Pechino continua a ritagliare il proprio ruolo di primo piano sulla scena internazionale: dopo la mediazione dello storico accordo tra Iran e Arabia Saudita dello scorso marzo, ora la Cina si pone come mediatrice e promotrice di pace nella questione palestinese. Il gigante asiatico pare avere, dunque, tutte le intenzioni di svolgere un ruolo importante in Medioriente, stabilizzando la regione e allontanandola dalla sfera d’influenza di Washington: si tratta di un importante traguardo per quanto riguarda il rimodellamento dello scacchiere geopolitico globale e la transizione al mondo multipolare. La Cina subentra agli Stati Uniti come interlocutore privilegiato dei governi mediorientali, e non solo, modificando così gli equilibri di potere internazionali. Mercoledì 14 giugno, durante la visita di tre giorni del presidente palestinese Mahmud Abbas nella capitale cinese, Pechino ha offerto il suo sostegno alla Palestina per giungere a una soluzione a due Stati e per promuovere colloqui di pace con Israele. Sono stati firmati, inoltre, una serie di documenti di cooperazione bilaterale per stabilire un partenariato strategico.
Nello specifico, il presidente cinese Xi Jinping ha avanzato una proposta in tre punti per la soluzione della questione palestinese: in primo luogo, ha affermato che «La soluzione fondamentale alla questione palestinese sta nella creazione di uno stato palestinese indipendente basato sui confini del 1967 con Gerusalemme Est come sua capitale», una soluzione di fatto sempre rifiutata da Israele che continua ad espandere i suoi insediamenti in Cisgiordania e che chiama Gerusalemme la sua capitale eterna e indivisibile. Israele ha occupato illegalmente i territori della Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est durante la guerra dei Sei giorni del 1967 e, benché abbia ritirato soldati e coloni da Gaza nel 2005, continua a mantenere gli altri territori occupati. In secondo luogo, Xi ha affermato che i bisogni economici e di sussistenza della Palestina devono essere soddisfatti. Come terzo punto, ha sottolineato l’importanza di mantenere la giusta direzione dei colloqui di pace. A tal fine, secondo il presidente cinese, dovrebbe essere convocata una conferenza di pace internazionale su larga scala, più autorevole e più influente, per creare le condizioni per la ripresa dei colloqui di pace e contribuire con sforzi tangibili ad aiutare la Palestina e Israele a vivere in pace.
La mediazione finora condotta dagli Stati Uniti su questo tema è sempre stata fallimentare, anche a causa dello stretto rapporto di alleanza che Washington intrattiene da sempre con Tel Aviv. Gli ultimi colloqui di pace mediati dagli USA sono naufragati nel 2014, senza alcuna ripresa all’orizzonte. Ma al posto di Washington, è subentrata Pechino, che ha legami storicamente buoni con i palestinesi: «Abbiamo sempre sostenuto fermamente la giusta causa del popolo palestinese per ripristinare i suoi legittimi diritti nazionali», ha detto Xi ad Abbas durante la cerimonia di benvenuto presso la Grande Sala del Popolo di Pechino. La Cina si propone anche di aiutare la Palestina a raggiungere la riconciliazione interna, in seguito alla divisione dovuta alla presenza del movimento islamista Hamas che governa Gaza e ha giurato di distruggere Israele rifiutando una mediazione di pace. Cosa ancora più importante, però, Xi ha espresso la volontà e la necessità che l’Autorità palestinese diventi un membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, affermando che Pechino continuerà a difendere la parte palestinese nei forum multilaterali. Un’idea che trova contrari gli USA, in quanto ostacolerebbe un accordo di pace con Israele. Si tratta di un passo che richiede un voto nel Consiglio di sicurezza dove gli Stati Uniti, come la Cina, detengono il potere di veto.
Per quanto riguarda il partenariato strategico, questo include un patto di cooperazione economica e tecnologica, un accordo sull’esenzione reciproca dal visto per i passaporti diplomatici e un’amicizia tra la città cinese di Wuhan e Ramallah, sede del governo palestinese nella Cisgiordania occupata. Inoltre, Pechino continuerà a fornire assistenza umanitaria alla Palestina e a sostenere i suoi progetti di sostentamento e sviluppo.
Sembra, dunque, che con il cambio di equilibri geopolitici e la rapida ascesa della Cina, anche la Palestina non sia più sola contro uno degli Stati più potenti non solo del Medioriente, ma del mondo, grazie ai suoi storici legami con gli USA, la Gran Bretagna e la NATO. Nel nascente nuovo ordine internazionale in cui la leadership di Washington risulta ridotta, anche l’annosa e cronica questione palestinese potrebbe finalmente trovare prospettive concrete per una soluzione di pace.
[di Giorgia Audiello]
Apprezzabili le proposte cinesi. Grandi maestri di diplomazia e veramente lungimiranti. Tra pochi dei Grandi dotati di saggezza.
Certo che se per la pace in Ucraina e in Palestina abbiamo bisogno della Cina, è proprio l’occidente che si avvia al tramonto.
UE non ha nessuna visione del futuro. Solo propri interessi economici immediati. Probabilmente sono coscienti che non durerà per molto.
grazie G.A. La mancanza di una politica estera dell’UE, adeguata alla sua possibile influenza e ruolo, porta ancora una volta all’ascesa della supremazia cinese. Assecondare supinamente gli interessi (obsoleti e retrogradi) NATO-USA consegnerà il mondo al “gigante asiatico”. E’ incredibile che l’EU non si attivi… tutti pagati dalla vecchia cara finanza??