A Firenze, avrà luogo uno stop ai nuovi affitti brevi. Venerdì scorso, infatti, il Consiglio comunale del capoluogo toscano ha approvato una delibera, già ribattezzata “Anti Airbnb”, che vieta l’apertura di nuove residenze temporanee nell’area Unesco del centro storico, offrendo al contempo consistenti agevolazioni a coloro che sceglieranno di interrompere l’attività ricettiva.
Il promotore della delibera è lo stesso sindaco di Firenze Dario Nardella, per il quale il provvedimento si pone la finalità di venire incontro a studenti e lavoratori fuorisede, alla ricerca di alloggi da prendere in affitto a prezzi accessibili. Il meccanismo, inscindibilmente legato al fenomeno del turismo selvaggio che sta segnando molte delle grandi città dello Stivale – il caso di Venezia è ad oggi quello più emblematico – è un fattore che contribuisce al più generale innalzamento del costo della vita. «Vogliamo dare una risposta alle sacrosante richieste d’aiuto che vengono da tantissimi concittadini: dai nostri studenti; dalle giovani coppie; dalle famiglie in difficoltà; dagli anziani pensionati», ha detto Nardella, affermando che il settore degli affitti brevi «ha completamente smarrito la sua originaria vocazione, diventando una vera e propria forma di sfruttamento economico delle abitazioni civili. E in particolare nelle località che, come Firenze, sono a maggiore vocazione turistica».
Al fine di perseguire con efficacia l’obiettivo, oltre a produrre lo stop alla creazione di nuovi Airbnb, la delibera azzera l’Imu sulla seconda casa per un periodo di tre anni ai proprietari che scelgono di convertire alloggi destinati ad affitti brevi a locazioni ordinarie. I dati, d’altronde, sono emblematici: «Nel 2016 avevamo poco meno di 6.000 appartamenti su Airbnb, oggi ne abbiamo quasi 14.378 – ha spiegato il sindaco –. In questo lasso di tempo, il costo medio dei canoni mensili per le locazioni ordinarie (residenziali) è aumentato del 42%, passando dai 13,4 euro per mq del 2016 ai 19 euro per mq dello scorso agosto. Solo nell’ultimo anno, l’aumento è stato del 15,1%. Significa pagare, per una singola stanza, almeno 500 euro al mese».
Il provvedimento ha ottenuto il semaforo verde grazie ai voti di Pd, Sinistra e Gruppo misto. Il Movimento 5 Stelle si è diviso (un consigliere ha votato a favore della misura, l’altro contro), mentre Italia Viva, che pure fa parte della maggioranza, ha votato no insieme alle forze di centro-destra. Sullo sfondo dell’approvazione della delibera fiorentina c’è l’inerzia delle istituzioni: il ministro del Turismo Daniela Santanché, fino ad ora, ha annunciato un decreto in materia anticipando le misure che verranno contemplate – tra cui il criterio del minimum stay di due notti -, giudicate «deludenti e inadeguate» da Nardella.
I consiglieri di Fratelli d’Italia hanno criticato i contenuti del provvedimento, parlando di «una delibera sbagliata, fuori tempo e discriminatoria». Sulla stessa scia Lorenzo Fagnoni, presidente di Property Managers Italia, il quale ha dichiarato che il sindaco Nardella «ha scelto la scorciatoia localistica e propagandistica che porterà Firenze in un vicolo cieco», mentre questo tipo di decisioni «spetterebbero prima di tutto al Parlamento». Soddisfatta invece la Cgil, secondo cui la delibera è «un primo passo nella direzione giusta» e ritiene necessario che ora la Regione «approvi una legge che consenta ai Comuni interventi sistemici nella regolamentazione della questione, in maniera organica e non solo limitata all’area Unesco».
[di Stefano Baudino]