La società Mondialpol, una delle aziende leader nei servizi di vigilanza privata, è stata sottoposta a controllo giudiziario per caporalato e sfruttamento dei lavoratori. Il commissariamento è stato deciso dal pm di Milano Paolo Storari con un decreto d’urgenza, nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza. I lavoratori sarebbero stati pagati 5,37 euro lordi all’ora e minacciati di trasferimento in caso di mancata accettazione delle condizioni. Una situazione di forza che avrebbe fatto leva sullo stato di bisogno dei dipendenti, costretti di fatto ad accettare retribuzioni ben al di sotto della soglia di povertà e comunque sproporzionate rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato.
Nelle audizioni condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Milano è emerso come i lavoratori fossero costretti a turni fino a 12 ore, festivi compresi, per arrivare a una busta paga dignitosa. Nei mesi scorsi i sindacati erano scesi in strada per chiedere migliori condizioni lavorative. A Como, Cgil, Cisl e Uil avevano organizzato un’assemblea e un presidio davanti ai cancelli della Mondialpol per denunciare una situazione economica ormai insostenibile, bollata successivamente dalla procura come un pericolo per la sicurezza dei lavoratori e per la concorrenza leale. L’azienda, presente su tutto il territorio nazionale, è stata dunque sottoposta a controllo giudiziario e un amministratore giudiziario è stato nominato per garantire il rispetto delle norme sul lavoro.
È un luglio caldissimo per i diritti dei lavoratori: la notizia del commissariamento della Mondialpol arriva a pochi giorni dallo sciopero nazionale che i dipendenti del settore ferroviario e aereo hanno indetto per il 13 e 15 luglio. Nel frattempo continua la mobilitazione anti Mondo Convenienza, con i lavoratori in sciopero davanti ai cancelli del magazzino di Settimo Torinese. All’azienda viene chiesta l’applicazione del contratto nazionale CCNL Logistica, che a differenza del contratto attuale dei lavoratori in sciopero, prevede uno stipendio base di circa 1.600 euro (invece di 1180). Chieste, inoltre, giornate di lavoro realmente di otto ore e il pagamento del sabato lavorativo.
[di Salvatore Toscano]
Aggiungi agli industriali un PD, che di sinistra oramai non ha più nulla da 20 anni e che controlla il sindicato maggiormente rappresentativo.
Arrivi all’equazione perfetta per giustificare l’enorme emorragia di diritti e potere d’acquisto dei lavoratori in Italia.
Stiamo tornando in dietro di 50 anni grazie a quei pezzi di merda degli industriali!