venerdì 15 Novembre 2024

Le esercitazioni militari devastano la Sardegna: cinque generali andranno a processo

Cinque generali, tutti ex Capi di Stato maggiore, sono stati rinviati a giudizio dal Gup di Cagliari, Giuseppe Pintori, con l’accusa di disastro colposo per gli effetti di anni di esercitazioni militari (Nato e italiane) nel poligono militare di Teulada. Disattese, dunque, le richieste della Procura, che aveva sollecitato per gli imputati il non luogo a procedere. Già lo scorso anno il pm aveva chiesto l’archiviazione, ma gip Alessandra Tedde la respinse e ordinò l’imputazione coatta. Il dibattimento si aprirà ufficialmente il 25 gennaio 2024 davanti al secondo collegio penale del tribunale di Cagliari.

A rispondere del disastro saranno Giuseppe Valotto, 76 anni di Venezia; Claudio Graziano, di 69, di Torino, poi a capo del Comitato militare dell’Unione europea e attuale presidente del consiglio di amministrazione di Fincantieri; Danilo Errico, anche lui 69enne residente a Torino; Domenico Rossi, 71 anni di Roma, e Sandro Santroni, di 72, di Ancona.

In sede di udienza preliminare, il pubblico ministero Emanuele Secci aveva ritenuto di non avere gli elementi per poter reggere un’accusa in giudizio. A suo dire, mancava il nesso di causalità tra le esercitazioni e le morti per neoplasie, così come gli elementi per sostenere un’ipotesi di disastro ambientale. Durante le indagini la Procura aveva comunque accertato lo stato di devastazione della Penisola Delta, zona di tre chilometri quadrati dove, nel periodo compreso tra il 2008 e il 2016, sono stati sparati 860mila colpi di addestramento, con 11.875 missili, pari a 556 tonnellate di materiale bellico.

“Noi non crediamo che lo Stato Italiano potrà condannare sé stesso, perché riconoscere le responsabilità penali degli imputati significherebbe implicitamente condannare anche le politiche coloniali imposte per decenni dal Ministero della Difesa italiano – ha commentato sulla sua pagina Facebook A Foras, rete che riunisce comitati, collettivi, associazioni, realtà politiche e individui che si oppongono all’”occupazione militare” della Sardegna – Sappiamo anche che una eventuale assoluzione verrà usata dall’esercito italiano per affermare che il problema non esiste, come è già avvenuto a Quirra. Però attraverso questo processo sarà possibile accertare i dati esatti sullo stato di inquinamento del terreno e delle falde acquifere nel Poligono di Teulada, dove sono stati utilizzati migliaia di missili Milan, spargendo chili di Torio”.

Lo scorso 2 giugno, all’indomani delle esercitazioni Nato, A Foras ha organizzato una grande manifestazione antimilitarista e ambientalista, di cui vi abbiamo parlato su L’Indipendente. Le adesioni sono arrivate da tutta l’isola: da Arci Sardegna all’Unione Sindacale di Base (USB), dal movimento Caminera Noa a Unione Popolare, da Arci, Anpi, Rete War Free a una serie di movimenti indipendentisti sardi. Per tutto il mese di maggio, l’isola ha ospitato tre esercitazioni militari condotte dalla Nato e dai suoi partner: Mare Aperto, Noble Jump e Joint Stars, che si è conclusa il 26 maggio. Cinque giorni dopo, la componente regionale del Comitato Misto Paritetico per le Servitù Militari in Sardegna ha votato all’unanimità lo stop ai programmi di esercitazioni a fuoco presso i poligoni militari sardi previste per la seconda metà del 2023 per la mancata attuazione dei protocolli sottoscritti, in particolare con l’obiettivo di “armonizzare le esigenze della Difesa con quelle dei cittadini che abitano i territori gravati dalle servitù militari”.

A commentare la notizia del rinvio a giudizio è stato anche il Comitato per la riconversione della Rwm, che si batte contro la produzione, nella fabbrica che il gruppo tedesco Rheinmetall gestisce nell’isola sarda, delle bombe che l’Arabia Saudita impiega nella guerra in Yemen: «Che si svolga un processo è un fatto importante e non scontato. Anche se dispiace che i cittadini che hanno presentato l’esposto dal quale è partita l’indagine e che hanno avuto morti in famiglia per tumori e per altre patologie causate dalle esercitazioni militari non siano stati riconosciuti come parte civile. Fabbriche di armi e manovre Nato: la Sardegna offre il suo territorio per preparare tutte le guerre del mondo. È ora di invertire la rotta».

[di Stefano Baudino]

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