giovedì 21 Novembre 2024

Società energetiche: Roma non userà poteri speciali per frenare la scalata cinese

La penetrazione economica cinese nelle aziende italiane è aumentata costantemente negli ultimi anni, nonostante le dichiarate intenzioni da parte dei governi di frenare la scalata del Dragone soprattutto all’interno di società strategiche pubbliche. Se da un lato, il governo Meloni ha ufficializzato, in occasione del G20 tenutosi a Nuova Delhi, la sua intenzione di archiviare la partecipazione italiana alla “Nuova Via della Seta” per compiacere gli alleati d’oltreoceano, dall’altro – secondo fonti consultate dall’agenzia britannica Reuters – Roma non userà i suoi poteri speciali (il cosiddetto Golden Power) per arginare la presenza della State Grid Corporation of China nella propria società strategica di distribuzione dell’elettricità e del gas, vale a dire CDP Reti, di cui il gruppo controllato da Pechino detiene una quota del 35%. La compagnia cinese è entrata in CDP reti nel 2014, quando era presidente del Consiglio Matteo Renzi. CDP Reti è una società pubblica il cui azionista principale è Cassa Depositi e prestiti (CDP), che detiene una quota del 59%, seguito dalla società cinese State Grid Corporation e da alcuni investitori istituzionali italiani. Il suo obiettivo principale è la gestione degli investimenti partecipativi in Snam, Italgas e Terna, di cui detiene rispettivamente il 31,35%, il 25,99% e il 29,85% delle quote, al fine di sostenere lo sviluppo delle infrastrutture di trasporto, rigassificazione, stoccaggio e distribuzione del gas naturale così come della trasmissione di energia elettrica.

Si tratta, dunque, di una società strategica dal punto di vista della sicurezza energetica su cui l’esecutivo potrebbe usare il Golden Power per sottrarre la società da mire straniere: l’anglicismo “Golden Power” indica dei “poteri speciali nei settori della Difesa e della sicurezza nazionale” che consentono al governo italiano di porre condizioni e veti nell’acquisizione estera di aziende italiane considerate fondamentali ed è stato istituito con il D.L. 15 marzo 2012 n. 21. Tuttavia, secondo Reuters, l’esecutivo di Roma non si avvarrà dei poteri speciali, in quanto CDP e la cinese State Grid rinnoveranno un patto parasociale il 27 novembre con la durata di tre anni, descrivendo nei dettagli la governance di CDP Reti, che possiede circa un terzo degli operatori italiani di rete elettrica e gas Terna e Snam. La decisione stride con l’iniziativa del governo Meloni risalente allo scorso giugno di imporre condizioni per limitare l’influenza del gruppo cinese Sinochem su Pirelli.

Secondo una relazione del 2020 approvata dal COPASIR (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) allora presieduto da Raffaele Volpi (Lega), «Le acquisizioni avvengono con sistematicità ad ogni livello, nei settori a più alto valore aggiunto o più strategici». Nel documento vengono citate le multinazionali State Grid e ChemChina, quest’ultima detentrice della maggioranza (45 %) delle quote di Pirelli & C. S.p.A, e si spiega che «Energia, reti, aziende ad alto potenziale strategico e innovative vedono una grande concentrazione di capitali cinesi» anche se «il flusso si è recentemente interrotto con la pandemia da Coronavirus». Inoltre, la Shanghai Electric Corporation già nel 2014 aveva acquisito il 40% di Ansaldo Energia S.p.A., mentre quote di Eni, Tim, Enel e Prysmian sono sotto il controllo della People’s Bank of China. Altre grandi imprese italiane con quote detenute dai cinesi sono Intesa San Paolo, Moncler, Salvatore Ferragamo e Prima Industrie (tra queste figurava, almeno fino al 2020, la multinazionale italiana del gas già condannata in primo grado in Algeria, Saipem, tuttavia dall’azienda ci comunicano che ad oggi non vi sono più quote detenute dai cinesi). Una situazione che imporrebbe un più deciso intervento dello Stato a protezione degli asset chiave per la sicurezza nazionale.

Stupisce, dunque, che l’esecutivo Meloni non abbia deciso di porre un freno all’influenza di Pechino nel Consiglio di Amministrazione di CDM Reti, dove siedono due consiglieri cinesi: se da una parte, infatti, è nell’interesse nazionale mantenere buone relazioni commerciali con Pechino evitando di appiattirsi eccessivamente sulle volontà e sulle strategie atlantiste che – oltre ad aver tranciato ogni legame politico, commerciale e culturale con la Russia – vorrebbero anche ridurre i contatti tra Cina e Europa, dall’altra è fondamentale difendere le aziende pubbliche strategiche non solo dalla Cina, ma da qualunque mira straniera. Il tutto per evitare ingerenze in decisioni chiave per il Paese che andrebbero ad erodere ulteriormente la rimanente parte di sovranità della nazione.

[di Giorgia Audiello]

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3 Commenti

  1. Visto l’ andazzo sono sicuro che, per quel che riguarda l’Italia ed altri Paesi europei con imponenti debiti pubblici, è la volontà dello zio Sam di permettere al Dragone di infiltrarsi con quote non maggioritarie in aziende e servizi strategici di questi Stati al fine di spezzare l’idea dell’ autonomia europea che si sta inesorabilmente sgretolando. Degradare l’ Europa a meta turistico-culturale senza poteri decisionali in politica interna ed estera è nell’ interesse degli States e della Cina, altro che l’ islamizzazione da parte dei migranti che probabilmente rientra addirittura nella strategia dell’indebolimento della visione liberale e laica europea. Purtroppo i politici europei, sia di destra che di sinistra, non hanno ben chiaro questo perverso disegno, che già ci ha tolto la Russia come fornitore di energia a basso prezzo, e che ridurrà l’ Europa ad una piccola provincia degli Imperi.

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