Per una necessaria serenità del vivere, senza la quale tutto si appesantisce e la vita rischia di trasformarsi in una semplice esistenza, propongo di sperimentare l’ebbrezza del nulla fare.
Partendo da un’immobilità assoluta, del corpo e della mente, si cerchi di cancellare ogni pensiero, anche la necessaria consapevolezza del silenzio.
Così facendo con pochi minuti di esercizio di nulla fare si ottiene un’estensione del tempo che offre un sapore di infinito.
Nella realtà sociale che unifica tutti i destini, ognuno ha qualche azione in corso, perfino chi pensa di essere inerte e impegnato solo a riflettere su cosa fare.
Comunque solo durante il percorso della vita gli esseri umani possono sperimentare e avvicinarsi al significato dell’eternità.
Si tratta quindi di un percorso incantevole, che consente di apprezzare in piena coscienza il tempo magico del vivere. Un augurio dunque di buon viaggio a tutti sul tranquillo oceano del nulla fare.
[di Silvano Agosti – regista, sceneggiatore, poeta e scrittore]
Non a caso i romani contrapponevano l’otium al negotium, il lavoro era considerato svilente. Certo, facile per una società schiavista, ma la mutata percezione del lavoro post rivoluzione industriale è un argomento molto interessante a livello storico e sociologico.
Elogio dell’ozio, c’è pure un libro interessante sull’argomento.