giovedì 21 Novembre 2024

I parenti delle vittime in Yemen denunciano l’Italia per le bombe

Un sopravvissuto ad un attacco aereo mortale in Yemen e i parenti di altre vittime hanno presentato denuncia contro l’Italia alla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU). L’esposto si basa sugli attacchi del 2016 e permetterebbe l’accesso alla giustizia alle vittime provocate da armi prodotte in Europa. Per questo l’organizzazione yemenita Mwatana è intervenuta chiedendo il rispetto delle norme nazionali e internazionali sul commercio di armi. I ricorrenti sono sostenuti anche da Rete Pace e Disarmo e dal Centro europeo per i diritti costituzionali e umani (ECCHR).

I tre ricorrenti sostengono che la magistratura italiana ha escluso il produttore di armi RWM Italia S.p.a. e gli alti funzionari dell’autorità nazionale dalla responsabilità della violazione del diritto alla vita, come sancito dall’articolo 2 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo. La denuncia offre l’opportunità di prendere una decisione senza precedenti: permettere che gli Stati europei garantiscano l’accesso alla giustizia alle vittime di crimini di guerra commessi con armi prodotte in Europa.

La denuncia si basa sui fatti dell’8 ottobre 2016, quando l’attacco aereo sul villaggio Deir Al-Ḩajārī portò all’uccisione dei sei membri della famiglia Husni e ferì uno dei ricorrenti. Dalle analisi dei resti delle bombe rinvenuti è seguita la conferma della produzione di RWM Italia, una filiale della società tedesca Rheinmetall AG. Il periodo di licenza di esportazione rilasciato dalle autorità italiane avrebbe inoltre configurato una violazione del Trattato sul commercio delle armi. Dal marzo 2015 la Coalizione a guida saudita si è resa responsabile di attacchi che hanno ucciso oltre 9000 civili e hanno distrutto infrastrutture pubbliche. Nel 2018 un giudice di Roma aveva archiviato una denuncia penale presentata dai ricorrenti che accusava i funzionari statali e aziendali per il loro ruolo nella fornitura di armi utilizzate poi negli attacchi aerei illegali in Yemen. Nonostante il blocco della vendita di missili e bombe d’aereo di fabbricazione italiana verso Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti del 2020, arrivato dopo le pressioni sulla violazione delle norme sul commercio di armi, nelle ultime settimane il Governo italiano ha deciso di cancellare questa decisione.

A commento della notizia è intervenuta Mwatana, organizzazione yemenita indipendente per i diritti umani che opera dal 2007 e che fornisce assistenza legale alle vittime. Radhya Al-Mutawakel, presidente e fondatrice dell’organizzazione, ha dichiarato: «Il fatto che non sia stata aperta un’indagine su un caso di omicidio colposo, mentre sono stati commessi migliaia di crimini di guerra contro la popolazione dello Yemen, è scioccante. In assenza di giustizia, che valore hanno norme giuridiche come il diritto penale internazionale e il diritto umanitario internazionale? Quando le norme nazionali e internazionali sul commercio di armi non vengono applicate, a cosa serve averle se i trasgressori non sono chiamati a risponderne?»

[di Roberto Demaio]

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