sabato 21 Dicembre 2024

Salari bassi e perdita di potere d’acquisto: la fotografia del Sud Italia del Rapporto Svimez

L’ultimo rapporto Svimez – associazione privata che si occupa di promuovere lo studio delle condizioni economiche del Mezzogiorno d’Italia – mette in risalto le grandi potenzialità del sud Italia insieme ad alcune lacune che ancora affliggono il meridione. Il report stima una crescita del Pil italiano del +1,1% nel 2023, con una crescita nel Mezzogiorno (+0,9%) di soli tre decimi di punto percentuale in meno rispetto al Centro-Nord (+1,2%). Queste previsioni si basano sull’ipotesi di un utilizzo parziale delle risorse del Pnrr. Con la piena efficienza del piano, il Pil del Sud potrebbe far segnare già nel 2023 una crescita superiore di circa 5 decimi (fino all’1,4%) e di circa 4 decimi nel Centro-Nord. Si prevede, inoltre, che nel triennio 2023-2025, gli investimenti dovrebbero crescere in maniera più pronunciata nel Mezzogiorno, grazie ai ritmi di crescita del 2024-2025 stimati al di sopra della media delle regioni centro-settentrionali.

A fronte di questi dati incoraggianti, però, Svimez mette in luce come ancora tre milioni di lavoratori ricevano una retribuzione oraria al di sotto dei nove euro nella penisola, la soglia fissata dalle opposizioni per un eventuale salario minimo. Di questi circa un milione sono nel Mezzogiorno dove la loro quota raggiunge il 25,1% degli occupati dipendenti, oltre uno su quattro. Circa 2 milioni vivono nelle regioni del Centro-Nord dove rappresentano il 15,9% degli occupati dipendenti. Il meridione risulta anche il più colpito per quanto riguarda la perdita di potere d’acquisto. Nel 2022, le retribuzioni lorde nel Centro-Nord erano di tre punti percentuali più basse rispetto al 2008, mentre al Sud lo erano di ben 12 punti. Una situazione che pone in secondo piano l’aumento occupazionale registratosi nel primo trimestre del 2023 (+6,5% a livello nazionale e +7,7% nel Mezzogiorno).

Allo stesso tempo, però, il direttore della Svimez, Luca Bianchi, anticipando il rapporto 2023, ha messo in evidenza come «nella dinamica post Covid il Mezzogiorno ha agganciato la ripresa nazionale facendo segnare tassi di crescita sostanzialmente in linea con il resto del Paese» e spiegando che nel 2022 il Pil del Mezzogiorno è cresciuto del 3,5%, a fronte di una media nazionale del 3,7%, in linea con la media europea del 3,5%.

Nel complesso, i dati del Rapporto Svimez «lasciano intendere grandi potenzialità e rischi per il Mezzogiorno, luci e ombre. Le potenzialità vanno accompagnate e i rischi evitati anche con interventi di riprogrammazione che stiamo portando avanti». È quanto ha affermato il ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, alla conferenza stampa sulle Anticipazioni del Rapporto Svimez 2023 dove ha annunciato che «ci sarà un protocollo di intesa per lavorare insieme con Svimez». «Lo stiamo definendo in queste ore», ha fatto sapere. Nonostante alcuni miglioramenti previsti, resta però il dato di una retribuzione oraria ancora troppo bassa in gran parte d’Italia, e al sud in particolare, che pone in secondo piano i dati sulla crescita occupazionale che ha superato quelli pre-Covid. Tuttavia, i posti di lavoro, al Sud, rimangono ancora al di sotto di circa 300.000 unità rispetto ai livelli raggiunti nel 2008. L’Italia resta una delle poche nazioni europee a non avere fissato per legge un salario minimo.

[di Giorgia Audiello]

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1 commento

  1. Al sud sta bene stare sempre peggio visto il modo in cui si fanno giocare dal Centro contro il Nord, invece di correre al federalismo e farsi Napoli Capitale amministrativa, con cui diventerebbero la locomotiva d’Italia e finalmente con una qualità di vita ai vertici mondiali.

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