Si amplia sempre di più il numero di Paesi che presenta domanda di adesione al gruppo dei BRICS, il gruppo che fino a non molto tempo fa era considerato delle principali economie emergenti, costituito da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Ora alcuni di questi Paesi, come la Cina, sono delle vere e proprie potenze globali, sia dal punto di vista economico che tecnologico-militare. Il termine BRIC, coniato dall’economista di Goldman Sachs Jim O’Neill nel 2001, inizialmente indicava solo i primi quattro Paesi, il Sudafrica si è aggiunto solo nel 2010. Fino ad ora oltre 19 nazioni hanno espresso interesse per l’adesione alla coalizione delle “economie emergenti”: dopo la richiesta di adesione da parte di Arabia Saudita, Iran, Egitto, Algeria, Argentina e Indonesia, è ora il turno dell’Etiopia. In una conferenza stampa del 29 giugno 2023, il portavoce del ministero degli Esteri dello Stato africano, Meles Alem ha fatto sapere che «abbiamo presentato domanda di adesione e speriamo in una risposta positiva». «In quanto paese che è stato membro fondatore di istituzioni globali come l’UA e l’ONU, e mentre cerchiamo di garantire i nostri interessi nazionali, è importante unirsi a blocchi come i BRICS», ha spiegato Alem.
Ma l’Etiopia non è l’unico Paese che recentemente ha fatto richiesta di adesione o espresso il desiderio di entrare a far parte del gruppo: anche il Nicaragua ha manifestato il suo interesse ad unirsi alla coalizione, così come diverse altre economie del sud del mondo che sperano di trovare in questo blocco un modo per creare un sistema economico-finanziario più equo e indipendente dagli Stati Uniti e dall’egemonia del dollaro. «Il Nicaragua ha già espresso il suo interesse ad aderire ai BRICS. È logico perché è un nuovo modo, un nuovo mondo, dove i paesi in via di sviluppo possono avere una migliore unità e avere uno sviluppo migliore, un mondo migliore, un mondo multipolare», ha detto il ministro degli Esteri del Nicaragua, Denis Moncada. Managua e Mosca stanno discutendo sulla conduzione del commercio in valute nazionali, incluso il pagamento del grano russo in rubli o córdoba. Anche l’Argentina, la ventitreesima economia più grande del mondo, ha dichiarato di aver ricevuto il sostegno formale della Cina per entrare a far parte del gruppo.
Una delle peculiarità che caratterizza il BRICS è il suo presentarsi come potente alternativa di sviluppo dei mercati emergenti rispetto al blocco occidentale: nato, infatti, con l’obiettivo di esprimere posizioni unitarie nei consessi multilaterali, intensificando le relazioni politiche e commerciali tra i Paesi aderenti, in un secondo momento la sua maggiore ambizione è diventata quella di porsi come alternativa al gruppo del G7 con l’intento di modificare progressivamente la struttura del sistema finanziario internazionale. Anche con questo scopo, nel 2014, a Fortaleza, in Brasile, è stata istituita la Nuova Banca di Sviluppo come alternativa alle istituzioni di Breton Woods (FMI e Banca Mondiale). Uno dei principali obiettivi del gruppo è quello di consolidare l’uso di valute alternative al dollaro negli scambi bilaterali. Al riguardo, agli inizi di giugno, le nazioni dell’organizzazione hanno chiesto alla banca appositamente creata dal blocco di fornire indicazioni su come potrebbe funzionare una potenziale nuova valuta condivisa, specificamente in che modo potrebbe proteggere altri paesi membri dall’impatto di sanzioni come quelle imposte alla Russia. I ministri degli Esteri degli Stati membri si sono incontrati a Città del Capo il primo giugno per discutere su come il blocco possa ottenere una maggiore influenza globale e difendersi dalle sanzioni unilaterali degli USA. I BRICS stanno cercando di «assicurarsi di non diventare vittime di sanzioni che hanno effetti secondari su paesi che non sono coinvolti in questioni che hanno portato a tali sanzioni unilaterali», ha detto ai giornalisti Naledi Pandor, ministro delle relazioni internazionali del Sudafrica, dopo l’incontro. Attualmente, i BRICS rappresentano oltre il 40% della popolazione mondiale e circa il 26% dell’economia globale.
L’Etiopia è, dunque, l’ultima nazione che ha espresso la volontà di fare parte di questo progetto con la speranza di incrementare lo sviluppo del proprio Paese: pur essendo una delle economie in più rapida crescita dell’Africa con la seconda popolazione più numerosa del continente, infatti, l’economia della nazione del Corno d’Africa si colloca solo al 59° posto nel mondo secondo il Fondo monetario internazionale ed è meno della metà del più piccolo membro dei BRICS, il Sudafrica. La possibilità di entrare a far parte di una coalizione di mercati in rapida espansione rappresenta quindi una prospettiva di crescita importante per lo Stato africano.
Il prossimo vertice del gruppo – il quindicesimo – è previsto ad agosto presso il Sandton Convention Center di Johannesburg, in Sudafrica, dal 22 al 24 agosto di quest’anno. Il vertice avrà come tema «BRICS e Africa: un partenariato per la crescita reciprocamente accelerata, lo sviluppo sostenibile e il multilateralismo inclusivo».
[di Giorgia Audiello]
forse converrebbe anche a noi aderire – sia da un punto di vista economico a breve termine – ma soprattutto per riguadagnare un po’ della sovranità che abbiamo per perduto da tempo