Nel Regno Unito una bambina di otto anni ha ricevuto un trapianto speciale di rene che non richiede l’assunzione di farmaci a lungo termine per fermare il rigetto, è la prima volta nel Paese. I medici che hanno eseguito l’operazione hanno affermato che il trasferimento è stato possibile grazie alle cellule staminali della donatrice, la madre, che hanno riprogrammato il sistema immunitario della figlia, la quale soffriva di una rara malattia che ha indebolito il suo sistema immunitario e ha causato il collasso dei suoi reni. Ora la bambina è tornata a scuola e il suo sistema immunitario e il nuovo rene funzionano correttamente. I risultati dell’operazione sono già stati esposti agli altri specialisti internazionali e aiuteranno a migliorare le tecniche di trapianto del rene, che è l’organo più richiesto in assoluto. In Italia ben 2,5 milioni di persone sono affetti da malattie renali e ogni anno si eseguono circa 2mila trapianti di rene, di cui poco più di 300 da donatore vivente.
Il trapianto di rene è avvenuto sei mesi dopo quello di midollo osseo della madre, il quale ha ricostruito il sistema immunitario di Aditi grazie alle cellule staminali. I risultati sono già stati esposti dagli specialisti del Great Ormond Street Hospital agli altri colleghi internazionali e aiuteranno a far proseguire la ricerca di nuove strategie di trapianto. Il professor Stephen Marks – specialista dell’ospedale in reni pediatrici che presenterà i dettagli del caso alla conferenza della Società europea di nefrologia pediatrica settimana prossima – ha dichiarato: «È la prima paziente nel Regno Unito che ha subito un trapianto di rene a non aver bisogno di farmaci immunosoppressori dopo l’intervento. Un mese dopo il trapianto, siamo riusciti a sospenderla completamente dall’immunosoppressione, il che significa che non soffrirà gli effetti collaterali dei farmaci. È davvero bello vedere che è una bambina di otto anni attiva, tornata a scuola e capace di avere un’eccellente qualità di vita». Tuttavia, è improbabile che la tecnica sarà estesa ad altri casi nel breve periodo, poiché deve essere ancora valutato se è meglio sottoporsi al rischio del doppio trapianto o a quello di assumere per il resto della vita farmaci che danno effetti collaterali e devono essere costantemente controllati con analisi del sangue. Jeremy Hughes – presidente della commissione fiduciaria di Kidney Research UK – ha dichiarato: «Come ogni nuovo trattamento, non è privo di rischi e in questo caso il trapianto di cellule staminali significa che il paziente deve sottoporsi anche a chemioterapia e radioterapia. Tuttavia, per un paziente ricevere un trapianto e non aver bisogno di farmaci immunosoppressori per tutta la vita rappresenta un progresso significativo e, sebbene in questo momento il processo abbia una portata limitata, apre la porta a ulteriori sviluppi futuri che potrebbero potenzialmente superare una delle maggiori sfide nella cura dei trapianti».
[di Roberto Demaio]