domenica 22 Dicembre 2024

Le politiche “contro l’inflazione” della BCE regalano il record di profitto a Unicredit

Grazie all’aumento delle rate e dei mutui dovuto al rialzo dei tassi deciso dalla BCE, a fronte di interessi pagati ai correntisti sostanzialmente stabili, la banca Unicredit ha chiuso un semestre con un record di utili pari a 4,4 miliardi di euro, quasi il doppio rispetto al 2022. Solo nel secondo trimestre del 2023, la banca ha guadagnato 2,3 miliardi di euro, mentre i costi sono rimasti sostanzialmente invariati. Dopo la diffusione dei dati, il titolo della banca è salito in borsa dell’1,4%. L’incremento di ricavi e profitti è dato dal “margine di intermediazione”, ossia la differenza che Unicredit chiede sui suoi prestiti e quelli che paga ai depositanti.

«Continuando a sprigionare il grande potenziale insito nella nostra rete commerciale, abbiamo prodotto il migliore primo semestre di sempre», ha detto l’amministratore delegato della banca, Andrea Orcel, aggiungendo anche che «la nostra valutazione di Borsa è ben inferiore rispetto ai nostri risultati e quindi proseguiamo a ricomprare azioni perché è un investimento migliore delle opzioni di fusioni e acquisizioni sul mercato». Lo stesso amministratore delegato ha fatto sapere che tra il 2021 e il 2024 Unicredit distribuirà agli azionisti 22 miliardi contro i 16 miliardi annunciati nel piano. Il banchiere ha concluso che su quest’anno il dividendo cash sarà almeno di 2,4 miliardi.

Quello di Unicredit è un esempio diretto di come la politica monetaria restrittiva adottata dalla BCE favorisca il guadagno delle banche a scapito dell’economia reale e dei comuni cittadini, con scarsi risultati – fino ad ora – rispetto all’obiettivo dichiarato di voler diminuire l’inflazione. La BCE ha finora varato oltre sette rialzi dei tassi d’interesse, portando il tasso sui rifinanziamenti principali al 3,75%, quello sui depositi al 3,25% e quello sui prestiti marginali al 4%. A fronte di guadagni record delle banche, la decisione dell’istituto di Francoforte sta comportando enormi scompensi per chi ha contratto prestiti o mutui: secondo la Federazione Autonoma Bancari Italiani (FABI) sono 6,8 milioni, pari a circa il 25% del totale, le famiglie italiane che hanno debiti con le banche: di queste, 3 milioni e mezzo hanno un mutuo per l’acquisto di una casa. Le rate dei mutui a tasso variabile sono cresciute in media del 65% durante l’ultimo anno, mentre i nuovi mutui a tasso fisso – si legge nello studio FABI – sono passati da un interesse medio di circa 1,8% a oltre il 5%, con le rate mensili che pertanto possono risultare, sulla base delle offerte delle banche, anche più che raddoppiate.

Per fare un esempio, lo studio condotto dalla FABI segnala come comprare un’automobile da 25mila euro a rate potrebbe costare oggi, nel caso di un finanziamento decennale a un tasso del 12,7%, oltre 8.200 euro in più rispetto al 2021. Chi guadagna però dal contesto generale c’è: sono le grandi banche. Unicredit non è l’unica, infatti, ad avere registrato profitti da record: anche intesa San Paolo ha annunciato lo scorso maggio utili per 1,96 miliardi e la previsione di chiudere il 2023 con 7 miliardi di profitto.

[di Giorgia Audiello]

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