giovedì 21 Novembre 2024

Vertice Ue-Celac: l’Europa prova a recuperare la propria influenza in America Latina

Si apre oggi il terzo summit tra l’Unione Europea e la Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici (Celac) – che si concluderà domani 18 luglio – a cui parteciperanno i 27 Paesi Ue e i 33 membri della Celac, insieme al presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. Il vertice, che segue l’ultimo del 2015 e preparato dal tour dello scorso giugno in America Latina della von der Leyen, prenderà in considerazione tre elementi chiave: la firma di importanti memorandum d’intesa bilaterali e regionali, la discussione per finalizzare l’accordo di libero scambio Ue-Mercosur – il mercato comune dell’America Latina di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay – e la strategia europea Global Gateway pensata in chiave geopolitica per arginare l’ascesa della Cina nella regione.

Temi centrali del vertice sono le transizioni verde e digitale, nonché l’impegno comune a sostegno del diritto internazionale. L’accordo Ue-Mercosur dovrebbe essere siglato entro la fine dell’anno, ma i Paesi sudamericani continuano a procrastinare l’intesa, in quanto contrari ad alcuni vincoli ambientali posti dalla Ue. Il tema più spinoso del vertice resta, però, quello riguardante il conflitto in Ucraina su cui ci sono importanti divergenze tra Bruxelles e i Paesi sudamericani, alcuni dei quali si sono astenuti sulle due risoluzioni di condanna alla Russia delle Nazioni Unite.

Per quanto riguarda i memorandum d’intesa, questi saranno incentrati sull’approvvigionamento energetico e di materie prime critiche con Argentina, Cile e Uruguay. Il fronte europeo è rappresentato politicamente dalla Spagna che ha insistito per organizzare il vertice durante il suo semestre di presidenza di turno dell’Ue, anche per dare la spinta necessaria per la ratifica dell’accordo commerciale Ue-Mercosur. «Il vertice sarà un’occasione importante per vedere come possiamo continuare ad avanzare in un processo molto vantaggioso sia per l’Europa che per l’America Latina, un processo che la Spagna sostiene con forza, ed è anche particolarmente vantaggioso per l’economia spagnola», ha detto la vicepremier e ministra delle Finanze di Madrid, Nadia Calvino. Il summit dovrà produrre anche una dichiarazione congiunta che dovrà mettere d’accordo 60 Paesi, di cui 33 – quelli della Celac – non hanno un coordinamento unificato. Impresa non semplice soprattutto per quanto riguarda la crisi ucraina, rispetto alla quale Paesi come Cuba e Nicaragua hanno atteggiamenti opposti a quelli della Ue: nel 2014 i due Paesi sudamericani avevano riconosciuto il referendum per l’annessione russa della Crimea.

Se sul piano della politica estera, dunque, il terreno è scivoloso, ci si concentrerà maggiormente sulle relazioni bilaterali e gli investimenti comuni, a partire dal finanziamento della lotta al cambiamento climatico e al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu. Inoltre, saranno intensificate le iniziative d’investimento europeo nella regione attraverso la strategia Global Gateway, il piano di finanziamento da 300 miliardi di euro con cui la Ue aspira a proporre un’alternativa alla Via della Seta cinese. Si tratta di un piano d’investimenti in infrastrutture, digitale, clima, energia, salute e istruzione che coinvolgerà i Paesi del centro e Sud America e che sarà oggetto degli incontri del vertice. «Proponiamo di portare oltre 45 miliardi di euro di investimenti europei di alta qualità in America Latina e nei Caraibi. Oltre 135 progetti sono già in cantiere: dall’idrogeno pulito alle materie prime essenziali, dall’espansione della rete di cavi dati ad alte prestazioni, alla produzione dei più avanzati vaccini a base di mRna», ha dichiarato oggi al vertice Ursula von der Leyen.

L’obiettivo della Ue di arginare l’influenza della Cina nella regione pare però arenarsi per quanto riguarda il trattato di libero scambio Ue-Mercosur. Su questo punto rimangono, infatti, ancora diverse e importanti divergenze tra i capi dell’America Latina e la Commissione europea, espresse in maniera nitida dal presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva: «non siamo interessati ad accordi che ci condannino all’eterno ruolo di esportatori di materie prime, minerali e petrolio […]. Il documento aggiuntivo presentato dall’Ue a marzo di quest’anno è inaccettabile, i partner strategici non negoziano con diffidenza. È imperativo che il Mercosur presenti una risposta rapida e energica» ha affermato il presidente brasiliano al 62° vertice del Mercosur di quest’anno.  A fargli da sponda il presidente argentino Alberto Fernandez, secondo il quale la proposta europea è «eccessivamente focalizzata sull’ambiente, senza alcuna registrazione delle tre dimensioni della sostenibilità: ambientale, economica e sociale». Altro punto di attrito riguarda l’accesso delle imprese europee alle gare pubbliche nei Paesi sudamericani che incontra la netta contrarietà di quest’ultimi: «Non è ammissibile rinunciare al potere d’acquisto dello Stato, uno dei pochi strumenti di politica industriale che ci è rimasto», ha detto sempre Lula.

«Non vogliamo imposizioni. È un accordo di partenariato strategico e nessun partner strategico punta una spada alla testa dell’altro», ha ulteriormente chiarito il presidente brasiliano, spiegando anche che il Mercosur non guarda solo all’accordo con l’Unione europea, ma intende «esplorare nuovi fronti negoziali con partner come Cina, Indonesia, Vietnam e i Paesi dell’America centrale e dei Caraibi». Lula ha confermato così l’apertura ai Paesi del sud del mondo in un’ottica conforme all’approccio multipolare.

È ancora lungo, dunque, il percorso per raggiungere un accordo su questi punti e l’Ue dovrà trovare un compromesso per rispondere alle preoccupazioni dei Paesi del blocco, tra cui quella della legge europea sulla deforestazione, che rischia di erodere una parte consistente dell’export sudamericano. Si tratta di una mossa importante dell’Ue per cercare di esercitare il cosiddetto “soft power” in una regione strategica degli equilibri internazionali, tentando di sottrarla all’influenza delle potenze emergenti come la Cina e non solo. Tuttavia, l’intenzione dei Paesi dell’America Latina sembra quella di continuare a cooperare e a fare accordi commerciali secondo una logica multilaterale, in condizioni di parità, evitando di finire nel vortice della sudditanza geopolitica in cambio di progetti e finanziamenti e firmando intese solo nell’interesse nazionale e continentale.

[di Giorgia Audiello]

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