La premier italiana Giorgia Meloni è arrivata ieri negli Stati Uniti per la visita istituzionale alla Casa Bianca: dopo il colloquio con il presidente della Camera dei rappresentanti, il repubblicano Kevin McCarthy, si è svolto l’incontro bilaterale nello Studio Ovale con il presidente Joe Biden. Diversi i temi trattati, tra cui i più importanti riguardano la posizione dell’Italia a fianco dell’Ucraina, la stabilizzazione del continente africano per contenere i flussi migratori e il sostegno al cosiddetto “piano Mattei”, il rapporto con la Cina e lo sviluppo delle relazioni commerciali tra Italia e USA. Prima di ogni altra cosa, Meloni ha voluto ribadire il forte legame tra i due Paesi e durante la conferenza stampa presso l’ambasciata italiana a Washington ha parlato di «solida alleanza», di «partenariato strategico» e della «profonda amicizia che unisce i nostri due Paesi». All’inizio del colloquio con il presidente americano Joe Biden, Meloni ha detto che «in tempi difficili, sappiamo chi sono gli amici, dopo l’Ucraina il rapporto è ancora più solido».
Uno degli argomenti chiave dell’incontro è stato il rapporto dell’Italia con la Cina, da sempre guardato con sospetto da Washington. Sebbene non siano emerse pressioni esplicite da parte della Casa Bianca per far uscire la penisola dall’accordo sulla Via della Seta, firmato da Luigi Di Maio nel 2019, la potenza a stelle e strisce potrebbe offrire diverse “contropartite” in cambio dell’abbandono della Belt and Road Initiative (BRI): tra queste l’appoggio al Piano Mattei, finanziamenti per stabilizzare i Paesi africani e, infine, il riallineamento delle catene di approvvigionamento dopo che Biden – in seguito alla pandemia di Covid 19 – ha deciso di riportare negli USA la produzione di beni primari, sottraendoli alle fabbriche cinesi. Per incentivare le aziende a produrre in America, l’amministrazione statunitense aveva approvato l’Inflation Reduction Act che però danneggia notevolmente le aziende europee: nel negoziato con Bruxelles che ne è seguito, l’Italia potrebbe essere coinvolta traendone diversi vantaggi. In ogni caso, Meloni ha voluto sottolineare che «Gli Stati Uniti non ci hanno mai posto la questione di cosa debba fare l’Italia sulla via della Seta» e che c’è l’intenzione di favorire il dialogo con Pechino «perché agisca in modo responsabile». Ha quindi annunciato di essere stata inviata in Cina, dove il dialogo sarà «una delle prossime missioni».
Il segnale di abbandono del patto con Pechino, o comunque di una presa di distanze dal gigante asiatico, arriva quando i due capi di stato promettono di lavorare per «rafforzare le relazioni commerciali», ma soprattutto quando Meloni afferma che «Italia e Stati Uniti hanno un comune interesse a potenziare un commercio globale che non sia solo libero, ma corretto», con implicito riferimento alla condotta commerciale e industriale del Dragone: «la concorrenza di Paesi che non rispettano le garanzie standard su lavoro, ambiente e sicurezza mina le nostre imprese e i nostri lavoratori», ha aggiunto.
A Washington, ha continuato la presidente del Consiglio, «ho trovato anche condivisione e voglia di collaborare sulla nostra idea di un Piano Mattei per l’Africa»: si tratta di una di quelle “concessioni” – almeno a parole – dell’amministrazione americana alle necessità del governo italiano, in quanto l’intenzione degli USA è sempre stata quella di lasciare il lavoro più difficile – ossia la stabilizzazione della regione – all’Unione europea. Tuttavia, ora, dopo il sostanziale fallimento delle politiche europee in questo senso, già nell’agosto 2022 l’amministrazione Biden aveva pubblicato un rapporto, intitolato “U.S. Strategy Toward Sub-Saharian Africa” (La strategia statunitense verso l’Africa subsahariana). Meloni ha però esortato il governo americano a intervenire anche nel nord Africa, chiedendo uno sforzo maggiore affinché l’FMI sblocchi i prestiti da 1,9 miliardi alla Tunisia e facendo dell’instabilità delle regioni settentrionali un tema cruciale dei rapporti bilaterali. «La posizione degli Usa mi pare molto aperta rispetto a quello che noi stiamo facendo e non era scontato. Il rapporto tra Tunisia e Fmi è più un rapporto di difficoltà di incontrarsi. Da Biden ho trovato molto sostegno e attenzione alle iniziative che stiamo prendendo e alla volontà di essere più presenti e di dare una mano», ha affermato la premier.
Un incrollabile sostegno è stato ribadito, per l’ennesima volta, alla causa ucraina: «ho visto il presidente Biden molto determinato, come io sono molto determinata, il che non significa non cercare soluzioni negoziali. Come ho detto dall’inizio del conflitto, credo che l’unico modo di garantire la possibilità di una qualsiasi via di uscita diplomatica sia sostenere l’Ucraina». Dal canto suo, Biden ha ringraziato il governo italiano per gli aiuti forniti all’Ucraina, nel quadro della guerra con la Russia, affermando che l’Italia «è forte» nel sostegno a Kiev. La Meloni ha dovuto dunque ribadire il saldo collocamento dell’Italia nel solco della linea atlantica, sebbene, rispondendo a una domanda giornalistica, abbia paradossalmente affermato che gli interessi europei e americani non sono perfettamente sovrapposti e che, dunque, l’Europa «può e deve mantenere una certa autonomia» rispetto agli USA, attraverso una «sua politica estera». Tuttavia, l’UE continua a condividere passivamente la strategia di Washington su tutti i dossier di politica internazionale, a partire dalla questione ucraina, e proprio l’Italia risulta una delle punte di lancia del piano americano per logorare e sconfiggere militarmente la Russia. Risulta difficile, dunque, vedere spazi per un’autonomia strategica dell’Europa nello scenario internazionale.
[di Giorgia Audiello]
Brava Meloni, Da tempo aveva deciso di scavarsi la tomba assieme a Biden, per restare uniti e confermare agli USA la totale sottomissione dell’Italia già fedele vassalla dallo sbarco in Sicilia del 1943.
Ottimo Pinocchio. Può tranquillamente lavorare in posta , come lingua da francobolli .
Dovremmo chiedere ha “Gioggia” che sapore hanno le chiappe di un novanetenne…