giovedì 21 Novembre 2024

Ormai bastano le ferie estive per mandare al tappeto gli ospedali italiani

Gli ospedali italiani sono in affanno a causa delle carenze di organico che ormai rendono impossibile anche fare fronte alle ferie di medici ed assistenti senza ridurre le capacità di assistenza. È ciò che emerge da una ricerca condotta dalla Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi). Con un terzo degli organici in ferie l’attività di assistenza sanitaria è calata del 52,7% e addirittura il 15% degli ambulatori ha chiuso. L’assistenza è in crisi complessivamente nel 56% dei reparti. Per tentare di rimediare quasi la metà dei medici sta aumentando i carichi di lavoro saltando spesso i turni di riposo settimanali. Secondo il presidente Fadoi Francesco Dentali tra le cause ci sarebbe la classificazione a “reparti a bassa intensità”, la quale comporterebbe una minore dotazione di tecnologie e personale. Secondo il presidente della Fondazione Fadoi Dario Manfellotto, l’affanno degli ospedali implicherebbe poi un’ulteriore riduzione di personale nelle medicine interne.

Le ferie valgono per tutti, medici compresi. Ciò che non vale per tutti invece è il fatto di dover rinunciare ai turni di riposo per assicurare che i diritti costituzionali vengano garantiti. In questo caso è il diritto alla salute, così come stabilito dall’articolo 32 della Costituzione, ad essere messo a rischio e garantito solo grazie ai sacrifici di medici e assistenti che rimangono in servizio, rinunciando anche ai giorni di riposo e facendo ore di straordinario. A fornire il quadro della situazione è Fadoi, Federazione che nasce nel 1995 con l’intento di promuovere lo sviluppo delle conoscenze medico-scientifiche e della ricerca clinica nell’ambito della Medicina interna. Secondo l’ultima analisi, condotta in ben 206 Unità ospedaliere di medicina interna sparse in tutte le regioni italiane, il diritto alle ferie di medici e operatori ospedalieri sta comportando un affanno del sistema sanitario nazionale tutt’altro che indifferente: attività ambulatoriali diminuite del 52,7% e nel 56% dei casi la richiesta di assistenza sanitaria è compromessa in modo sensibile. Riduzione degli organici di reparto che varia tra il 21 e il 30% nel 48% dei casi, tra il 30 e il 50% nel 19,4% e tra l’11 e il 20% nel 21,8% dei casi. Il volume di lavoro aumenta nel 42,7% dei casi e questo incide sull’assistenza nel 93,7% dei casi. Ai problemi di igiene e pulizia, già trattati da L’Indipendente, si sommano quindi problemi di turno e di lavoro, che hanno già portato all’abbandono dell’incarico di 15mila medici.

Il presidente di Fadoi, Francesco Dentali, ha dichiarato: «Nelle medicine interne le carenze di organico che vanno ad accentuarsi nel periodo di riposo estivo vanno a rendere più critico il quadro per via del fatto che i nostri reparti sono ancora erroneamente classificati come a “bassa intensità di cura”, il che non riflette in alcun modo la complessità dei pazienti anziani e con pluri-morbilità che abitualmente trattiamo nelle nostre Unità operative, che da sole assorbono un quinto di tutti i ricoveri ospedalieri. E questa anacronistica classificazione delle medicine interne implica già di per sé una minor dotazione di tecnologie, medici e infermieri per posto letto, che diventa esplosiva nel periodo estivo, quando anche il nostro personale usufruisce del meritato riposo».

Sono infatti il 56,8% sul totale i medici che tra giugno e settembre saltano i riposi settimanali per sopperire alla carenza di personale. Il 44,7% è obbligato a coprire i turni notturni con attività aggiuntive mentre il 28% è chiamato a garantire anche i turni in pronto soccorso. Il numero di ore settimanali varia tra le 12 e le 60 nel 56,1% degli ospedali mentre nel 10,5% dei casi si supera quota 90. Secondo il presidente della Fondazione Fadoi Dario Manfellotto, «questo va a tutto discapito dell’attività delle medicine interne, che già dotate di un minor numero di professionisti sanitari in rapporto alla complessità dei pazienti trattati, finiscono così per perdere ulteriori quote di personale, che anziché essere presente in reparto è dato “in prestito” ai pronto soccorso».

[di Roberto Demaio]

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