lunedì 4 Novembre 2024

Negli USA è andato in scena il più grande sciopero del settore automobilistico

Negli Stati Uniti d’America è andato in scena il più grande sciopero di sempre del settore automobilistico. La protesta è scattata a partire dalla mezzanotte di giovedì, quando, davanti al mancato accordo sul rinnovo del contratto, circa 13mila lavoratori del sindacato United auto workers (Uaw) hanno incrociato le braccia davanti agli stabilimenti dei colossi dell’auto General Motors, Ford e Stellantis, che da soli rappresentano il 40% delle vendite di automobili negli Usa. Le richieste dei lavoratori in protesta riguardano l’adeguamento della condizione salariale all’impennata dei costi e il reintegro di una serie di diritti persi tra il 2007 e il 2009, nel “biennio nero” per le industrie automobilistiche, quando gli stessi sindacati dovettero fare marcia indietro su determinate concessioni per sconfessare la chiusura degli stabilimenti.

È in assoluto la prima volta che uno sciopero guidato dal sindacato Uaw, che è nato nel 1935 e conta più di 400mila iscritti, prende di mira in contemporanea gli impianti di tutte e tre le grandi industrie dell’auto. Le sedi in cui sono andate in scena le dimostrazioni sono quella di General motors a Wentzville (Missouri), il Ford Bronco (Michigan) e quella di Jeep di Stellantis a Toledo (Ohio). Lo sciopero è stato indetto a scacchiera, al fine di dare massima incertezza alle aziende e mantenere flessibilità nell’ambito dei negoziati. Ma le proteste non accennano a fermarsi: dopo questa prima mobilitazione, si prevede infatti un ampliamento dell’agitazione, che vedrà il contributo di altri stabilimenti.

Le istanze promosse dal sindacato riguardano, in particolare, l’incremento dei salari, al fine di riflettere gli utili da capogiro recentemente incamerati dalle società automobilistiche, l’orario lavorativo (Uaw chiede settimana da 32 ore a parità di stipendio rispetto alle attuali 40 ore), adeguamenti per il costo della vita e più benefici sul versante pensionistico. Ad intervenire è stato anche il Presidente americano Joe Biden, il quale ha spezzato una lancia nei confronti dei lavoratori in protesta, affermando che «Nessuno vuole uno sciopero ma i profitti record delle case automobilistiche non sono stati condivisi equamente e i lavoratori meritano la loro giusta parte». L’inquilino della Casa Bianca si è augurato che, nella cornice di un nuovo ed efficiente negoziato, le aziende automobilistiche possano sforzarsi di andare più incontro alle richieste dei sindacati. Il partito Repubblicano imputa proprio alla presunta “irresponsbailità” dello stesso Biden la piega che ha preso la controversia, che, con dieci giorni di stop ai lavori nel cuore industriale degli Stati Uniti d’America, potrebbe provocare un danno economico di 5,6 miliardi di dollari, con ricadute nefaste a cascata su fornitori e consumatori.

Biden ha inviato a Detroit la segretaria al Lavoro Julie Su e il consigliere del presidente per l’economia, Gene Sperling, per seguire la questione. Quest’oggi le tre case automobilistiche hanno ripreso i colloqui con il sindacato Uaw, con l’obiettivo di porre fine alle proteste. Ad annunciarlo è stato lo stesso presidente della Uaw, Shawn Fain, che ha tuttavia minacciato di essere pronto ad allargare lo sciopero.

[di Stefano Baudino]

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