giovedì 21 Novembre 2024

Trento, il TAR contro la furia di Fugatti: bloccato anche l’abbattimento dell’orsa F36

Il Tar di Trento ferma, per l’ennesima volta, i piani di Fugatti. Il tribunale amministrativo ha infatti sospeso il decreto di abbattimento dell’orsa F36 – che era stata protagonista di due incontri ravvicinati con l’uomo tra luglio e agosto – firmato la settimana scorsa dal presidente della Provincia di Trento, accogliendo il ricorso presentato dalla Lega Antivivisezionista (Leal). Autorizzando, però, la cattura dell’animale.

Tutto è partito il 7 settembre, quando il presidente Fugatti ha emanato un provvedimento con ordinanza al “prelievo, quale misura di sottrazione all’ambiente naturale, tramite uccisione dell’esemplare di orso F36”. La Leal ha subito notificato un ricorso al Tar. L’orsa, dell’età di sei anni, già munita di radiocollare e marche identificative, non si era mai resa responsabile di attacchi prima del 30 luglio scorso, quando ha aggredito due escursionisti sul sentiero forestale che porta a Malga Avelina, a 1.500 metri. Uno dei due ragazzi era riuscito a fuggire, mentre l’altro è stato aggredito dal plantigrado, che non lo ha però inseguito durante la fuga. Poi, sette giorni dopo, l’orsa è stata protagonista di un falso attacco all’indirizzo di una coppia, senza arrivare a un contatto fisico.

Secondo i giudici amministrativi, l’incontro tra uomo e orso non può giustificare l’uccisione dell’animale. Nella pronuncia che sospende il decreto di abbattimento, firmata dal presidente del Tar di Trento, Fulvio Rocco, si legge infatti che “il raggiungimento del tetto numerico degli orsi, tra l’altro meramente eventuale, non può ragionevolmente avvenire mediante l’artato travisamento di determinate circostanze fattuali e l’arbitraria interpretazione delle norme contenute nel Pacobace (Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali, ndr) in modo da sostanzialmente ricondurre qualsivoglia incontro casuale tra uomo ed orso ad un’ipotesi ex se legittimante l’abbattimento di quest’ultimo”. Inoltre, “tale travisamento fattuale e tale arbitrarietà ermeneutica” non possono nemmeno “trovare giustificazione nella pur innegabile e quanto mai grave tensione sociale che a tutt’oggi attanaglia la popolazione trentina a causa dell’incontrollata sovrabbondanza della presenza degli orsi nel territorio provinciale, ormai risalente e che vieppiù divenuta di difficile governo proprio in dipendenza di pregresse incurie da parte delle autorità succedutesi nel tempo e a ciò preposte”.

Nell’esaminare i due casi di incontro ravvicinato con l’uomo, i giudici sostengono che “quanto avvenuto nel primo episodio risulterebbe non improbabilmente ascrivibile alla quasi confessata imprudenza dei suoi protagonisti”, mentre nel secondo caso non si evidenzia “un aggravamento della condotta tenuta dall’animale, essendosi risolto a differenza del primo senza contatto fisico tra animale e uomo”. Insomma, secondo il Tar la sola “cautela ragionevolmente praticabile” è, al momento, “quella di consentire la cattura dell’orsa F36 senza procedere al suo abbattimento, ma provvedendo a rinchiudere l’animale nella struttura del Casteller ovvero in altro luogo idoneo alla sua custodia”.

«Siamo soddisfatte per la sospensione dell’ordine di abbattimento dell’orsa, ma non condividiamo la mancata sospensione dell’ordine di cattura, non essendo F36 orsa pericolosa», hanno detto gli avvocati della Leal, Giada Bernardi e Rosaria Loprete. «Il falso attacco che determina l’emissione del decreto non era dettato dalla volontà dell’orsa di ledere, ma alla difesa di se stessa e del suo cucciolo da chi era entrato nel suo habitat. La cattura separerebbe F36 dal suo piccolo, cagionando per quest’ultimo un gravissimo pregiudizio stante l’incapacità della bestiola di provvedere a se stessa in modo autonomo», hanno concluso. «Faremo immediato ricorso al Consiglio di Stato contro il decreto del Tar di Trento, auspicando che vi sia una revisione», ha invece dichiarato Maurizio Fugatti.

La Provincia Autonoma di Trento ha ora dieci giorni per depositare il parere dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), insieme al rapporto tecnico. La Camera di Consiglio è prevista per il 12 ottobre.

[di Stefano Baudino]

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