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Il silenzio unico

Dopo il pensiero unico è arrivato il silenzio unico. Sembra impossibile che non ci sia un parlamentare che esige e ottiene spiegazioni a proposito di vere o presunte scie chimiche, che rilasciano filamenti, di manipolazioni del clima ottenute con vari mezzi e di tutti gli allarmi da cui, a ragione o no, siamo circondati. Ci troviamo nelle condizioni di non potere né credere né non credere, dovendo accettare che la cronaca dei media martelli sempre in un’unica direzione non facendo mai emergere posizioni alternative o interlocuzioni autorevoli da parti opposte, con eguale dignità, come ad esempio prevederebbe il servizio pubblico televisivo. Ne deriva che, o ci asteniamo e pensiamo ad altro, o ci incazziamo ma non si sa bene con chi.

Gli interventi non conformisti, non obbedienti vengono qualificati come casi di aggressione, chi non si adegua alla musichetta passa da ignorante. E il governo di destra, a sua volta, passa da alibi per convogliare contro di esso una opposizione preconcetta, raramente nel merito, allo scopo di legittimare una sinistra senza idee. Col risultato che sentiamo mancare una rappresentanza delle varie opinioni realmente e logicamente possibili e soprattutto una presa di posizione  sulle minacce incombenti.

Non è più soltanto omologazione, repressione, è annullamento di alternative, di regole logiche, del pensiero in sé. Ora l’agenda del conflitto sociale e ideologico passerebbe esclusivamente per i problemi di genere se non ci fossero le alluvioni e la guerra in Ucraina che comunque ricevono spiegazioni a senso, quasi, unico.

La televisione certifica, nel fragore degli scontri sceneggiati, che il silenzio della ragione è alle porte. Dopo il partito unico, prima del fascismo poi della televisione bonacciona, dopo il pensiero unico della postmodernità, prima saccente poi ignorante e presuntuosa, è in arrivo il silenzio a senso unico, quello a cui saremmo prima o poi costretti.

Occorre insistere nella assunzione forte, indispensabile, del ruolo di denuncia del giornalismo vero!!

Sui social, certi lodevoli, rari, coraggiosi, intraprendenti e tenaci,  documentano e denunciano, ma sono sovrastati purtroppo da insulsi ingiustificati attacchi di nervi.

E incalzano quei commenti risentiti, fuori luogo, che hanno il sapore dell’ora d’aria dei carcerati e anche un po’ della vittoria, in ultima analisi compiacente, degli imbecilli.

[di Gian Paolo Caprettini]