A chi serve davvero il ponte sullo stretto di Messina? Il tema è tornato al centro dell’attenzione dopo che il governo ha deciso di riprendere il progetto infrastrutturale per collegare la Sicilia alla Calabria e sono emerse le forti pressioni dell’ambito militare – in particolare della Nato – per la realizzazione dell’opera. Più che attuare la costruzione dell’infrastruttura per migliorare la mobilità civile, infatti, l’investimento – lievitato oggi a 13,5 miliardi dai cinque del 2001 – servirebbe a migliorare la mobilità e i collegamenti delle basi militari del sud Italia, dove l’Alleanza at...
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Bell’articolo che fa chiarezza rispetto alla narrativa dominante dei mass media supini al volere dei nostri colonizzatori
Bravi, che la verità venga a galla! Diffonderò su Facebook!
Abbiamo un governo fantoccio supino agli ordini USA, dobbiamo crescere come cittadini consapevoli della nostra vera nazionalità e fare rispettare la nostra Costituzione nata dalla resistenza per la nostra libertà
Certo che è indiscutibile l’interesse militare e la sudditanxa dovuta ai vincitori…purtroppo ancora oggi ma non va dimenticato che l’ingegneria puo’ ampiamente superare i problemi tecnici e che le ns merci viaggiano a costo volume/tempo in particolare su gomma e che la sicilia non potra” mai decollare senxa essere collegata seriamente al continente.
Da buona colonia non possiamo che subire…(maledetti Yankees!)
Bisogna sempre cercare la verità, grazie per farlo
Ma ancora continuiamo a voler credere di essere una Nazione libera e magari anche democratica (il popolo decide)? Ma basta! La penisola è una colonia da quando ha perso la guerra mussoliniana e non si vede nessuna indipendenza nemmeno dopo 78 anni di occupazione militare Usa. Siamo un Viceregno che al posto del Re di Spagna ha per capo il presidente Usa ma la stessa marmaglia di traditori venduti agli ordini dell’occupante come classe politica, pagata col potere surrogato e l’impunità garantita e dedita al quotidiano teatro che rappresenta una inesistente libertà di decidere.
Inoltre il ponte sorgerà in una zona sismica. Sua maestà Etna potrebbe fare giustizia. È sempre attivo. Inoltre il fondo Marino su cui poggerebbero i colossale pilastri non è stabile,non è roccioso.e’ melmoso. .
Grazie G.A. articolo importante, come sempre.
Almeno i sogni sono ancora permessi: un’Italia libera, indipendente, sovrana.
Con missili balistici e piccole testate nucleari si raggiungono obiettivi a 18mila (Sarmat) e 14mila (Minuteman) km di distanza. Tutto il resto sono favole per i sudditi (contribuenti) ormai terrorizzati da un nemico creato ad hoc dagli “amici”…
Dal 43 siamo occupati dagli americani…entrati in Italia grazie anche alla Mafia…ci gestiscono in tutto..non c’è governo che non abbia il loro ok..oltre 150 basi militari nel nostro paese…noi non ne abbiamo una in USA.. in ogni strage bombarola ( Bologna ,Firenze , Italicus, Palermo ecc.) non si sanno i mandanti ma tutto l’esplosivo usato proveniva da basi Americane /Nato italiane (rif. inchiesta giudice Fernando Imposimato)…. L’Italia ripudia la guerra…. E deve tornare libera…. E loro devono tornare a casa loro …
Fausto, sono perfettamente d’accordo, però per non distruggere il mondo nel liberarci, la cosa migliore sarà l’appoggio della maggioranza dei cittadini degli USA stessi, cosa impegnativa ma non impossibile.
Poi magari chiederemo o che il comandante supremo NATO venga scelto tra tutti i paesi partecipanti e non obbligatoriamente degli USA, o lo scioglimento per evidente inutilità difensiva, ma evidente deriva Imperialista e consumismo insostenibile.
Si vis pacem para bellum
Non vedo perché l’Italia dovrebbe evirarsi per liberarsi dell’ ingerenza degli USA, semmai deve meglio armarsi.
Ovviamente cercare politici meno ricattabili, perché quello che vediamo in Europa è dominio CIA attraverso dossier sui vizi di ogni politico europeo altro che il ponte, sono i continui piccoli furti e vizi dei nostri politici, poi facilmente ricattati a renderci inermi.
Più che non fare il ponte sarebbe una polizia Europea più efficiente capace di arrivare prima degli Americani a liberarci dai politici sotto ricatto delle Nazioni straniere.