È iniziato l’ultimo mese per la raccolta firme per il referendum contro l’invio delle armi in Ucraina, deciso con la legge 185 del 2022 firmata dal governo Draghi. La campagna, iniziata il 21 aprile scorso, ha l’obiettivo di raccogliere a livello nazionale almeno 500 mila firme e la scadenza è fissata al prossimo 21 luglio. Ma, secondo quanto dichiarato dagli organizzatori a L’Indipendente, mancano ancora circa la metà delle firme necessarie, quindi è necessario un rapido cambio di passo per evitare che il traguardo non sia raggiunto. Una sfida che si scontra con la totale assenza di informazione sui media mainstream, una «censura» secondo il comitato promotore, che ha spinto alcuni attivisti a lanciare uno sciopero della fame per provare a forzare i media a parlare del tema.
Lo sciopero della fame è stato indetto dal professore Davide Tutino, a cui si sono unite le associazioni Resistenza Radicale e Vita, le quali hanno iniziato un “digiuno a staffetta”. Il referendum abrogativo è stato presentato dal Comitato referendario Generazioni Future, capitanato dal giurista Ugo Mattei. Se il risultato sarà raggiunto, la Corte di Cassazione valuterà la conformità alla legge delle richieste di referendum ricevute, poi la palla passerà alla Corte Costituzionale, che si pronuncerà sull’ammissibilità dei quesiti ricevuti.
Il referendum mira a cancellare le attuali basi giuridiche del trasferimento di armi in Ucraina, escludere le strutture private da alcuni piani sanitari territoriali, porre fine al conflitto di interessi nell’allocazione dei fondi pubblici per la sanità e togliere all’Esecutivo il potere di derogare il divieto di esportazioni di armi ai Paesi coinvolti nei conflitti. Per firmare la proposta di referendum abrogativo tutti i cittadini votanti possono sottoscrivere la richiesta agli uffici elettorali dei comuni di residenza, dove troveranno i moduli vidimati per la firma, presso i banchetti il cui calendario è consultabile a questa pagina oppure online.
Il referendum abrogativo è stato presentato dal Comitato referendario Generazioni Future, capitanato dal giurista Ugo Mattei. Tuttavia, sulle principali fonti d’informazione la questione dei referendum è quasi del tutto assente. L’indipendente ha così contattato Mattei, il quale ha dichiarato: «Il numero di firme sta crescendo ma purtroppo siamo ancora indietro, è necessario un cambio di passo in quest’ultimo mese. Le nostre proiezioni dicono che siamo circa a metà. Tuttavia, per fortuna si stanno mobilitando molte nuove realtà che fanno sperare che raggiungere il risultato è possibile. Purtroppo la campagna non ha avuto l’impatto mediatico che avrebbe dovuto. Moltissime persone non sanno neanche dell’esistenza della raccolta firme. Basta pensare che anche lo sciopero della fame del prof. Tutino è stato inspiegabilmente ignorato. Tuttavia, non dobbiamo abbatterci e dobbiamo continuare a diffondere l’iniziativa. Il referendum è fondamentale: è un modo per la cittadinanza di dichiararsi fedele alla propria Costituzione, la quale ripudia la guerra. Per un cittadino mostrare la propria coerenza con la Costituzione attraverso un atto concreto, quale la firma della proposta referendaria, è un impegno civico e morale».
L’Indipendente ha contattato anche il prof. Davide Tutino, in sciopero della fame da più di 20 giorni, che ha dichiarato: «Sono in sciopero dal 2 giugno. L’iniziativa è nata dal silenzio totale sul referendum. Purtroppo i cittadini non vengono messi in condizione di conoscere per deliberare. I referendum sono una sorta di elezione ma le elezioni devono essere conosciute. Al diritto di chiedere il referendum corrisponde un dovere istituzionale dei mezzi d’informazione. Sembra quasi che sia vietato conoscere che esista la possibilità di essere a favore della pace. Per questo motivo ho chiesto al mio corpo di essere clessidra del tempo che ci rimane per firmare e uscire dalla guerra. Bisogna firmare per ripristinare il diritto costituzionale, il quale ci vieta direttamente l’impegno in qualunque guerra. Questo conflitto è dannoso per tutti, per l’Ucraina, la Russia, l’Italia e l’Europa».
Oltre allo sciopero della fame del prof. Tutino, tra gli attivisti di Resistenza Radicale e Vita è iniziato un “digiuno a staffetta”. Nel comunicato di Vita si legge: «Decidiamo di essere strumenti di pace: sarà il nostro corpo che metteremo di fronte a questo silenzio, sarà il nostro corpo che metteremo di fronte alla storia». Nel comunicato di Resistenza Radicale si legge: «Piatto vuoto perché abbiamo fame di diritti, di legalità e di pace!».
[di Roberto Demaio]
Io sto facendo la mia parte ma non è facile parlare di questi temi in una colonia americana che sostiene la guerra con ogni mezzo.
Sono uno dei responsabili dei banchetti: non è necessario alcun titolo, è facilissimo; fatelo anche voi! Dai che ce la facciamo…
Io ho firmato e ho fatto un po’ di propaganda, specialmente agli amici sardi indicando loro la sede dei banchetti
Corte di cassazione, corte costituzionale. Capisco che bisogna provarci, ma la lotta è decisamente impari e tutte le armi legali le ha il potere.