La Terza sezione del Consiglio di Stato ha deciso: gli orsi JJ4 e MJ5 non saranno abbattuti. I giudici amministrativi hanno infatti accolto il ricorso presentato dalle associazioni animaliste e sospeso il decreto di abbattimento emesso dal presidente della provincia di Trento Maurizio Fugatti, che “appare sproporzionato e non coerente con le normative sovrannazionali e nazionali che impongono l’adeguata valutazione di misure intermedie, ferma restando la disposta captivazione a tutela della sicurezza pubblica”. L’ordinanza sarà ora trasmessa al Tar per la fissazione dell’udienza di merito.
Nel provvedimento viene scritto che “il quadro normativo sovranazionale impone che la misura dell’abbattimento rappresenti l’extrema ratio e che possano essere autorizzate deroghe ai divieti di uccisione delle specie protette a condizione che non esista un’altra soluzione valida e nei soli limiti derivanti dai vincoli europei e internazionali”. I giudici evidenziano che “secondo tutti i riferimenti normativi e giurisprudenziali, può ricorrersi all’abbattimento dell’animale solo nell’ipotesi, estrema e di rara verificazione, di impossibilità oggettiva, non solo temporanea e soggettiva, da valutarsi secondo i criteri generali dell’ordinamento giuridico, di ricorrere ad azioni meno cruente“. E, in questo caso, “il provvedimento impugnato in primo grado esorbita dal suddetto perimetro in quanto delibera l’abbattimento dell’animale senza avere adeguatamente valutato l’efficacia di misure intermedie idonee a salvaguardare l’incolumità pubblica senza sacrificare la vita dell’animale, bene giuridico oggi costituzionalmente protetto”.
Richiamando nel testo “l’allarme sociale destato dai drammatici episodi ultimamente occorsi”, il Consiglio di Stato afferma che, se esso “legittima il rafforzamento delle misure preventive diverse dall’abbattimento, non può incidere sulle valutazioni dell’amministrazione che deve continuare a ispirarsi rigorosamente ai già citati criteri di legge al fine di trovare il punto di equilibrio ispirato a proporzionalità”. Dunque, “proprio in virtù delle lamentate carenze strutturali e nell’asserita situazione emergenziale, era compito dell’Amministrazione quello di valutare ogni misura intermedia tra la libertà e l’abbattimento dell’animale e, quindi, anche l’ipotesi del trasferimento in una struttura diversa da quelle di proprietà della Provincia, eventualmente anche fuori dal territorio nazionale“.
Com’era immaginabile, il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, ha accolto con molta freddezza la pronuncia dei giudici amministrativi. «È un’ordinanza che ci lascia perplessi, e che ci fa chiedere se valga di più la vita di un animale o quella di un essere umano», ha dichiarato. «Nelle prossime ore – ha aggiunto – analizzeremo in dettaglio ogni risvolto giuridico di quest’ultimo atto, ma al di là di quanto deciso oggi dal Consiglio di Stato posso assicurare che assieme a tutta la Giunta continueremo a lavorare per assicurare la massima sicurezza alla comunità trentina, consapevoli e convinti che l’unica via per garantirla appieno sia quella di provvedimenti veloci e puntuali che rendano possibile anche l’abbattimento degli esemplari pericolosi». Il riferimento è alla proposta di modifica della legge provinciale del 2018 a cui Fugatti sta lavorando, in tandem con l’assessora provinciale all’Agricoltura, Foreste, Caccia e pesca Giulia Zanotelli, per consentire una “maggiore celerità ed efficacia nella gestione di esemplari problematici o pericolosi di grandi carnivori”.
Dall’altro lato della trincea, Enpa, Leidaa e Oipa, che hanno presentato unitariamente uno dei ricorsi trattato dai giudici, esprimono soddisfazione per il verdetto del Consiglio di Stato, che “dà fiducia e speranza a quanti si battono per la salvezza degli animali condannati a morte dalla Provincia autonoma di Trento”. Le associazioni sottolineano che, “benché la questione resti sub judice nel merito ne escono rafforzate le ipotesi alternative all’abbattimento, voluto con ossessiva tenacia, ma scarsi argomenti, dal presidente della Provincia autonoma di Trento Fugatti, che sulla pelle degli orsi sta costruendo tutta la sua campagna elettorale per il voto del prossimo ottobre. La decisione odierna, però, esclude che Fugatti possa arrivare all’appuntamento con le urne da soddisfatto killer di plantigradi”. Per l’abbattimento degli orsi, “animali di specie protetta e patrimonio dello Stato, uno dei quali, peraltro, già prigioniero e quindi non più pericoloso – concludono le organizzazioni – non basta la semplice volontà politica di abbattere, sorretta dal tornaconto elettorale“.
[di Stefano Baudino]