sabato 21 Dicembre 2024

Procura di Padova, stretta sui figli delle coppie gay: impugnati 33 atti di nascita

Mentre alla Camera approdava la discussione riguardante il disegno di legge che vorrebbe rendere la maternità surrogata un reato universale, la procura di Padova ha deciso di impugnare 33 atti di nascita registrati dal 2017 fino ad oggi dal sindaco Sergio Giordani. Tali atti riconoscevano come legittimi i figli di altrettante famiglie omogenitoriali (tutte coppie di donne), garantendo ai bambini tutte le tutele del caso – ad esempio, in caso di ospedalizzazione del figlio, il genitore non biologico è autorizzato a firmare il consenso informato per procedere alle cure. Il procuratore, Valeria Sanzari, ha infatti dichiarato che gli atti andavano «contro le leggi e i pronunciamenti della Cassazione».

La richiesta del governo italiano di interruzione delle registrazioni alle anagrafi dei Comuni dei figli nati da coppie omogenitoriali è arrivata il marzo scorso. In particolare, non potranno più essere registrati con i nomi di entrambe i genitori i figli di coppie omogenitoriali che abbiano fatto ricorso alla GPA (gestazione per altri) o di due madri che si siano affidate alla fecondazione eterologa (ovvero utilizzando gameti di individui esterni alla coppia) all’estero, per poi partorire in Italia. Da allora, la situazione è stata gestita secondo la volontà delle amministrazioni locali. A Milano, per esempio, il sindaco Beppe Sala ha deciso di interrompere le registrazioni per «non esporre un funzionario comunale a rischi personali di natura giudiziaria», affermando tuttavia di avere intenzione di «portare avanti politicamente questa battaglia». Domenico Bennardi, sindaco di Matera, si era invece dichiarato pronto «a riprendere la registrazione dei figli di coppie omogenitoriali, che vivono e risiedono nel nostro comune», aggiungendo di essere disposto ad assumersi «la responsabilità di firmare gli atti, anche andando contro le direttive ministeriali, che prevedono persino una sanzione». I sindaci delle grandi città (tra le quali Milano, Torino, Napoli, Firenze, Roma, Bari e Bologna) avevano poi chiesto lo scorso marzo un incontro urgente con il governo, ritenendo “fondamentale contrastare ogni discriminazione e garantire pienamente i diritti dei figli delle coppie omogenitoriali”, come scritto in un comunicato.

Il problema è molto complesso perché manca un quadro normativo definito in merito al riconoscimento della parentela tra figli e genitore non biologico, in parte per via dei divieti esistenti riguardanti la fecondazione eterologa, oltre alle restrizioni riguardanti quella omologa. Il diritto viene ad oggi garantito solamente alle coppie eterosessuali, ma lo stesso non vale per quelle omosessuali né per le madri single, che finiscono spesso per aggirare il divieto ricorrerendo a soluzioni alternative all’estero. L’assenza di una normativa definita, va specificato, non riguarda solamente i genitori, ma anche i figli, per i quali si profilano una lunga serie di mancate tutele legali.

Le famiglie di Padova potranno ora fare appello nel corso dell’udienza fissata per il prossimo 14 novembre.  Il sindaco si è detto «sereno e convinto» delle proprie scelte. «C’è un vuoto legislativo gravissimo rispetto al quale il Parlamento dovrebbe legiferare ma fino ad ora non lo ha fatto, lo hanno chiesto a gran voce molto colleghi sindaci anche di parti politiche diverse. Quello che dico alle forze politiche è di mettere da parte la battaglia ideologica e pensare solo ai bambini» ha dichiarato.

[di Valeria Casolaro]

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