpenAI, l’azienda diventata popolare grazie a ChatGPT.

Il Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea dovrà ora confrontarsi con gli Europarlamentari e con la Commissione UE, una consultazione a tre che è ufficialmente già stata avviata in coda alla votazione Parlamentare, ma che nei fatti assumerà una dimensione operativa solamente con l’avvicinarsi di luglio, ovvero quando la Spagna assumerà il ruolo presidenziale presso le istituzioni di Bruxelles. Madrid confida che una concertazione diplomatica sana possa permettere di trovare una quadra delle contrattazioni entro il novembre prossimo venturo, così che la legge possa essere approvata prima della fine dell’anno.

Una volta passato, il pacchetto di leggi prevede un periodo di grazia di circa due anni utile, un lasso di tempo che le singole nazioni dovrebbero adoperare per assicurarsi di poter accogliere in maniera opportuna i codici dell’Unione Europea. Detto questo, soggetti interni ai corridoi di potere ci accennano che siano in corso alcune discussioni informali attraverso cui si capire se sia possibile accelerare il tradizionale iter.

[di Walter Ferri]

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