È stata un’intensa due giorni di sciopero quella che, martedì e ieri mattina, ha visto la mobilitazione dei lavoratori del più grande e importante stabilimento Amazon d’Italia, quello di Castel San Giovanni (Piacenza). Nel mirino della protesta avvenuta simbolicamente nel giorno del “Prime Day” – in cui gli abbonati al servizio Prime possono beneficiare di speciali sconti -, c’è l’annosa questione delle retribuzioni: per i sindacati, infatti, l’aumento dell’1% che l’azienda avrebbe proposto ai suoi dipendenti appare decisamente insufficiente. Alla base della levata di scudi c’è anche il mancato adeguamento di buoni pasto e welfare aziendale, nonché il mancato rinnovo del contratto, che solo a Piacenza è quello del Commercio e non della Logistica. I primi a incrociare le braccia sono stati 100 aderenti a Ugl, seguiti il giorno dopo da quelli dei confederali.
In seguito al fallimento delle trattative, le sigle sindacali Filcams Cgil, Nidil Cgil, Fisascat Cisl, Felsa Cisl, Uiltucs Uil e Uiltemp di Piacenza hanno proclamato lo sciopero per l’intera giornata di ieri. “Il nostro lavoro vale più dell’1% di aumento proposto dall’azienda” – si leggeva in un documento in cui hanno annunciato la manifestazione e convocato un presidio davanti ai cancelli dello stabilimento -. Abbiamo ricevuto dinieghi rispetto all’aumento dei buoni pasto e all’allargamento del welfare aziendale, inoltre l’azienda non ascolta i lavoratori sulle criticità su salute e sicurezza. Registriamo poi continue contestazioni per motivi del tutto futili e pretestuosi”. In conclusione, la nota ricordava che i lavoratori “pretendono il giusto rispetto per chi, tutti i giorni, contribuisce alla crescita di Amazon”.
Amazon ha subito replicato a lavoratori e sindacati. “Rivediamo regolarmente le retribuzioni attraverso un processo ben consolidato – ha scritto la multinazionale in un comunicato -. La retribuzione di ingresso prevista dal contratto nazionale del lavoro del commercio è pari a 1.655,98 euro. Amazon, grazie alla propria politica di revisione annuale degli stipendi, offre, a partire dal primo ottobre 2023, una retribuzione di ingresso di 1.765 euro, cioè circa il 7% in più rispetto a quanto previsto dal contratto”.
I sindacati hanno comunque indetto uno stato di agitazione con il blocco degli straordinari, puntando il dito sugli extraprofitti che la multinazionale ha incamerato di recente. «I lavoratori – hanno dichiarato i membri di Ugl – chiedono da diversi anni un premio legato al risultato, cioè condividere un obiettivo con l’azienda raggiunto il quale i lavoratori hanno un vantaggio economico».
[di Stefano Baudino]