mercoledì 18 Dicembre 2024

Le grandi imprese accumulano extraprofitti per 1.000 miliardi di dollari l’anno

L’inflazione che sta colpendo duramente le famiglie e il tessuto sociale italiano e in generale europeo e mondiale non nasce da uno squilibrio tra domanda e offerta o da fattori esogeni provocati dalle dinamiche internazionali, bensì ha origine in modo prevalente negli extraprofitti delle multinazionali. È un fatto noto già da diverso tempo grazie agli studi e alle analisi di diversi economisti che però ora è stato ulteriormente confermato da un rapporto di Oxfam e Action Aid, due organizzazioni internazionali entrambe impegnate nella lotta contro la povertà. L’indagine condotta dalle due associazioni ritrae un quadro economico profondamente iniquo e squilibrato, in cui poche grandi aziende accumulano profitti stratosferici a fronte della maggioranza della popolazione mondiale che deve lottare ogni giorno per vivere. Secondo il Fondo Monetario internazionale «l’aumento dei profitti spiega il 45% dell’aumento dei prezzi in Europa nel 2022».

Nel dettaglio, l’indagine di Oxfam e Action AId rileva che «Negli ultimi due anni 722 tra le più grandi imprese del mondo hanno realizzato, in media, quasi 1.000 miliardi di dollari di extraprofitti all’anno, mentre i prezzi di beni di consumo, cibo ed energia schizzavano alle stelle assieme ai tassi di interesse, con un impatto devastante sul costo della vita per miliardi di persone in tutto il mondo». Sono dati ricavati passando in rassegna le compagnie della classifica “Global 2000” di Forbes, valutandone gli extraprofitti realizzati nel 2021-2022.

Analizzando i dati per gli specifici settori dell’economia, secondo il rapporto 45 società energetiche hanno realizzato, in media nel biennio 2021-2022, 237 miliardi di dollari all’anno di profitti in eccesso. Per quanto riguarda il settore alimentare, 18 colossi hanno realizzato, in media nello stesso periodo, oltre 14 miliardi di dollari all’anno di extraprofitti. «Una cifra equivalente a oltre due volte il gap di finanziamento di 6,4 miliardi di dollari indispensabile per fronteggiare la tremenda crisi alimentare che in Africa orientale – tra Etiopia, Kenya, Somalia e Sud Sudan – rischia di far morire per fame una persona ogni 28 secondi nei prossimi mesi, a fronte anche del drastico aumento, di oltre il 14%, dei prezzi dei prodotti alimentari a livello globale nel 2022». In altre parole, si tratta di una cifra che equivale al doppio dei fondi che servirebbero per arginare la tremenda crisi alimentare che affligge l’Africa orientale.

Nel settore farmaceutico, invece, «28 grandi imprese hanno totalizzato 47 miliardi di dollari all’anno di extraprofitti, mentre 42 grandi rivenditori al dettaglio e catene di supermercati hanno registrato utili in eccesso per 28 miliardi di dollari all’anno, in media nel biennio 2021-2022». Si tratta di una distorsione del sistema liberal-capitalista per cui la totale assenza di regolamentazione del mercato e la soverchiante superiorità del settore economico finanziario su quello sociopolitico ha portato alla concentrazione della ricchezza nella mani di un nucleo sempre più ristretto di multinazionali, magnati e finanzieri che la politica – sempre più marginale e asservita – non è in grado di contrastare.

D’altronde, a fronte di ricavi da capogiro da parte dei colossi del mercato, si assiste anche ad un ridotto se non nullo aumento dei salari, ossia ad un aumento bassissimo dei costi del lavoro. Secondo le stime di Oxfam, «1 miliardo di lavoratori in 50 Paesi ha subito una riduzione media della retribuzione di 685 dollari nel 2022, con una contrazione complessiva, in termini reali, di 746 miliardi di dollari della massa salariale». In Italia, invece, la caduta dei salari reali ha raggiunto il 7,6%.

Inutile dire che i governi non hanno fatto nulla per arginare questa deriva speculativa, mentre occorreva introdurre urgentemente imposte straordinarie sui profitti in eccesso o estenderle laddove sono previste solo per alcuni comparti, di modo da disincentivare, da un lato, l’aumento ingiustificato dei costi e aiutare, dall’altro, le fasce sociali più deboli. Secondo l’indagine di Oxfam e Action Aid, «per le sole 722 imprese analizzate, un’imposta ad aliquota tra il 50% e il 90% potrebbe portare nelle casse pubbliche tra 543 e 978 miliardi di dollari per il 2021 e tra 430 e 774 miliardi di dollari per il 2022». Si tratta di fondi che, peraltro, potrebbero essere impiegati per finanziare la spesa pubblica.

Ma se da un lato, gli Stati non sono intervenuti per ridurre la speculazione delle imprese, dall’altro, la BCE ha fatto addirittura peggio: l’aumento dei tassi d’interesse, infatti, non ha fatto altro che aumentare notevolmente i costi dei mutui facendo contrarre ulteriormente la domanda interna e fallendo, allo stesso tempo, nello scopo di contenere l’inflazione. Il tutto, nonostante l’istituto di Francoforte sia perfettamente al corrente degli enormi extraprofitti accumulati dalle multinazionali. Tanto che, secondo quanto riporta Oxfam, la presidente, Christine Lagarde, avrebbe paventato il rischio di una “greedflation”, ossia un’inflazione di avidità. Si tratta di un termine che indica il tentativo di alcune imprese di ottenere opportunisticamente un vantaggio dall’inflazione, incrementando i prezzi ben oltre i costi di produzione senza che ciò sorprenda i consumatori vista l’inflazione generale.

Come ha suggerito anche il capoeconomista della società di gestione patrimoniale della banca svizzera UBS, Paul Donovan, l’unica soluzione alla speculazione consiste nel boicottare i prodotti delle multinazionali, preferendo, invece, quelli delle imprese locali e, in generale, delle piccole e microimprese per continuare a sostenere il tessuto produttivo locale. Al contrario dei proclami fatti costantemente dall’ONU per ridurre la fame nel mondo e dei propositi dell’Agenda 2030, assistiamo a un processo contrario che rischia di portare ad un incremento generale di fame e povertà a causa delle politiche distruttive delle banche centrali e della totale inerzia dei governi che piuttosto che contrastare, sembrano tacitamente appoggiare la smodata cupidigia delle grandi imprese.

[di Giorgia Audiello]

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