domenica 22 Dicembre 2024

Nel Regno Unito si sviluppano vaccini per una malattia che ancora non esiste

Gli scienziati inglesi hanno iniziato a sviluppare vaccini contro la prossima pandemia causata dalla “Malattia X”. La scelta della stessa lettera usata spesso in matematica per le incognite non è casuale: i vaccini serviranno a contrastare un patogeno che è ancora sconosciuto. La storia della Malattia X risale al 2018, quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la inseriva in una lista di malattie prioritarie, classificandola come  “agente patogeno attualmente sconosciuto” potenzialmente in grado di causare una “grave epidemia internazionale”. Passata la questione Covid-19 le autorità del Regno Unito sono quindi tornate a concentrarsi sulla ipotetica Malattia X, allo scopo di studiare vaccini in grado di fare fronte alla sua diffusione.

Nel maggio del 2015 i paesi membri chiesero all’Organizzazione Mondiale della Sanità di creare un “Piano di azione di ricerca e sviluppo per prevenire le epidemie”. Lo scopo era quello di dedicarsi alle malattie infettive emergenti più gravi e sviluppare strategie per contrastarle. La storia della Malattia X inizia ufficialmente a febbraio 2018, quando l’OMS ha stilato la lista di malattie prioritarie che avrebbero potuto causare una pandemia. Gli autori della lista fanno parte del progetto (sempre dell’OMS) chiamato R&D Blueprint Scientific Advisory Group, un gruppo di esperti globali impegnati in strategie di coordinamento, assegnazione delle priorità delle malattie e disegni di sperimentazione clinica. Tra varie sindromi febbrili, il virus ebola e le malattie enipavirali, compare il patogeno denominato “Malattia X”, definito come “la consapevolezza che una grave epidemia internazionale potrebbe essere causata da un agente patogeno attualmente sconosciuto per causare malattie umane”. Con l’arrivo dell’emergenza Covid-19, numerosi esperti hanno sostenuto che il Sars-CoV-2 fosse effettivamente la malattia incognita che si stava cercando: il virologo cinese Shi Zhengli, dell’Istituto di virologia di Wuhan, ha scritto a febbraio 2020 che “la prima malattia X è causata da un coronavirus altamente trasmissibile”. Nello stesso periodo Marion Koopmans e Peter Daszak, due membri del R&D Blueprint dell’OMS hanno scritto che il focolaio di Sars-CoV-2 era il primo virus che rientrava nella definizione di Malattia X.

Tuttavia, con la fine dell’emergenza Covid-19 dichiarata il 5 maggio 2023 sembra che lo spazio dedicato alla Malattia X si sia nuovamente liberato e perciò gli scienziati inglesi stanno già pensando a quale potrebbe essere il patogeno responsabile della prossima pandemia. Nel complesso di laboratori ad alta sicurezza del governo di Porton Down nel Wiltshire, una contea nel sud-ovest dell’Inghilterra, un gruppo di oltre 200 scienziati ha stilato un elenco di minacce di virus animali che potrebbero diffondersi rapidamente in tutto il mondo infettando anche l’uomo. Quale tra questi scatenerà una pandemia e se l’ipotetico virus fa parte o meno di questo elenco non si sa: da qui il nome di Malattia X. I virus attivi saranno tenuti in loco in strutture di contenimento specializzate in cui avverrà la valutazione del rischio e la ricerca sullo sviluppo di test e vaccini. La professoressa Dame Jenny Harries, capo dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA), ha dichiarato: «Quello che stiamo cercando di fare qui è assicurarci di prepararci in modo che se arriverà una nuova Malattia X, un nuovo agente patogeno, noi avremo svolto quanto più lavoro possibile in anticipo. Speriamo di poterla prevenire [una pandemia]. Ma se non possiamo e dobbiamo rispondere, allora abbiamo già iniziato a sviluppare vaccini e terapie per risolverla». Il governo inglese ha affermato che il centro è impegnato nella “missione dei 100 giorni”: un obiettivo globale fissato dal G7 nel 2021 che mira a distribuire un vaccino contro qualsiasi nuova minaccia pandemica entro 100 giorni dall’identificazione”.

Tra i primi prodotti del centro di ricerca ci sarebbe il primo vaccino al mondo contro la febbre emorragica di Crimea-Congo, una malattia con un tasso di mortalità del 30% che si diffonde dalle zecche. Gli studi clinici sono appena iniziati e 24 persone riceveranno volontariamente il vaccino. La professoressa Harries ha aggiunto che tra i fattori che aumenterebbero le probabilità di una prossima pandemia ci sarebbero i cambiamenti climatici: «Quello che stiamo vedendo è un aumento del rischio a livello globale. In parte è dovuto anche all’urbanizzazione in cui è possibile che il virus salti negli esseri umani, come abbiamo visto con l’influenza aviaria. E in parte è dovuto al cambiamento climatico in cui zecche e zanzare si spostano dove prima faceva freddo e ora sta diventando sempre più caldo».

[di Roberto Demaio]

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3 Commenti

  1. Leggendo questo articolo, ridi (piangi) dall’ inizio alla fine. E’ una barzelletta, ma il bello (brutto) è che tutto quello che riporta è vero! Questi creeranno la MALATTIA X e hanno già la cura pronta, per una malattia/agente patogeno che neanche loro conoscono ma sopratutto non conoscono la struttura!Complimenti per la giocata in anticipo, verso il nemico ” sconosciuto nulla”!
    “Venite a vaccinarvi gente, che noi abbiamo già la soluzione contro la malattia X! E’ testata su questa malattia e sopratutto non avrà effetti collaterali!” Così questa volta i guadagni a big pharma arriveranno subito!
    Si prospetta un nuovo capitolo “second pandemia from pipistrelli”

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