La procura di Torino ha aperto un’indagine contro il cantante del gruppo britannico Placebo, Brian Molko, per vilipendio contro le istituzioni. Durante l’esibizione sul palco dello Stupinigi Sonic Festival dello scorso 10 luglio, infatti, il frontman della band (che conta oltre 14 milioni di dischi venduti) ha definito il primo ministro italiano Giorgia Meloni «fascista, razzista, nazista» e le ha rivolto anche alcuni insulti. Gli attacchi di Molko alla Meloni sono stati motivati dal fatto che, a suo parere, questo governo non concede sufficienti tutele alle minoranze, in particolare alle persone non binarie e transgender e ai figli delle coppie omosessuali.
L’episodio è stato immediatamente segnalato alla procura di Torino, che ha richiesto ai carabinieri di Nichelino una notazione di servizio per valutare quanto accaduto. La sua risonanza è stata tale da rischiare di pregiudicare anche il concerto della band previsto per il 1° di agosto a Sassari. Qui, infatti, il consigliere comunale di centrodestra Mariolino Andria ha presentato un’interpellanza al sindaco per chiedere all’amministrazione di prendere provvedimenti ed evitare una «spiacevole replica» di quanto accaduto a Stupinigi.
Molko non è certo il primo musicista a portare la politica sul palco: altri artisti del calibro di Roger Waters (ex frontman dei Pink Floyd) hanno in precedenza trasformato il proprio palcoscenico in una piattaforma di sensibilizzazione verso determinate tematiche, utilizzando spesso termini poco lusinghieri nei confronti di capi di governo e autorità. Ma, che si tratti di artisti internazionali o di fama locale (si veda quanto accaduto al rapper sardo Bakis Beks per i suoi testi contro le basi NATO in Sardegna), la politica si è sempre mostrata poco incline a lasciar correre.
[di Valeria Casolaro]