venerdì 15 Novembre 2024

Pesticidi nella frutta e verdura (italiana ed estera): quanto ne sappiamo veramente?

È noto che una dieta che comprenda frutta e verdura su base quotidiana sia molto salutare, al netto di altre abitudini alimentari scorrette. Occorre però sapere che le produzioni industriali portano a trattamenti anche molto pesanti di pesticidi sulle coltivazioni, pertanto la frutta che mediamente si acquista nei supermercati non è qualitativamente la stessa che cresce nell’alberello del cortile dei nonni, o quella di un orto biologico curato da un consumatore attento al proprio stile alimentare, dove tipicamente si segue la stagionalità e si attendono i tempi giusti di maturazione senza l’im...

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8 Commenti

  1. Un bell’articolo non c’è che dire, sono concetti magari già sentiti ma mi pare che una sorta di “peggioramento” progressivo si evinca rispetto ad altre analisi simili fatte anni addietro specie nei residui. Ottimo il passaggio avanti di analizzare i cocktail di trattamenti fatti!
    Come dice Stefano Fabbri sopra sicuramente il miglior modo di “capire” la natura è esercitarsi in prima persona e anche l’orto auto-irrigante potrebbe essere qualcosa che rende alla portata anche di chi ha solo un balcone e vive una vita normale con anche periodi di assenza da casa poter avere un orto o anche solo 3 piante. Se proprio non si riesce a farlo anche verificare un Gruppo di acquisto solidale vicino a casa e incontrare i produttori da cui si riforniscono per vedere come “vivono” la loro attività potrebbe essere un altro modo di “capire” che cosa ci sia dietro al prodotto esposto al supermercato.
    Io ho la fortuna di potermi concedere un orto domestico estivo ed uno invernale ed è sorprendente come, di anno in anno, si riesca a migliorarne la produzione capendo i cicli delle piante ed i loro “bisogni”.
    L’orto mi permette di approcciare meglio anche a quello che devo comprare fuori indirizzando anche domande e richieste e vi porto alcuni esempi.
    Pomodori da passata: inizialmente prendevo le piante di san marzano e le lasciavo a contatto con il suolo e ne marcivano il 75%; poi ho iniziato a pacciamarli con erba secca raccolta nel resto del campo ed è migliorato e siamo arrivati al 50%, poi oltre alla pacciamatura la stessa pianta l’ho alzata da terra con un pò di supporti e quest’anno ne avrò scartato il 10% si e no. Da agosto in avanti litigo con le cimici che mi invadono e rendono sia i san marzano che quelli da tavola immangiabili; ne ho provate tante (sapone, piretro, caolino, olio di neem …. ) ma il problema non è ancora risolto completamente e ste maledette cimici mi “ticchiolano” il pomodoro facendoli cambiare il gusto in modo che anche io (che ho un palato assolutamente normale) sento 🙁
    Dopo aver fatto una partita di passata di pomodoro con i miei pomidoro sono andato alla ricerca di altri pomidoro da altri produttori, come ogni anno, cercando dai collaboratori del GAS di cui faccio parte e si … li ho pagati più di quello che pago al supermercato ma ho avuto altri punti di vista e altre soluzioni al problema e il prossimo anno conto di riuscire ad essere quasi autonomo.
    Che cosa mi insegna questo confronto continuo? Che ogni anno è diverso dall’altro e il prezzo varia in funzione di queste diversità (l’alluvione in Romagna ha portato alcuni danni al mio produttore e sono stato anche contento di pagare qualcosa in più di anno scorso per questo…). Che i pomodori che trovo al supermercato ad un prezzo sensibilmente inferiore non possono avere la stessa “storia” di quelli presi dall’amico del GAS che mi ha anche mostrato il libro di campagna ed i trattamenti che ci ha fatto (nella fattispecie solo un pò di rame i primi mesi dal trapianto). Che ogni verdura ha giustamente la sua stagione e “latitudine” di miglior produzione, ed anche ogni campo ha le sue peculiarità; inutile pensare di avere uva da tavola tutto l’anno e trovarsi un buon “spacciatore” per ogni tipo di frutta e verdura che sono di proprio gradimento aiuta sicuramente ad averle con migliore organolettica e minori trattamenti e concimi.
    Purtroppo per arrivare a ciò dobbiamo uscire dalla nostra zona di comfort (e il supermercato è certamente difficile da abbandonare), e iniziare a parlare con i produttori vicini a casa nostra che ci indicano i loro problemi e ci indirizzano al meglio anche verso le verdure e la frutta che meglio riescono a avvicinarsi alle nostre richieste e attenzioni personali. Magari risparmiare un pò sulla bolletta elettrica scollegandoci dai social o vestendoci con abiti meno “marcati” e permettere a questi produttori di continuare a rifornirci di prodotti che nascono e si sviluppano nei loro campi crescendo con l’amore e il rispetto per la terra che ogni “contadino” vero sa trasmettere.
    Scusate il pippone ma a 54 anni si inizia ad essere prolissi!

    Saluti radiosi

  2. Da sempre sono convinta del collegamento fra ciò che mangiamo e la salute. Nel quotidiano evito frutta e verdura non di stagione o proveniente dall’estero e scelgo il biologico. Ma può bastare? Sono tanti i fattori che influiscono sulla salubrità dei cibi.

    • certo che è qualcosa, ma non basta: occorre cercare attivamente, costantemente la migliore qualità ed eticità del prodotto, possibilmente locale. E poi mettersi a produrre qualcosa ed entrare in circuiti virtuosi del cibo sano (Gruppi di Acquisto Solidale per esempio). Le consiglio di leggere per esempio il libro “L’orto autoirrigante” di Paolo Ermani ed Alessandro Ronca. Nella parte iniziale spiega molto bene i problemi legati al cibo odierno e come fare per invertire la tendenza.

  3. Tutto ciò che scrivete lo sappiamo già da molto tempo (per coloro che si informano su più fonti) ma mi sembra che come al solito è “il cane che si morde la coda”. Da tempo Nutrizionisti, Dietologi, Naturopati ti tolgono praticamente tutto escluso consumare in abbondanza frutta e verdura. Gli agricoltori e l’industria alimentare devono quindi aumentare la produzione in maniera esponenziale ma i campi, gli alberi seguirebbero dei tempi naturali che x l’eccessivo consumo non bastano più. Quindi stanno arrivando come x i farmaci gli eccessi e i “babbani” ci cascano sempre e questo sta accadendo da anni e anni. Fino a quando le persone non decidono di volersi bene e si affidano sempre agli altri x risolvere i problemi della propria salute, quello che accade è ancora poco. Patrizia

    • Invece è un bell’articolo, solo l’avrei completato con qualche indicazioni sull’orientamento verso una ricerca attiva del cibo sano, locale etico e verso l’autoproduzione, anche solo di qualcosa, come parte di un circuito locale virtuoso. Si sbaglia su fatto che la Terra non riesca a produrre a sufficienza: è stato calcolato che potrebbe tranquillamente sfamare ben oltre l’attuale popolazione mondiale. Certo gli allevamenti intensivi non vanno bene con il consumo atroce di acqua e di ettari di seminativi, senza considerare l’enorme sofferenza inflitta ai nostri fratelli animali. Ma non significa neanche che chi non ne ha le forze non debba rinunciare per forza alla carne: certo dovremo consumarne molta di meno, ma sarà più di qualità e con minori sofferenze inflitte agli animali. E senza bisogno di iniziare a mangiare gli insetti.. come l’agenda UE 2030 vuole incentivarci a fare. Ipocriti criminali, non parlano nemmeno dell’enorme quantità di proteine sane si possano assumere col regolare consumo di legumi e cerali integrali e da tutta una serie di alimenti proteici di origine vegetale (seitan, tempeh, tofu, etc.).

    • Di fronte a questo genere di dati c’è poco da star tranquilli affidandosi solo al lavaggio… certo, meglio che niente, ma le sostanze penetrano nella buccia dei frutti e nelle verdure e ne vengono assorbite. Hai un bel da lavare… Inoltre “lavate con attenzione” è un concetto troppo arbitrario, ahimè.

    • Guardi sig. Marchiorello che se l’ambiente in cui tutti viviamo viene avvelenato, moriranno prima gli insetti e altre forme di vita ma prima o poi tocca anche a noi. Come potete ancora oggi nel 2023 ragionare in modo così egoistico, cinico e limitato, senza capire che la terra, l’acqua e l’aria sono gli elementi della casa che abitiamo e di cui noi, in quanto animali, abbiamo bisogno per vivere? Che li stiamo sporcando e distruggendo per un modello di sviluppo sbagliato e che non si può più andare avanti così? Poi secondo lei basta lavarlo un prodotto avvelenato..certo magari i pesticidi si depositano soprattutto sulla buccia o nelle estremità (come per le banane), ma le pare che potrà mai essere sano un prodotto che comunque ha assorbito pesticidi, ormoni e fitofarmaci? E poi.. altro tema non affrontato qui, c’è il problema della conservazione, spesso legata al trasporto: anche qui si usa altra chimica.. Quello che l’articolo non dice esplicitamente è che ognuno di noi dovrebbe ingegnarsi per cercare attivamente nei propri dintorni i cibi locali e di stagione più sani possibile. Biologici se possibile, biodinamici ancora meglio. E poi rimboccarsi le maniche per cercare di autoprodursi qualcosa, qualunque cibo, in modo sano e poi farne un dono, uno scambio, un baratto, in una ottica comunitaria per ricreare un modello sostenibile che certamente può sfamare tutti con ottimi prodotti.

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