venerdì 15 Novembre 2024

L’italo-palestinese Khaled El Qaisi è ancora detenuto senza accuse in Israele

Da 15 giorni Khaled El Qaisi, studente e ricercatore italo-palestinese, si trova in un carcere israeliano, dopo essere stato arrestato mentre si trovava al valico di Allenby, al confine tra la Cisgiordania occupata e la Giordania. Ad oggi contro di lui non è stata formulata alcuna accusa, né vi sono comunicati della Farnesina al riguardo, e pochissimi media nazionali si sono interessati alla vicenda, oggi nota solamente grazie alla denuncia della moglie, Francesca Antinucci. «Sappiamo solo che attualmente è detenuto in Israele» ha dichiarato a L’Indipendente Flavio Rossi Albertini, l’avvocato della famiglia. Nel corso dell’udienza di ieri la sua detenzione è stata prolungata di una ulteriore settimana, ma non è stata ancora formulata alcuna accusa formale a suo carico. 

La preoccupazione della famiglia – ha dichiarato a L’Indipendente il legale della famiglia di Khaled – è che in mancanza di prove la detenzione penale venga sostituita con la detenzione amministrativa, allungando così i tempi dell’arresto. I capi d’accusa di Khaled, infatti, non sono ancora noti nemmeno al suo avvocato. «Khaled sta fisicamente bene. Psicologicamente, invece, possiamo immaginarlo tutti: detenuto ormai da settimane, senza neppure sapere quale sia esattamente l’accusa che gli viene mossa contro, non dev’essere facile – afferma l’avvocato – Ora bisogna attendere un’ulteriore settimana, al termine della quale comparirà di nuovo di fronte ad un giudice che valuterà l’esigenza o meno della proroga del trattenimento. In questo momento si naviga sfortunatamente a vista. Siamo in attesa di capire esattamente i termini della vicenda, che ancora non si conoscono. Sappiamo solo che attualmente è detenuto in Israele».

Khaled El Qaisi si trovava in vacanza a Betlemme con la moglie, Francesca Antinucci, e il figlio di 4 anni, per cercare di incontrare la propria famiglia, rinchiusa nel campo di Bey Jibril. Il 31 agosto, al termine della vacanza, Khaled e la famiglia si trovavano al valico di Allenby (al confine tra i territori occupati palestinesi della Cisgiordania e la Giordania). Dopo un lungo controllo dei bagagli e dei documenti da parte delle forze israeliane, Khaled è stato ammanettato e portato via sotto gli occhi della moglie e del figlio. La moglie, Francesca Antinucci, ha spiegato che alle richieste di delucidazioni sui motivi del fermo non è seguita risposta alcuna da parte degli agenti di frontiera israeliani. Insieme al figlio è stata poi allontanata in territorio giordano, senza telefono, né contanti o contatti. Soltanto nel tardo pomeriggio del 31 agosto, grazie all’aiuto di alcune donne palestinesi, la donna e il figlio sono riusciti a raggiungere l’Ambasciata italiana ad Amman, dove hanno denunciato l’accaduto.

Da allora, di Khaled non si hanno notizie, se non il fatto che si trova in Israele e, in particolare, nella prigione di massima sicurezza di Ashkelon, tristemente nota per gli innumerevoli casi di tortura da parte delle forze di sicurezza israeliane. E nonostante la sua vicenda sia segnata da nette somiglianze con casi che hanno (giustamente) scatenato l’indignazione nazionale, come quello di Patrik Zaki, per il momento l’informazione mainstream non sembra interessata a denunciare quanto sta accadendo.

[di Iris Paganessi]

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