lunedì 4 Novembre 2024

L’artista napoletano Jorit è stato inserito nella lista nera ucraina per un murales

L’artista Jorit è stato inserito su Myrotvorec’, lista nera ucraina non governativa che sul suo sito pubblica informazioni sensibili su coloro che sono ritenuti un pericolo “per la sicurezza nazionale, la pace, l’umanità e il diritto internazionale”. L’artista ha realizzato un dipinto di una bambina russa a Mariupol. I commenti accompagnati ai post social e le sue dichiarazioni alla stampa hanno portato all’inserimento sulla lista come “complice degli invasori”. Il sito ha un numero discreto di precedenti riguardanti giornalisti, scrittori e politici che una volta comparsi sul sito sono stati assassinati poco tempo dopo. I deceduti vengono addirittura contrassegnati con la scritta “eliminato”. L’artista ha risposto con un post ricordando il caso di Andrea Rocchelli, giornalista ucciso nel 2014 per aver documentato le condizioni dei civili nel Donbass.

Lo street artist Jorit, classe 1990 e di origini napoletane e olandesi, firma le sue opere “Agoch”, uno pseudonimo che ha già fatto il giro del mondo insieme alla sua arte. I volti dipinti sono spesso accumunati da quattro cicatrici rosse, che per l’artista sono un simbolo di quella “umanità” che accomuna i suoi soggetti. I personaggi rappresentati a volte sono già famosi, a volte no. Nella periferia di Napoli sono apparsi i cantanti Clementino, J-Ax e Rocco Hunt ma anche gente comune e sconosciuta. Il motivo della scelta della periferia lo ha fornito l’artista stesso: «Napoli è una rara combinazione di arte e folklore, magnifica e terribile, ed è la mia città in assoluto. Anzi credo che sia la periferia, in particolare la zona nord, la mia città: dove il degrado ti fa crescere e capire, regalandoti a volte anche alcune libertà fantastiche, come quella dei graffiti ad esempio, che non trovi altrove».

Nonostante la fama e l’indiscusso talento, l’ultima opera di Jorit potrebbe portare a ben più di semplici critiche e scalpore: l’artista ha dipinto una bambina russa a Mariupol e sui social ha denunciato: «La resistenza che avremmo dovuto appoggiare è quella del popolo del Donbass». Su Instagram, il post contiene anche la frase “bisogna tirargli una bomba atomica”, attribuita al primo ministro dell’Ucraina dal 2007 al 2010 che avrebbe proposto questa soluzione per gli otto milioni di russi rimasti in territorio ucraino, e la frase “i nostri figli andranno negli asili e nelle scuole, i loro vivranno nelle cantine”, attribuita a Pietro Porošenko, presidente dell’Ucraina dal 2014 al 2019. In un altro post dedicato alla realizzazione dell’opera, l’artista invece scrive: «Ci hanno mentito su Vietnam, ci hanno mentito sull’Afghanistan, ci hanno mentito sull’Iraq, ci hanno mentito sui Balcani e ci hanno mentito sulla Libia e sulla Siria. E ora ho le prove: ci stanno mentendo anche sul Donbass. Qui l’etica non c’entra nulla, diffidate da quelli che vorrebbero farci la morale, hanno le mani sporche di sangue […]. Siamo dalla parte giusta della storia […]. Viva la tribù umana. Vinceremo».

La reazione ucraina non si è fatta attendere: Jorit è stato inserito su Myrotvorec’. Si tratta di un sito web ucraino che opera come database sui sostenitori della causa filo-russa, che vengono definiti “traditori della patria”. Il sito si dichiara un “centro non governativo per la ricerca di segni di crimini contro la sicurezza nazionale dell’Ucraina, la pace, l’umanità e il diritto internazionale”. Nonostante i nobili valori dichiarati però, il sito è una vera e propria lista di proscrizione: vengono pubblicate anche informazioni personali e sensibili come numeri di telefono, link dei profili social, nomi di eventuali figli e parenti e indirizzi di residenza, il tutto disponibile pubblicamente tramite una semplice ricerca web. Le informazioni raccolte provengono sia dai servizi segreti che dai civili in maniera privata, tramite le apposite sezioni chiamate “invia i dati” e “sporgere denuncia”.

Nell’aprile 2015, il sito ha pubblicato gli indirizzi di casa dello scrittore ucraino Oles’ Buzyna e dell’ex parlamentare Oleh Kalašnikov. I due sono stati assassinati pochi giorni dopo. Nel 2016 sono stati pubblicati i dati personali di 4.508 giornalisti e altri membri dei media di tutto il mondo che avevano dato copertura mediatica alla guerra del Donbass. Sul sito sono stati segnalati come “collaborazionisti dei terroristi”. Nel 2020 sono stati inseriti anche i due pugili Lomačenko e Usyk per aver sostenuto che “Russia e Ucraina sono un’unica nazione”. Persino Roger Waters, il celebre cofondatore dei Pink Floyd è stato inserito nella lista nera. Myrotvorec’ è stato criticato dall’ONU nel 2019 e da Human Rights Watch, mentre nel 2021 il Parlamento europeo ne ha chiesto la chiusura. Lo slogan del sito è il detto latino “Pro bono publico”, ovvero “per il bene di tutti”.

Jorit ha risposto su Instagram in un post raffigurante la nuova sezione del sito dedicata all’artista. È stato inserito il suo nome reale (Ciro Cirullo), la sua data di nascita e la descrizione “complice degli invasori e dei terroristi fascisti russi. Violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Diffusione di racconti di propaganda del Cremlino. Violazione deliberata del confine di stato dell’Ucraina”. Nella descrizione del post, l’artista ricorda il caso (già trattato da L’Indipendente) di Andrea Rocchelli, un giornalista ucciso il 24 maggio del 2014 per aver documentato le condizioni dei civili nel Donbass. Come scritto nel post, consultando la sezione dedicata al giornalista sulla lista nera ucraina, sulla sua foto compare la dicitura “eliminato”. L’artista conclude così: «Questa è la storia di Andrea Rocchelli ma è anche la mia storia perché oggi su quella lista hanno inserito anche me. Perché nessuno racconta la storia di Andrea? Perché nessuno degli italiani non ne sa nulla?».

[di Roberto Demaio]

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