giovedì 21 Novembre 2024

Fincantieri mette in mostra il futuro autonomo della Marina italiana

Quando si parla di mezzi volanti e natanti capaci di muoversi autonomamente, finiamo spesso con il pensare ai droni partoriti da una qualche nazione relativamente lontana, eppure queste realtà si dimostrano molto più vicine di quanto non si possa tradizionalmente credere. Le abbiamo letteralmente in casa. La dimostrazione empirica ci è offerta dal Robotic Experimentation and Prototyping augmented by Maritime Unmanned Systems (REPMUS) 2023, esercitazione congiunta in cui imbarcazioni italiane prive di equipaggio hanno mostrato al mondo cosa sono in grado di fare.

L’evento è attualmente in corso in Portogallo e, stando a quanto riportato dalla Difesa di Lisbona, ha coinvolto “25 marine, 8 entità NATO e più di 30 entità aziendali e accademiche”. Gli obiettivi dell’incontro sono mirati perlopiù a garantire una sperimentazione su larga scala che sia capace di fornire dati concreti sul buon funzionamento delle attrezzature partorite da istituti di ricerca e imprese, tuttavia è interesse dei vari eserciti approfittare dell’occasione anche per intavolare un confronto sulle tattiche e le dottrine da utilizzare nel dispiegamento dei Maritime Unmanned Systems (MUS), i droni marini.

A portare alto lo stendardo dell’Italia è stata Fincantieri, la quale ha presentato i risultati che le sue controllate – Fincantieri NexTech e IDS (Ingegneria dei Sistemi) – hanno ottenuto collaborando con il Centro di Supporto e Sperimentazione Navale (CSSN) della Marina Militare Italiana. L’azienda si è dimostrata particolarmente fiera della sua piattaforma remotizzata Multi Mission MUS Toolkit, la quale ha integrato un sistema di gestione UMS (Unmanned Management System) ai battelli autonomi lanciati nel 2019 noti come SAND, Surface Advanced Naval Drone. In altre parole, le scialuppe dovrebbero essere ora dotate di un sistema di bordo tanto raffinato da essere in grado di concertare le loro manovre con quelle di droni aerei e sommergibili.

Quale sia la funzione da attribuire ai SAND è motivo di dibattito. Fincantieri stessa non manca di definirli “multiruolo” e di reclamizzare l’agilità con cui la loro configurazione possa essere alterata per adeguarsi alle necessità del caso. Dalla ricerca al soccorso, dal monitoraggio ambientale alla sicurezza marittima, questi battelli si prestano a ogni necessità, tuttavia le imbarcazioni sono fondamentalmente pensate per essere adoperate in contesti pericolosi in cui non si vuole mettere a repentaglio le vite di un’eventuale ciurma. Nei contesti di guerra, per esempio. Il SAND è stato peraltro ottimizzato per ospitare un Sistema di Lancio e Recupero (LARS) attraverso cui schierare i sommergibili autonomi prodotti dalla Graal Tech, natanti che possono essere adoperati per lo sminamento marittimo, ma che si prestano bene anche per le lotta antisommergibile e per difendere militarmente le infrastrutture critiche sottomarine.

Dal loro debutto, i droni sono riusciti ad accattivarsi l’interesse appassionato dei Governi di tutto il mondo. Il loro ruolo si è dimostrato essenziale a garantire vantaggi strategici tanto imponenti da essere in grado di sovvertire gli equilibri di potere di molteplici battaglie, inoltre la dimensione autonoma di simili macchinari li rende perfetti per creare una rete di sorveglianza e vigilanza sempre più capillare e vasta. I droni non sono però privi di vistose carenze: stando a report interni al Pentagono, tra il gennaio 2012 e il febbraio 2013, i bombardamenti via drone hanno causato una quantità di vittime che per circa il 90% non rappresentava i bersagli designati. Ora che la guerra autonoma si sta spostando anche tra i flutti marittimi, diventa sempre più urgente vigilare sull’applicazione di simili tecnologie, ancor più tenendo conto delle crescenti tensioni che stanno colpendo il Mar Mediterraneo, il Mar Cinese Meridionale e il Mare del Nord.

[di Walter Ferri]

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