Dopo mesi di minacce e arresti arbitrari, il governo francese ha sciolto per decreto il movimento ecologista Les Soulèvements de la Terre. La stretta era nell’aria da settimane: alle partecipate manifestazioni a Sainte-Soline e in Val Maurienne il Consiglio dei ministri transalpino ha deciso di rispondere con il pugno di ferro. Se la misura non dovesse essere contestata dal Consiglio di Stato, la massima autorità della giustizia amministrativa francese, chiunque si richiamasse ancora ai Soulèvements, o utilizzasse i suoi slogan e simboli, potrebbe andare incontro a sanzioni amministrative e penali. Si parla di multe fino a un massimo di 45mila euro e detenzioni pluriannuali (massimo di 3 anni). La decisione del governo Macron è finita prontamente nel mirino delle opposizioni e delle associazioni che tutelano i diritti dell’uomo. Lo scioglimento di Soulèvements è stato infatti definito un «tentativo di far tacere la contestazione», «un’escalation repressiva del governo», nonché un «pericolo per la democrazia».
Les Soulèvements de la Terre è un giovane movimento ecologista, divenuto in pochi anni una realtà presente e diffusa su tutto il territorio francese, al punto da contare oltre 170 comitati locali. «Ciò che cresce ovunque non può essere sciolto», hanno dichiarato i portavoce del movimento, invitando i cittadini a protestare. Soltanto ieri sono state convocate oltre 60 manifestazioni davanti alle Prefetture di tutto il Paese, un’azione a cui farà seguito il prossimo 28 giugno “una giornata di azione popolare”. Durante gli ultimi mesi, mentre la minaccia dello scioglimento prendeva forma, il movimento ha raccolto più di centomila adesioni, decine di lettere aperte e prese di posizione pubbliche da parte di intellettuali e politici.
Secondo il governo francese, i Soulèvements sono un gruppo «che con la scusa di difendere l’ambiente incita a compiere sabotaggi». Nello specifico, «giocano un ruolo importante nella concezione, diffusione e legittimazione di un modo di operare violento nel quadro della contestazione di alcuni progetti di pianificazione territoriale», si legge nelle cinque pagine di inquisitoria pubblicate dal ministro degli Interni Gérald Darmanin. Il riferimento è alla contestazione delle opere avvallate dal governo, come nel caso delle strutture a favore delle lobby dell’agribusiness. Hanno fatto il giro del mondo le immagini della manifestazione dello scorso marzo, quando a Saint-Soline trentamila persone hanno protestato contro la costruzione di un grande bacino idrico voluto da una cooperativa di agricoltori e appoggiato dall’esecutivo, che ha militarizzato l’area. Al lancio di pietre e molotov dei primi, gli agenti hanno risposto usando lacrimogeni, idranti e granate stordenti, ferendo più di 200 persone.
[di Salvatore Toscano]
Vivo in Francia da più di trent’anni e ho sempre seguito le vicende politiche sociali e culturali (in quest’ultime ero peraltro coinvolto), così come non ho mai smesso di guardare con rinnovata attenzione all’Italia, ovviamente.
Qui le cose stanno andando sempre peggio e ogni occasione è buona per intossicare una situazione già critica e pesante. Il Paese è tutto teso alle due prossime scadenze di ampia portata; le Olimpiadi e le elezioni presidenziali del 2027, pretesto per promuovere proditoriamente misure sempre più coercitive, grazie alla tecnologia digitale.
Insomma questi fanno gli ecologisti sul serio.
Si occupano di “pianificaizone territoriale”, cioè di dove/cosa si costruisce. Terreno minato.
Non come i cartonati di fridays-for-future che si battono per l’auto eletrica.
Ecco perchè per questi non ci sono le interviste in tv.