Torino è l’area urbana più inquinata d’Italia e la 52° al mondo, ma nonostante questo il Comune continua a portare avanti piani di riqualificazione e valorizzazione che prevedono la cementificazione e la distruzione del verde pubblico. In città però, negli ultimi mesi, gli abitanti hanno deciso di organizzarsi e di scendere in strada per opporsi ai numerosi progetti che vedono coinvolti sempre più parchi ed intere alberate. Nasce così, ad Aprile, un comitato cittadino, chiamato Resistenza verde, che unisce e coordina le varie realtà territoriali in lotta per la difesa dell’ambiente nel capoluogo piemontese.
I progetti della Giunta coinvolgono soprattutto l’area del Meisino, parco a Nord-Est della città, su cui è prevista la costruzione di una cittadella dello sport, il parco della Pellerina, sul quale verrà edificato un ospedale, l’area del giardino artiglieri da montagna che verrà cementificato per far spazio ad un’Esselunga, ed infine l’alberata di Corso Belgio che dovrà essere abbattuta. In ognuno di questi luoghi è nata una spontanea e forte resistenza: assemblee, cortei, incontri e presidi che si pongono l’obiettivo di contrastare le politiche anti-ecologiche del Comune. Una delle lotte più interessanti e solide è quella che si è ramificata in Corso Belgio, grande viale poco fuori dal centro a Nord-Est della città, dove il 26 Giugno, dalle 6 di mattina, una sessantina di persone si sono radunate per resistere all’annunciato taglio dei 240 aceri da parte della squadra dell’assessorato al verde. È nato così, da quel giorno, un presidio permanente che ancora non si è sciolto ed è attivo 24 ore su 24, costituito ed attraversato da famiglie, anziani e giovani che dopo oltre due mesi sono ancora lì.
La riqualificazione di Corso Belgio era stata decisa con la delibera n.528 del 26 Luglio 2022 che affermava che l’alberata fosse “ in condizioni di criticità” senza però rimandare ad alcun documento scientifico che lo dimostrasse. Il Comune, inoltre, non ha fornito alcuna prova nemmeno in seguito alle richieste avanzate dalla cittadinanza. Gli abitanti del quartiere sono fortemente contrari a quest’opera di restyling (che prevede la sostituzione degli alberi con altri più piccoli), e questo è dimostrato dalle oltre 5.500 firme raccolte dalla petizione Salviamo gli alberi di Corso Belgio lanciata su Change.org e dalle partecipate assemblee a manifestazioni.
Il Comitato a difesa dell’alberata ha intrapreso anche un’azione legale, presentando un ricorso d’urgenza al Giudice Civile per la tutela del diritto alla salute. Infatti, come già detto, Torino è la città più inquinata d’Italia, come dimostra lo studio di Legambiente, che evidenzia come il capoluogo piemontese supera di più del doppio i limiti previsti dall’OMS per quanto riguarda la concentrazione di PM10 (polveri sottili inquinanti) nell’aria.
Perché quindi abbattere centinaia di aceri che secondo il Comitato sono sani e a metà del loro ciclo vitale per sostituirli con alberelli più giovani che impiegheranno decenni per iniziare a svolgere le stesse funzioni ecosistemiche e di mitigazione rispetto agli alberi più adulti? Come spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente in un Comunicato Stampa, «L’emergenza smog non è solo un problema ambientale, ma anche un problema sanitario di grande importanza. In Europa, è la prima causa di morte prematura dovuta a fattori ambientali e l’Italia registra un triste primato con più di 52.000 decessi annui da PM2.5, pari a 1/5 di quelli rilevate in tutto il continente».
Tornando alla piccola ma significativa storia di resistenza del Comitato Salviamo gli alberi di Corso Belgio, si può dire che le iniziative popolari, fino ad adesso, hanno dato i propri frutti. Il Comune infatti ha sospeso i lavori rimandandoli a fine Settembre, mese in cui ci sarà anche la seduta in tribunale per decidere le sorti del progetto in seguito al ricorso d’urgenza mosso dai legali del Comitato. La sfida della Resistenza Verde contro il Comune, quindi, è arrivata fino in un’aula di tribunale. Ieri, 13 Settembre, si è svolta l’udienza ed il Comune ha ribadito che la salute dei cittadini non è a rischio e che i lavori inizieranno in autunno, nonostante il Giudice non si sia ancora espresso. Tra qualche giorno si saprà la sentenza, sperando, almeno una volta, che giustizia ambientale e sociale sia fatta.
[di Gioele Falsini]