Nella Striscia di Gaza, tutto sta precipitando. Migliaia di civili questa mattina hanno abbandonato le proprie abitazioni e stanno cercando di raggiungere il sud dell’enclave dopo l’ultimatum lanciato dall’esercito israeliano, che ha annunciato che il Nord della Striscia diventerà zona di operazioni militari. Chi non dispone di mezzi di trasporto sta procedendo a piedi, portando con sé solo qualche bagaglio, in una marcia di almeno 10 chilometri. Le Ong hanno lanciato l’allarme: è assolutamente impossibile evacuare un milione di persone da Gaza, da giorni messa a ferro e fuoco dai raid israeliani, in cui i palazzi crollati, le strade chiuse e i valici sbarrati stanno condannando a morire in una gabbia a cielo aperto migliaia di persone. Ci sono anziani e disabili costretti a letto nelle loro case, ma anche bambini, donne e uomini – compresi i medici che li hanno in cura, che rimarranno con loro nella zona di pericolo – rinchiusi in ospedali in cui mancano cibo, ambulanze e corrente, dopo che Israele ha fatto mancare l’approvvigionamento elettrico.
In seguito all’avvertimento delle forze israeliane, l’Associazione Ong Italiane (AOI), il Coordinamento Italiano Ngo Internazionali (CINI) e il network di Ong Link 2007 hanno lanciato un “Appello umanitario urgente” indirizzato alla Comunità Internazionale. Le tre organizzazioni umanitarie, che operano su Gaza, scrivono: “Gli abitanti della Striscia di Gaza nella notte hanno ricevuto sui loro telefoni un avvertimento da parte dell’esercito israeliano per l’evacuazione di tutta la zona nord e centrale della Striscia entro le 14 ora locale del 13 ottobre. Anche le Nazioni Unite hanno ricevuto la stessa comunicazione per la messa in sicurezza di tutto il loro staff e strutture, comprese scuole ed ospedali. L’area è sotto incessanti bombardamenti da cinque giorni, le strade sono distrutte. A Gaza non esiste un luogo sicuro. Non c’è elettricità né benzina. Questa richiesta da parte di Israele è irragionevole, non è possibile spostare oltre un milione di persone in poche ore. Sostenere le ragioni di questa decisione oggi significa lasciare indietro civili innocenti che hanno diritto ad essere protetti, inclusi i più vulnerabili tra cui anziani, sfollati, degenti, e centinaia di migliaia di bambini. Ci uniamo quindi alla richiesta del Segretario generale ONU al sottosegretario Blinken che si trova in Medio Oriente, alla Presidente UE Von Der Leyen, la cui visita in Israele è prevista per oggi 13 ottobre, di bloccare l’operazione annunciata da Israele prima che gli scenari prospettati dagli esponenti del suo Governo, a partire dal Primo Ministro, diventino realtà”.
Lanciando l’ultimatum, l’esercito israeliano – che ha già schierato mezzi pesanti, carri armati e truppe al confine con la Striscia – ha annunciato che colpirà “in modo significativo” l’area della città di Gaza nei prossimi giorni, avvertendo di non avvicinarsi alla zona delle recinzioni al confine. L’Onu ha chiesto che l’ordine venga annullato, affermando che tale evacuazione è impossibile da realizzare “senza causare conseguenze umanitarie devastanti”. Sulla stessa scia l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), che ha dichiarato che il sistema sanitario di Gaza è “sul punto di crollare” e che “il tempo sta scadendo per prevenire una catastrofe umanitaria”. Medici Senza Frontiere (Msf) ha chiesto la creazione di passaggi sicuri per i civili e che sia garantito loro un accesso sicuro a cibo, acqua e ospedali attraverso la riapertura del valico di frontiera di Rafah con l’Egitto. «Gli ospedali non hanno corrente, il che mette a rischio i neonati nelle incubatrici e i pazienti più anziani che necessitano di ossigeno – ha raccontato Nadim Zaghloul, direttore ActionAid Palestina -. La dialisi renale si ferma, e non si possono effettuare radiografie. Senza elettricità, gli ospedali rischiano di trasformarsi in obitori». Specie dopo una sempre più probabile offensiva via terra dell’esercito israeliano.
Nel frattempo, Human Rights Watch ha verificato, grazie a video e resoconti di testimoni, che il 10 e l’11 ottobre Israele ha utilizzato fosforo bianco nelle operazioni militari effettuate in Libano e a Gaza. La sostanza, che può essere usata sia come cortina di fumo che come arma, “ha il potenziale di causare danni ai civili a causa delle gravi ustioni che provoca e dei suoi effetti persistenti a lungo termine sui sopravvissuti”, ha dichiarato l’organizzazione, affermando che “il suo utilizzo in aree densamente popolate di Gaza viola il requisito previsto dal diritto internazionale umanitario”.
[di Stefano Baudino]
Non pensavo che le nostre tanto decantate democrazie potessero arrivare a legittimare un genocidio. Anzi ad augurarselo ed incitarlo. Una volta erano i dittatori a commettere nefandezze, oggi sono le persone qualunque. C’è una differenza sostanziale: un dittatore lo puoi combattere, ma da noi stessi chi ci salverà?
E’ semplice, si giustifica sempre la nefandezza in nome della pace. Non esistono bombe pacifiste. Basterebbe smettere di essere ipocriti e riconoscere che c’è una guerra in atto di cui tutti noi facciamo parte. Occidente (rappresentato da Israele) contro Medio Oriente (Palestina o meglio Iran, Iraq etc..). Non ci sono buoni o cattivi, ci sono solamente due schieramenti che vogliono l’altro annientato. Noi siamo semplicemente uno schieramento. Se vuoi essere per la pace, lasci stare Israele e fai in modo che i paesi arabi si spartiscano il territorio come doveva essere fatto anni fa. Ma gli interessi sono troppo grandi, non puoi essere pacifista, ma allora non dirlo di esserlo però. Bisogna evitare l’ipocrisia