Nella giornata di ieri i soldati della guardia presidenziale hanno annunciato di aver rimosso dall’incarico il presidente del Niger, Mohamed Bazoum. La conferma che si trattasse dell’ennesimo colpo di Stato è arrivata tramite la diretta televisiva del maggior-colonnello Amadou Abdramane, il quale ha dichiarato che: «la difesa e le forze di sicurezza hanno deciso di porre fine al regime di Bazoum a causa della crescente insicurezza, della corruzione e delle cattive condizioni economiche in cui si trova il Paese». Gli alti ufficiali che hanno dato il via al colpo di Stato, rinominatisi Consiglio Nazionale per la salvaguardia del Paese, hanno inoltre annunciato la chiusura di tutti i confini, l’entrata in vigore del coprifuoco, il blocco di tutte le attività di ministeri e istituzioni, oltre ad aver intimato le potenze straniere di astenersi da qualsiasi intervento militare.
Le message lu par les putschistes au #Niger qui disent vouloir "rassurer la communauté internationale par rapport au respect de l'intégrité physique et morale des autorités déchues conformément aux principes des droits humains" (1/2) pic.twitter.com/VtNf4SkzWg
— Philippe Berry (@ptiberry) July 26, 2023
Questa mattina, il presidente Bazoum ha lanciato un appello sui social media rivolto al popolo per chiedere che venissero protette le istituzioni democratiche «faticosamente conquistate», mentre il ministro degli Esteri Hassoumi Massoudou ha invitato «tutti i democratici e i patrioti» a lottare per far fallire il colpo di Stato. La situazione, ancora in via di sviluppo, marca il settimo colpo di Stato nell’Africa centro-occidentale dal 2020 a oggi e rischia di avere serie ripercussioni a livello geopolitico. Uno dei rischi è che l’intervento dei Paesi occidentali per combattere il terrorismo dei gruppi armati legati ad al-Qaeda e all’ISIS nella regione del Sahel sia ancora più difficile da mettere in atto. Il Niger, ex colonia francese, è un alleato chiave per la Francia e gli Stati Uniti, oltre ad essere un partner strategico anche per l’Unione Europea nella lotta contro l’immigrazione irregolare. Washigton, tramite il Segretario di Stato Antony Blinken, ha espresso supporto in favore del presidente Bazoum, chiedendone l’immediato rilascio e dicendosi molto preoccupato per la situazione nel Paese africano. Gli Stati Uniti hanno infatti due basi militari dove sono dispiegati droni e circa 800 soldati, tra cui le forze speciali impegnate nell’addestramento dei militari nigerini. Il Niger è uno dei pochi alleati rimasti degli Stati Uniti nella regione, dopo che i governi di Mali e Burkina Faso sono stati rovesciati da due colpi di Stato che hanno portato all’espulsione delle truppe francesi e all’avvicinamento alla Russia tramite il gruppo mercenario Wagner.
Coup d'état au #Niger. Le président vient de se faire renverser par des militaires. Toutes les institutions ont été suspendues, les frontières fermées et un couvre-feu instauré. Des manifestants rassemblés pour défendre la démocratie ont été dispersés par des tirs de sommation pic.twitter.com/fsVtPAKoNY
— Anonyme Citoyen (@AnonymeCitoyen) July 27, 2023
Anche le Nazioni Unite, tramite il segretario generale Antonio Guterres, si sono dette preoccupate per la situazione in Niger e hanno condannato il tentativo di prendere il potere con la forza per rovesciare un governo democratico, che ha messo a rischio la pace e la stabilità del Paese. Anche l’Unione Africana (UA) e la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) hanno espresso ieri il loro disappunto riguardo la destituzione di Bazoum, salito in carica due anni fa e primo presidente eletto democraticamente in Niger dall’indipendenza dalla Francia nel 1960. Il presidente della Nigeria Bola Tinubu, scelto questo mese come presidente della commissione ECOWAS, ha affermato che la leadership del blocco regionale resisterà a qualsiasi tentativo di rovesciare il governo del Niger, dichiarando: «Faremo tutto ciò che è in nostro potere per garantire che la democrazia sia saldamente radicata, nutrita, e prospera nella nostra regione». Il presidente del vicino Benin, Patrice Talon, dopo un meeting con Tinubu, era volato in Niger mercoledì pomeriggio per valutare la situazione. Talon ha dichiarato: «Tutti i mezzi saranno utilizzati, se necessario, per ripristinare l’ordine costituzionale in Niger, ma l’ideale sarebbe che tutto avvenisse in pace e armonia».
Il colpo di Stato in Niger rischia di avere serie ripercussioni a livello regionale e internazionale, in una zona di mondo sempre più al centro delle lotte per l’influenza tra potenze. Nel Sahel sono impegnati anche diversi attori non statali come i gruppi criminali, spesso legati a gruppi terroristi o alle giunte militari al potere e dediti al traffico di droga, armi e esseri umani. Il Niger è infatti un crocevia strategico per le rotte di questi traffici che puntano a raggiungere le coste del Nord Africa per poi arrivare in Europa. Il rischio principale, comunque, è che il Paese possa precipitare in una devastante guerra civile: centinaia di cittadini del Niger, alla notizia del colpo di Stato, si sono infatti riversati per le strade della capitale Niamey in difesa del presidente e delle istituzioni.
[ di Enrico Phelipon]