giovedì 21 Novembre 2024

Una maxi-inchiesta sulla ‘ndrangheta ha investito la politica regionale calabrese

Clientelismo, appalti pilotati e legami tra ‘ndrangheta e pubblica amministrazione. In Calabria, dove stanno fioccano arresti e iscrizioni nel registro degli indagati per fatti gravissimi, è in corso un nuovo terremoto politico. Il Ros dei Carabinieri, su direttive della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri, ha arrestato 41 persone: per 22 soggetti l’accusa è di associazione mafiosa, mentre gli altri dovranno rispondere di truffa aggravata da modalità mafiosa, turbata libertà negli appalti, illecita concorrenza con minacce e violenze e molti altri reati. Tra i 123 indagati, insieme ad altre figure chiave della politica regionale, c’è anche l’ex presidente della Calabria Mario Oliverio, eletto col Pd e in carica dal 2014 al 2020, per il quale si ipotizza il reato di associazione per delinquere aggravata dalle modalità mafiose.

«Gli elementi per cui oggi siamo qui comprendono i rapporti con la pubblica amministrazione e la politica regionale che aveva un ruolo attivo, apicale, dominante», ha dichiarato in conferenza stampa il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, illustrando i dettagli dell’operazione insieme al comandante generale dei Ros Pasquale Angelosanto. «Noi oggi abbiamo arrestato 41 presunti innocenti – ha continuato il procuratore – che sono indagati per associazione per delinquere di stampo mafioso, per associazione a delinquere semplice, per tutta la gamma dei reati che riguarda la pubblica amministrazione e tutti i reati di mafia. L’epicentro dell’indagine è la provincia di Crotone con il locale di ‘ndrangheta dei “papaniciari” che ha rapporti sistematici con la pubblica amministrazione, che partono dal 2014 fino al 2020». Gratteri ha espressamente parlato di «una pubblica amministrazione asservita all’organizzazione ‘ndranghetistica, con rapporti diretti con la politica regionale».

Oltre a quello di Oliverio, spiccano nell’inchiesta i nomi di personaggi che, negli ultimi anni, hanno ricoperto importanti ruoli politico-amministrativi, non soltanto in territorio calabrese. Si tratta dell’ex assessore regionale ed ex deputato Nicola Adamo, di 66 anni, dell’ex assessore regionale Antonietta Rizzo, di 59, e dell’ex consigliere regionale Sebi Romeo, di 48. Tutti del Partito Democratico. Coinvolti, tra l’altro, anche due dirigenti della Regione Calabria, Mimmo Pallaria, ex sindaco di Curinga ed attuale consigliere comunale e direttore generale del dipartimento Forestazione della Regione, ed Orsola Reillo. Indagato anche Raffaele Vrenna, ex presidente del Crotone calcio.

Il personaggio fulcro dell’indagine, finito agli arresti domiciliari nel maxi-blitz, è sicuramente Enzo Sculco, ex consigliere regionale calabrese (eletto nel 2005 con la Margherita), ex segretario generale della Cisl regionale, di recente vicepresidente della Provincia di Crotone e grande manovratore politico con il suo movimento “I DemoKratici”. Secondo quanto riportato dal gip nel provvedimento di custodia cautelare, Sculco avrebbe infatti intessuto “accordi volti a consentire la penetrazione di soggetti a lui vicini in enti territoriali e locali, società partecipate dai predetti enti in modo da controllare capillarmente le nomine, assunzioni e le assegnazioni di appalti a imprese a lui gradite”.

Il meccanismo clientelare sarebbe stato messo in piedi da Sculco “in chiave elettorale per il suo movimento e, in particolare, per la figlia Flora Sculco“, anch’essa iscritta nel registro degli indagati. La donna, classe 1979, venne eletta consigliera regionale nel 2014 in appoggio a Oliverio con la lista “Calabria in Rete – Campo democratico”, ottenendo oltre 9mila preferenze; fu rieletta consigliera regionale nel 2020 con il centro-sinistra (elezioni perse dalla sua coalizione) con oltre 6mila voti nella lista dei “Democratici Progressisti”; nel 2021 cambiò casacca, candidandosi con l’Udc a sostegno del forzista Roberto Occhiuto – il quale sarebbe diventato presidente della Regione Calabria -, non risultando però eletta. Il 5 gennaio scorso, Sculco è diventata consulente di Occhiuto.

Il “sistema” di Enzo Sculco, secondo i magistrati, avrebbe trovato appoggio nelle famiglie di ‘ndrangheta della zona “così complessivamente beneficiando di un consistente pacchetto di voti, circostanza questa che gli consentiva di intavolare accordi con Nicola Adamo, Mario Oliverio, Giancarlo Devona e Sebi Romeo – i quali erano pienamente consapevoli della sua potenzialità – per mettere a disposizione detta sua dote elettorale al movimento che avrebbe sostenuto l’Oliverio nelle consultazione regionali da celebrarsi tra il 2019 e il 2020″. Gli inquirenti parlano di “una sequela indeterminata di reati […] funzionali ad accrescere il peso specifico elettorale, attraverso incarichi fiduciari, nomine e assunzioni, di matrice esclusivamente clientelare, in enti pubblici, nella prospettiva di ottenere il voto, nonché affidando appalti anche a imprese i cui titolari avrebbero assicurato l’appoggio elettorale”.

«Lungi da me anche in queste ore atteggiamenti vittimistici o di risentimento che non mi appartengono. Non posso tuttavia non esprimere liberamente una riflessione di amarezza su un sistema giustizia piegato al protagonismo mediatico e per questo pronto a macinare persone, storie, verità, prescindendo da fatti, prove, indizi – ha commentato l’ex presidente della Calabria Mario Oliverio, difendendosi dalle accuse mosse a suo carico -. Prendo atto che il mio nome, per le funzioni istituzionali svolte e per la storia che ho alle spalle, è strumentale a creare attenzione mediatica e magari ad amplificare protagonismi funzionali a scalate carrieristiche. Ho dedicato la mia vita ed il mio impegno politico ed istituzionale nella lotta alla criminalità e per la affermazione della legalità e dei diritti. Non permetterò a nessuno di infangare la mia storia». La partita è ufficialmente aperta.

[di Stefano Baudino]

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