Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti è stato nominato commissario straordinario per installare un nuovo rigassificatore all’interno della regione. Le importazioni italiane di gas russo sono diminuite dallo scoppio del conflitto in Ucraina. Nel 2022 le forniture hanno raggiunto quota 10,9 miliardi di metri cubi, importazioni così basse non si registravano dal 1990. Lo stesso Toti ha detto che non è ancora chiaro se l’installazione del nuovo impianto servirà per ridurre ulteriormente la dipendenza italiana dal gas russo o se la regione accoglierà il rigassificatore installato nel porto di Piombino, che dovrà essere rimosso entro i prossimi tre anni. Tra i luoghi ipotizzati per l’impianto Vado Ligure (Savona), il quale sarebbe agevolato da alcune condutture marine non utilizzate che potrebbero velocizzare il processo.
Fino a due anni fa l’Italia ha comprato la maggior parte del gas dalla Russia. Nel 2021 le importazioni superavano i 29 miliardi di metri cubi. Dall’inizio del conflitto in Ucraina, le importazioni sono scese a 10,9 miliardi di metri cubi nel 2022, una quota che non veniva raggiunta dal 1990. Ma il 2023 potrebbe addirittura superare questo record: nei primi 3 mesi solo l’8,8% del gas importato proveniva dalla Russia, circa la metà rispetto all’anno precedente. Il governo italiano ha così iniziato un processo di diversificazione delle forniture. Ci sono due modi per importare il gas: attraverso i gasdotti, cioè lunghe condotte che collegano diversi paesi fornitori e acquirenti, oppure sulle navi sotto forma di gas naturale liquefatto, in sigla GNL. Il vantaggio sta nel fatto che sotto forma di GNL occupa un volume circa 600 volte inferiore rispetto allo stato gassoso e una metaniera può trasportarne una quantità molto maggiore.
I rigassificatori non vanno confusi con i gassificatori. Mentre i primi sono adibiti alla conversione di GNL in stato aeriforme, i secondi sono impianti che a partire da vari tipi di materiali ricavano combustibili gassosi impiegabili per la produzione di energia. Il rigassificatore è quindi fondamentale per riportare il GNL allo stato gassoso per poi immetterlo nella rete di distribuzione nazionale. Il gas allo stato liquido viene trasportato nelle navi a pressione poco superiore a quella atmosferica e a una temperatura di -162 °C. Il ritorno allo stato gassoso avviene grazie ad un processo di riscaldamento controllato all’interno di un vaporizzatore. Il riscaldamento avviene facendo passare il liquido all’interno di tubi immersi in acqua marina, caratterizzati chiaramente da una temperatura più alta. In Italia ci sono quattro rigassificatori: due in mare, uno sulla terraferma e uno ormeggiato al porto di Piombino. Un altro rigassificatore sarà installato a Ravenna. Si tratta della metaniera BW Singapore acquistata da SNAM, la principale società che gestisce la distribuzione del gas in Italia, recentemente denunciata dall’Unione Sindacale di Base per “gravi reati ambientali”. A differenza di Piombino, a Ravenna la nave sarà installata sulla piattaforma Petra, in mare, a 8,5 chilometri dalla costa. I lavori dovrebbero concludersi entro la prima metà del 2024.
Secondo il Sole 24 Ore, lo spostamento del rigassificatore di Piombino in Liguria è piuttosto certo, così come la destinazione: Vado Ligure (Savona). Il presidente Toti ha dichiarato che al momento ci sono soltanto delle ipotesi che andranno discusse con gli amministratori locali e che l’unica certezza è che sarà offshore, a molti chilometri dalla costa. La sindaca di Vado Ligure Monica Giuliano sostiene di non aver mai discusso con la regione della possibile installazione di un nuovo rigassificatore. La zona sembra avere alcune condizioni favorevoli rispetto ad altre località liguri. In particolare, la presenza di alcune condutture marine non utilizzate che potrebbero rendere l’installazione più veloce. Questi vantaggi vengono tuttavia controbilanciati dalla distanza con la rete nazionale di gasdotti SNAM: l’unico punto di immissione è a più di 100 chilometri. Alcuni comitati civici e ambientalisti sono già in fermento. Il motivo è la decisione di spostare da Genova a Vado Ligure la costruzione dei cassoni della nuova diga del porto di Genova.
[di Roberto Demaio]