La Commissione di inchiesta parlamentare sulla gestione dell’emergenza Covid, che lo scorso luglio ha ottenuto il semaforo verde da parte di Montecitorio, comincia già a perdere pezzi. In occasione dell’esame in Commissione Sanità al Senato, infatti, è andata in scena una parziale inversione di marcia sul contenuto del disegno di legge attraverso cui si punta ad istituirla ufficialmente, che è stato oggetto di significative modifiche sui compiti che l’organo sarà chiamato a effettuare. Sulla base del nuovo testo, la Commissione non potrà infatti svolgere indagini sullo Stato di emergenza, sui Dpcm e sulle restrizioni, che ai tempi furono presi di mira dalle forze politiche ora al governo.
Nello specifico, è stata in parte stralciata la lettera t) dell’art.3, mentre la lettera v) del medesimo articolo è stata completamente cancellata. Nel primo caso, dunque, emerge che la Commissione non sarà più chiamata a individuare “eventuali obblighi e restrizioni carenti di giustificazione in base ai criteri della ragionevolezza, della proporzionalità e dell’efficacia, contraddittori o contrastanti con i princìpi costituzionali”, ma soltanto ad esaminare “le misure di contenimento adottate dal Governo nelle fasi iniziali e successive della pandemia”, valutando se esse “fossero fornite di adeguato fondamento scientifico, anche eventualmente attraverso la valutazione comparativa con la condotta seguita da altri Stati europei e con i risultati da essi conseguiti”. Nel secondo, si evince invece che la Commissione non dovrà più “verificare e valutare la legittimità della dichiarazione dello stato di emergenza e delle relative proroghe nonché dell’utilizzo dello strumento della decretazione d’urgenza”. Essendo intervenute tali modifiche, in seguito all’ottenimento dell’ok dall’aula di Palazzo Madama, sarà necessario un ulteriore passaggio a Montecitorio ai fini della conversione in legge del testo.
Per capire che piega avrebbe potuto prendere la vicenda, erano state estremamente eloquenti le parole del presidente della Repubblica Mattarella quando, nel corso della tradizionale Cerimonia del Ventaglio dello scorso luglio, aveva espresso la sua preoccupazione per le «iniziative di inchieste con cui si intende sovrapporre attività del Parlamento ai giudizi della Magistratura». Parole istituzionalmente non ortodosse, se solo si pensa che la Commissione d’inchiesta – la cui finalità è quella di effettuare indagini e ricerche su argomenti di interesse pubblico, realizzando una relazione valutativa dei fatti – è un istituto regolamentato dalla Costituzione, a cui l’Italia ha fatto ricorso per più di 90 volte nel corso della sua storia repubblicana. A Margine dell’intervento di Mattarella, il deputato di Fdi Galeazzo Bignami, fedelissimo di Giorgia Meloni, aveva dichiarato che le parole del Presidente della Repubblica erano state «apprezzate da tutta la maggioranza» e avrebbero consentito di «procedere a precisare il punto al Senato» per «approvare il progetto di legge in maniera adeguata».
La Commissione d’inchiesta sull’emergenza Covid sarà composta da 15 senatori e 15 deputati e, tra le altre cose, sarà chiamata a indagare sulla “tempestività” e i “risultati” delle misure adottate dall’Esecutivo e dalle strutture di supporto per “contrastare, prevenire, ridurre la diffusione e l’impatto” dell’ondata pandemica, esaminando “i documenti, i verbali di organi collegiali, gli scenari di previsione e gli eventuali piani sul contagio da SARSCoV-2” elaborati dal Governo o ad esso sottoposti, accertare i motivi del mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale del 2006 e il ruolo giocato dalla task force istituita presso il Ministero della Salute e dal Comitato tecnico-scientifico, nonché analizzare “i rapporti intercorsi tra le competenti autorità dello Stato italiano e l’OMS ai fini della gestione dell’emergenza” e verificare il “rispetto delle normative nazionali, europee e internazionali in materia di emergenze epidemiologiche”, come anche le conseguenze della loro eventuale mancata osservanza. La Commissione dovrà poi esaminare gli eventuali “abusi, sprechi, irregolarità, comportamenti illeciti e fenomeni speculativi” che possano aver caratterizzato l’azione del governo e compiere accertamenti sugli “acquisti delle dosi di vaccino destinate all’Italia”, sulla “efficacia del piano vaccinale predisposto” e sul processo di revisione continua sui vaccini anti-Covid”.
[di Stefano Baudino]
Devono bruciare tutti all’infermo (visto che comunque hanno già venduto la loro anima al loro padrone…)
Finiranno col darsi tutti delle pacche sulle spalle dicendo quanto sono stati bravi. Buffoni!
Un’ altra farsa dopo gli obblighi della somministrazione di terapia genica sperimentale e dopo i demenziali lock down. Purtroppo il Potere non solo logora chi non ce l’ ha ma rende esaltati e senza inibizioni chi ce l’ha.