Morte acclarata, data per scontata, con granitica certezza. Smentita poco dopo da dei semplici video. Negli ultimi giorni è capitato per ben due volte che la stampa italiana, riprendendo notizie diffuse da Kiev, incappasse nella diffusione di notizie di dubbia autenticità se non addirittura false (che si sarebbero dovute trattare almeno con il condizionale, in attesa di verifica): prima con il leader ceceno Ramzan Kadyrov, dato per “gravemente malato”, poi in coma, infine, per morto per insufficienza renale, ma ricomparso in un video mentre fa jogging, dove denuncia le “bugie” in circolazione sul suo stato di salute. Già a luglio si erano alternati i rumors sulla sua presunta malattia.
Per mettere una pezza alla bufala divulgata dai media nostrani, con le consuete acrobazie lessicali e le ricostruzioni creative, i “professionisti dell’informazione” avevano cercato di liquidare il filmato come un “fake”. Peccato che martedì lo stesso Kadyrov abbia postato un filmato nel quale tesse le lodi di suo figlio Adam che picchia il detenuto Nikita Zhuravel, un ucraino di 19 anni accusato di aver bruciato il Corano e da maggio recluso a Grozny. Lo sdegno collettivo ha spostato l’attenzione dallo Spoon River di Kadyrov al biasimo per “l’educazione cecena” del di lui rampollo quindicenne.
Non c’è stato nemmeno il tempo per riprendersi dalla figuraccia di aver seppellito virtualmente il leader ceceno, che Mosca ha diffuso ben due video in cui compare il comandante della flotta del Mar Nero, Viktor Sokolov vivo, vegeto e in uniforme, smentendo così la notizia della sua morte diffusa, anche questa volta, dall’intelligence di Kiev. La stampa aveva subito riportato la notizia della sua dipartita come un dato di fatto, per poi mostrare i primi ripensamenti dopo la pubblicazione di due filmati.
I giornalisti di Open, per esempio, sono corsi al riparo quando si sono affacciati i primi dubbi, modificando in corsa il titolo dell’articolo che inizialmente recitava: Chi era l’ammiraglio Viktor Sokolov, ucciso dagli ucraini in Crimea. E perché è importante la sua morte, per poi essere corretto in: Chi è l’ammiraglio Viktor Sokolov che gli ucraini sostengono di aver ucciso in Crimea. E cosa significherebbe la sua morte. Tant’è che sul sito compare il seguente disclaimer: [Questo articolo è stato aggiornato in seguito ad ulteriori verifiche].
Uno scivolone importante per una testata come Open che è responsabile, come ricorda L’Antidiplomatico, con la sua inesorabile azione di fact-checking, dell’oscuramento di diversi canali e pagine di informazione indipendenti. A volte, anche i fanatici della purezza dell’informazione incorrono in quegli stessi errori grossolani che perseguono con la solerzia dei moderni inquisitori digitali.
Torniamo così a Sokolov. Nel primo video rilasciato dal Dipartimento russo, l’ammiraglio è presente alla riunione del consiglio del ministero della Difesa, sotto la presidenza di Sergei Shoigu – in aprile toccò anche a lui essere dato per morto: il Giornale parlò di avvelenamento e di infarto, mentre Libero titolò, “Sergej Shoigu ‘menomato per sempre’, l’ultima conferma: rovinato da Putin (per una questione di soldi”). Per fugare le accuse di disinformazione su quanto precedentemente divulgato, ecco la levata di scudi e le ipotesi complottiste (quando vengono avanzate dal mainstream vanno sempre bene, in barba al buonsenso e al rasoio di Occam), da parte della stessa squadra di Open che, questa volta, preferisce cavalcare l’ambiguità e strizzare l’occhio al “mistero sulla clip”, in quanto potrebbe essere stata anche registrata prima dell’annuncio di Kiev della morte di Sokolov.
Nel giro di poche ore, però, è stato diffuso un secondo video, che mostra Sokolov che rilascia un’intervista al sito militare russo Zveda e afferma che «la flotta del Mar Nero svolge i compiti stabiliti dal comando con sicurezza e successo». Un fake anche questo?
Questi casi di morti resuscitati non sono isolati. A maggio, la stessa dinamica investì il presidente bielorusso Lukashenko (la Repubblica parlò di “mistero” sulla sua salute), mentre, come ha ricordato ironicamente Marco Travaglio nel suo editoriale del 27 settembre, “Il più celebre morto che parla resta Putin, affetto da una trentina di cancri e da una settantina di altre patologie e sempre dipinto come morente dai servizi occidentali”. Noi ne abbiamo parlato spesso in questa rubrica, mostrando la sciatteria dei media internazionali e italiani nel riportare in maniera acritica speculazioni infondate e indiscrezioni sullo stato di salute del leader russo, che vanno dal Parkinson al cancro, senza dimenticarsi del Long Covid e della schizofrenia.
Un altro leader che ha regalato la possibilità ai media internazionali di scatenarsi nelle più incredibili fantasie sui suoi crimini e sul suo stato di salute è Kim Jong-un, dato per morto svariate volte – con tanto di immagini sfuocate e di dettagli sulla sua dipartita – e poi sempre risorto dopo pochi giorni.
Magia dei media mainstream: far resuscitare i nemici dell’Occidente, in modo che possano continuare a turbare il “sonno dei giusti”.
[di Enrica Perucchietti]
Open, la più squallida testata giornlistica (se così la si può chiamare). La cosa sconcertante è che molti prendono le sue notizie per oro colato: “l’ha detto Open, alora è vero!” Ridicolo.