Il Tribunale amministrativo del Lazio ha respinto tutti i ricorsi presentati dalle associazioni ambientaliste, dai comitati e dai sindaci contro il Piano rifiuti di Roma Capitale e la realizzazione del termovalorizzatore. L’impianto, quindi, si farà. I ricorsi, seppur “argomentati con dovizia di censure e riferimenti normativi”, risultano infatti “destituiti di fondamento”. Secondo i giudici, in particolare, il Piano rifiuti non risulta in contrasto con la normativa europea, mentre sono definite “intempestive” le “censure con riferimento ai paventati rischi di inquinamento, peraltro strettamente correlati anche alle caratteristiche, condizioni e soluzioni impiantistiche del termovalorizzatore, e quindi insuscettibili di un esame ipotetico e astratto”. Il Comitato No Inceneritore parla di «sentenza politica» e annuncia una nuova fase di «opposizione a oltranza». Il Comitato in questione ritiene infatti che quella dell’inceneritore sia una scelta vecchia, poco intelligente ed economicamente non sostenibile e che il sindaco capitolino Gualtieri stia spingendo per la realizzazione dell’inceneritore con una campagna di propaganda unilaterale. «Facendo leva sul suo ruolo di Commissario di governo – spiegano – sta bypassando un regolare processo decisionale democratico, estraniando dalla discussione anche i 20 sindaci dei Castelli romani che, ripetutamente, ma invano, hanno chiesto di interloquire per avanzare proposte alternative al termovalorizzatore».
Ormai è passato oltre un anno da quando il sindaco Gualtieri ha annunciato la realizzazione di un termovalorizzatore da 600mila tonnellate per la Capitale. L’impianto, secondo quanto dichiarato, permetterà di abbattere del 90% l’attuale fabbisogno di discariche e avrà un impatto ambientale praticamente nullo. Nel complesso, il Piano presentato comprende, oltre al termovalorizzatore, due biodigestori anaerobici, due impianti per la selezione ed il recupero di carta, cartone e plastica e nuovi centri di raccolta. In questo modo – spera la maggioranza capitolina – Roma potrà finalmente chiudere il ciclo dei rifiuti e mettersi al pari con le grandi capitali europee e le maggiori città italiane. Il tutto determinerà inoltre una riduzione delle emissioni del 44%, con un -15% per le emissioni su attività di trasporto, -18% sull’impiantistica e -99% sulle emissioni da discarica. Sarà poi possibile soddisfare il fabbisogno di energia elettrica di 150.000 famiglie l’anno e di ridurre la Tari – la tassa sui rifiuti – di almeno il 20%, nonché di potenziare in misura significativa le attività di raccolta e di pulizia della città. La decisione, comunque, non è stata mai accolta positivamente da tutti. Si sono detti contrari, ad esempio, gli abitanti della zona di Santa Palomba, nell’estrema periferia sud della Capitale, dove appunto verrà realizzato l’impianto. Anche se, dati alla mano, la decisione presa da Gualtieri non è detto abbia le conseguenze paventate dagli ambientalisti e dai comitati. L’impianto che si pensa di realizzare a Roma, infatti, sarà una struttura di ultima generazione che non ha nulla a che vedere con gli inceneritori di prima generazione. Gli impianti attuali recuperano, sotto forma di energia elettrica, l’85% del calore prodotto dalla combustione dei rifiuti, si tratta quindi di infrastrutture ad elevata efficienza energetica.
In termini di emissioni, invece, le cose sono un po’ diverse poiché nessuna combustione è esente dal rilascio di anidride carbonica. Tuttavia, vanno considerati diversi aspetti. Prima di tutto, va precisato, un termovalorizzatore è nel complesso meno impattante di una discarica, sia in termini di emissioni di gas serra che di inquinanti. Nella Capitale, anche se la raccolta differenziata arrivasse al 65%, sarebbe comunque necessaria una discarica dalle elevate capacità e, quindi, dall’elevato impatto ambientale. «Nel trentennio 1990-2019 – evidenzia poi l’Informative inventory report Italy 2021 – a fronte di un incremento del quantitativo di rifiuti inceneriti, che è passato da circa 1,8 milioni di tonnellate del 1990 a circa 6 milioni nel 2021, si è avuto un forte calo del totale delle emissioni del settore incenerimento». In relazione agli obiettivi climatici, sebbene più sensata dell’ennesima discarica, chiaro è che quella del termovalorizzatore non sia l’opzione migliore. L’impianto, comunque, produrrà energia risparmiando le emissioni altrimenti prodotte dall’uso di combustibili fossili. Senza contare che il recupero energetico negli inceneritori ha un impatto 8 volte inferiore a quello di una discarica.
[di Simone Valeri]
L’obbligo di ottimizzare la differenziata non e’ tanto dei comuni, ma in primis dei cittadini: sono questi infatti i primi a dover conferire in modo adeguato i rifiuti prodotti. Demagogia e’ poi pensare di poter riciclare tutto, e tutto a zero emissioni e a zero impatto ambientale…considerato dopotutto che parliamo anche di cittadini romani…
Il termovalorizzatore non è la soluzione ma le discariche sono un problema, chi è contro i termovalozzatori dovrebbe contribuire a produrre meno rifiuti piuttosto che la loro savaguardia nelle discariche.
Esatto. Non possiamo pensare nei termini che l’unica alternativa all’inceneritore è la discarica.
Già. Il fatto, però, è che i rifiuti, prima di essere tali, sono principalmente imballaggi, che l’industria alimentare costringe i consumatori ad acquistare insieme agli alimenti per poi lasciare ai cittadini l’onere di disfarsene. Vivere senza produrre rifiuti e ‘ diventato pressoché impossibile, quindi il primo obbligo e’dei comuni di provvedere alla raccolta e al riciclo, e ai decisori politici che, invece di concedere proroghe alle industrie alimentari e del packaging, dovrebbero rendere antieconomica la distribuzione così come è organizzata ora.